Cagliari, il 25 aprile in piazza anche movimenti neo fascisti che sfileranno per ricordare con orgoglio la repubblica di Salò. Un caso che fa discutere e riflettere.
Ad intervenire questa vota è il consigliere comunale Enrico Lobina che manda in rete un testo, specificando che non ne è l’autore ma che aderisce all’iniziativa di inviare una lettera al Sindaco e al Prefetto. Il testo è da inviare a prefettura.cagliari@interno.it e per conoscenza a
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Ecco cosa scrivere nella mail:
Gentile Prefetto,
in relazione alla parata che i gruppi neofascisti svolgono provocatoriamente ogni anno in centro città, caso unico in tutta Italia, sotto la copertura di un comitato che vorrebbe rendere omaggio ai combattenti della Repubblica di Salò (cioè coloro che si allearono con i nazisti contribuendo alla distruzione del Nord Italia ed alla deportazione nei campi di sterminio di cittadini italiani), le chiediamo di vietare la piazza ai seguaci del fascismo, ai sostenitori dei campi di sterminio, dell’odio razziale e della violenza, ai nemici della libertà per la quale han combattuto generosamente i nostri avi 67 anni fa.
Durante la repubblica di Salò i convogli partiti dall’Italia (territorio della Repubblica di Salo) per Auschwitz furono 11, per un totale di 4500 deportati, di cui risultarono superstiti, alla liberazione, 258 persone. A questi occorre aggiungere gli stranieri rifugiatisi, i deportati dal Litorale Adriatico e dal Dodecanneso: un totale di circa 7500 deportati con 518 superstiti, pari a poco più del 7%. Più di 100 risultano i bambini di età inferiore a un anno circa 500 quelli di età compresa tra due e dieci anni. Oltre 500 furono gli ultrasettantenni deportati (Il libro della memoria, pp. 26-33).
Questi neofascisti inneggiano a tutto questo, all’odio razziale e al fascismo, alla fine della democrazia.
La democrazia, nella sua innata generosità, consente libertà di manifestazione anche ai suoi più acerrimi nemici, cioè i sostenitori del fascismo e dell’odio razziale. Tuttavia, se la manifestazione si svolge in centro città nel giorno in cui i cittadini festeggiano la Liberazione, essa diventa uno sfregio per la democrazia e per la libertà stessa, oltre che un problema di ordine pubblico.