10 DICEMBRE – Si dice che repetita iuvant, ma forse sarebbe il caso di evidenziare nel proverbio le dovute eccezioni. Il Cagliari domenica (8 dicembre) ha battuto il Genoa per due reti a uno grazie a una bellissima doppietta di Marco Sau, ma soprattutto grazie a una prova rabbiosa tirata fuori, anche stavolta, nel secondo tempo. Sì, perché l’obiettivo alla vigilia era dimenticare la prima frazione di gioco di domenica scorsa contro il Sassuolo e riordinare quanto di buono la squadra aveva raccolto nei secondi quarantacinque minuti. Lopez contro la squadra più antica d’Italia voleva un gruppo convinto delle proprie possibilità sin dal primo minuto, ma i rossoblù non hanno seguito propriamente alla lettera i consigli dell’allenatore uruguaiano.
Gli avversari, viste le ultime tre vittorie e due pareggi consecutivi, non erano certamente i migliori clienti per un Cagliari alla caccia di una balsamica vittoria e soprattutto alla ricerca di una continuità di gioco, perlomeno casalinga. Gasperini, privo di Matuzalem e Santana, ha schierato un buon 3-4-3 che nel corso della partita ha mostrato una certa polimorfia, puntando tutto sull’uomo più pericoloso, Alberto Gilardino, in avanti con Kucka e il greco Fetfatzidis, sorretti dal lavoro di Lodi e dell’ex Davide Biondini, pizzicato dal suo vecchio pubblico. Dall’altra parte, il Cagliari, privo di Ibarbo e di Agazzi – il portiere è sempre più nella zona periferica della rosa – non ha rinunciato al solito modulo, sostituendo a sinistra Murru con Avelar, schierando sulla mediana Dessena, con Ekdal trequartista dietro Sau e Pinilla.
L’avvio non è stato esattamente lo stesso di una settimana fa. I sardi hanno subito espresso un gioco più dinamico ed energico per contenere un Genoa che non è sembrato al top della forma. Ma quando tutto sembrava far presagire il meglio, ecco che le solite sviste difensive hanno rovesciato la situazione e il blackout della coppia Rossettini – Astori ha regalato la gol ad Alberto Gilardino (dopo poco più di un quarto d’ora), bene imbeccato da Lodi. Dal gioco del pallone al…pallone più totale. I sardi, subìto il gol, si sono sensibilmente spenti, bloccati dalla paura di una sconfitta che avrebbe sferrato un colpo mortale a una classifica sempre più a rischio. Le correnti Vrsaljco e Antonelli hanno dettato legge e il Cagliari si è accartocciato sulla linea di centrocampo, limitandosi a qualche lancio lungo e a qualche sporadica conclusione dalla distanza che hanno spazientito il pubblico di nicchia del S.Elia. La partita si è però innervosita e proprio da questi piccoli screzi (acuiti poi a fine partita) e da qualche spallata di troppo si è sviluppato l’episodio che ha determinato l’esito della gara: una manata e un battibecco forse esagerati fra il difensore Thomas Manfredini e Daniele Conti, e l’arbitro Giacomelli non ci ha pensato due volte ad ammonire il secondo (salterà la trasferta di Parma) e ad espellere il primo per doppia ammonizione. Tutto questo prima di fischiare la fine del primo tempo.
Neanche a dirlo, il secondo tempo è stato tutta un’altra partita. E se sette giorni fa si era visto un Cagliari a due facce, questa volta invece le facce sono state tre: buona prima del gol, smorta dopo la rete subita, eccezionale nel secondo tempo. Ovviamente, con l’ausilio di Lopez che ha ridisegnato il progetto: fuori Dessena e dentro Andrea Cossu, ed Ekdal scalato sulla linea mediana. E il Genoa è sparito. L’ inferiorità numerica ha indubbiamente fatto la differenza e gli infortuni di Portanova e di Kucka (sostituito da Gamberini) hanno costretto l’allenatore di Grugliasco a cambiare un attaccante (Fetfatzidis) per un difensore (De Maio) facendo così arretrare la squadra per cercare di imbrigliare un Cagliari arrembante e padrone del gioco. Il Grifone infatti si è ritrovato sotto l’assedio dei “cugini rossoblù” in versione “granatieri di Sardegna”, catapultati nella metà campo avversaria e capaci, come al solito con Nainggolan, Conti e Pinilla, di sfiorare i classici gol della domenica, così da costringere il portiere Perin a fare gli straordinari. Tuttavia, se vogliamo dirla tutta, non è stato un secondo tempo totalmente in discesa, visto che il Genoa, anche dopo il pareggio, non ha sicuramente tirato i remi in barca e la doppietta di Sau è arrivata per certi versi inaspettatamente, quando anche Lopez aveva deciso di giocarsi la carta Nenè (al posto di Ekdal) per cercare di dare un’incisività maggiore all’attacco.
Il giocatore barbaricino, non in un periodo glorioso come l’anno scorso, è stato bravo nella prima occasione (al 30° minuto) a sfruttare al meglio un lancio lungo dalla trequarti e sulla linea del fuorigioco mettere a sedere la difesa; nella seconda occasione, ha sfruttato un liscio di Nenè su cross di Cossu, assolutamente protagonista del ribaltone sardo.
Insomma, la partita è stata vinta con i soliti ingredienti: caparbietà, carattere, gioco di squadra, ma anche con un po’ di fortuna. Peccato che questo bel Cagliari inizi a giocare solamente dopo l’intervallo. E qualcuno già ironizza: “non si potrebbero fare partite di soli quarantacinque minuti?”.
Gianmarco Cossu
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