Il giornalista cagliaritano Paolo De Maina racconta Cagliari come la ricorda negli anni 80, e quale testimone diretto della nascita del settimanale di inserzioni gratuite più importanti della Sardegna:
Il Baratto.
“Il 1980 è un anno denso di avvenimenti e di cambiamenti direi quasi epocali. Intanto è la punta di un calo di nascite vertiginose che si assesta nel periodo a 40% in meno. Tra padroni e operai nasce una sorpresa: 40.000 colletti bianchi che non sono attanagliati da grande necessità economiche, ma sicuramente si sentono insoddisfatti di un mondo del lavoro sempre più impersonale.
L’inflazione è al 22% e i partiti non si rendono conto del crescente malcontento sociale. Il 30 settembre è la data di Canale 5 e della vertiginosa ascesa della televisione commerciale e del suo “profeta” italiano Silvio Berlusconi che non finirà di “meravigliare” l’Italia. Parallelamente cresce il suo più grande alleato Bettino Craxi. Ma il 1980 è anche l’anno della ricevuta fiscale, dell’ascesa di Ronald Reagan negli USA, della strage di Bologna e di Ustica, del ricorrente calcio scommesse e del devastante terremoto dell’Irpinia.
In tutto questo quadro che ci fa un po’ da ricostituente per la memoria – ingrediente troppo spesso asfittico nelle nostre menti e nei nostri cuori! – zoomiamo la nostra telecamera su Cagliari. I sindaci dell’epoca sono i democristiani Mario De Sotgiu, farmacista e Bachisio Scarpa medico igienista e docente universitario, dopo la breve e particolare parentesi del socialista Ferrara.
In quell’anno gli sponsor sulla maglia del Cagliari comparvero dal 1980 con l’acquisto della società da parte di – chi non se lo ricorda? – Alvaro Amarugi, un personaggio molto curioso, che portò la formazione rossoblu ad un dignitoso ottavo posto.
Al Poetto erano ancora vivi e vegeti i casotti, quell’architettura policroma, poliedrica e naif che ha fatto sognare generazioni insieme al mitico tram P a cui innumerevoli piccioccudus si agganciavano pericolosamente per non pagare il biglietto.
Io avevo compiuto da poco i miei 23 anni, avevo finito l’università e mi preparavo a farmi una famiglia, quando il fratello di una carissima amica, Lello, insieme ad altri “folli”, dava inizio, il 30 maggio 1980, con grande spolvero e meraviglia per la pur sempre provinciale (anche se mitica) Cagliari, a Il Baratto fratello non minore di una schiera di altri giornali di annunci economici che da 2/3 anni iniziavano a rivoluzionare il modo di acquistare in Italia: Secondamano in Lombardia, Porta Portese a Roma, Bric à brac a Napoli, “Il Giornale delle Pulci a Palermo.
Il giornale di annunci economici gratuiti costituisce di per sé una idea editoriale rivoluzionaria, che modificherà radicalmente il modo di acquistare in Italia, perché nuova e semplice, che si basa sulla gratuità del servizio offerto.
Le principali testate italiane di annunci, compreso il nostro Baratto, creano un modo serio di operare, con norme rigide e selettive di comportamento degli editori nei confronti degli utenti, degli inserzionisti e dei lettori.
Ogni privato inserzionista pubblica il proprio annuncio e spera nella vendita. Tutti i 40/50enni che leggono alzino la mano se non hanno mai fatto una telefonata per un disco, una motorino, un fumetto o quant’altro si annunciava? Penso che le mani alzate saranno nulle o pochissime.
Mi ricordo che, oltre ad annunci il giornale dava spazio anche ad articoli e rubriche e io, convinto di essere giornalista, cosa che non ho ancora perso, come invece il nero ai capelli, mi sono cimentato in qualche “pezzo”.
Chi mi ha chiesto di dare una testimonianza di un pezzo di storia cagliaritana, non sa quanto è stato bello, commovente e sicuramente importante questo viaggio nella macchina del tempo, caro e interessante, come le 700 lire che si investivano per andare in edicola a comprare il Baratto
Paolo De Maina”
Le foto di testa è relativa alla terza sede del Baratto, in via Palestrina. Sulla sinistra l’autore della testimonianza Paolo de maina con la moglie Lina all’epoca sua fidanzata. Sotto una rara immagine di uno dei fondatori del Baratto, Raffaello Atzori, che tiene in mano una delle prime copie. (l’altro fondatore è Cesare Ferrara)