27 SETTEMBRE – Ormai abbiamo superato la quinta giornata del campionato di Serie A che sembra aver ripreso regolarmente il suo corso. Tra vittorie, sconfitte, pareggi, rigori non dati e le solite “rogne calcistiche” i tifosi di tutta Italia hanno ripreso il loro consueto tran – tran domenicale. C’è chi però domenica scorsa non ha avuto modo di gioire o soffrire per i propri beniamini. I tifosi del Cagliari al loro risveglio in una calda mattina settembrina hanno saputo molto bruscamente che la compagine rossoblù non sarebbe scesa in campo contro la Roma di Zdenek Zeman per “motivi di ordine pubblico”.
La sorpresa è stata pari all’indignazione e i motivi si perdono nella notte dei tempi: Massimo Cellino, presidente della società sarda dal 1992, ha presentato una decina d’anni fa al Comune del capoluogo isolano il progetto di uno stadio privato, senza venirne a capo. Dopo l’abbandono del vecchio stadio S. Elia, malgrado le noti nostalgiche dei vecchi “casteddai”, l’accantonamento del Karalis Arena di Elmas (comune poco distante da Cagliari) e l’esilio della scorsa stagione nel campo neutro di Trieste, Cellino ha riposto le sue speranze su Quartu S. Elena, terza città della Sardegna per numero di abitanti. Grazie ai suoi legami con il sindaco Mauro Contini il progetto dello stadio Is Arenas ( “le sabbie”) ha decisamente preso forma e grazie ad un’imponente lavoro di ristrutturazione si è passati da una capienza iniziale di 5000 posti ai 16000 validi per ottenere il pass valido per l’abilitazione alla Serie A.
Lo stadio “Is Arenas”
Tutto finito? Finalmente il Cagliari sarebbe ritornato a casa e i tifosi avrebbero festeggiato l’evento già dalla prima giornata casalinga? Assolutamente no. Tra luglio e agosto di quest’anno mancava ancora per i tifosi sardi l’ufficialità del nuovo stadio e la campagna abbonamenti rimaneva bloccata lasciando un buco di profonda incertezza.Tuttavia, ecco una notizia sicura all’apertura del campionato: la partita Cagliari – Atalanta, alla seconda giornata, si sarebbe giocata a Is Arenas – finalmente – ma a porte chiuse, con gli Sconvolts che hanno deciso di sostenere comunque la squadra dall’esterno e con buona pace degli abbonati che in virtù della partenza ritardata hanno potuto beneficiare di notevoli vantaggi economici.
La festa e “l’inaugurazione” del nuovo erano programmate per domenica scorsa, in occasione della sfida contro la Roma, mentre i lavori proseguivano alacremente per soddisfare le esigenze di sicurezza della Questura e della Prefettura: l’allargamento del perimetro della zona “off limits”, una recinzione metallica tra via S’Arrulloni e via Beethoven per fare una zona di prefiltraggio e un nuovo piano di viabilità con la creazione di una “zona rossa”, inibita al traffico e una “zona blu”, atta allo smaltimento dello stesso.
Negli ultimi giorni le richieste e le nuove prescrizioni si sono fatte sempre più intricate e, vista la mancanza di risposte certe da parte della società, l’ipotesi più accreditata era quella di un’apertura parziale dello stadio, con meno di 5000 posti. Alla metà della settimana scorsa è arrivata la decisione negativa del prefetto Giovanni Balsamo: la partita si sarebbe giocata a porte chiuse, nonostante l’accorato appello di capitan Conti, di mister e Ficcadenti e di Zdenek Zeman perché non si arrivasse a questa decisione.
Il presidente del Cagliari Massimo Cellino
Il presidente Massimo Cellino, quasi con un gesto di ribellione caparbia, ha invitato tutti i tifosi abbonati e possessori del biglietto a recarsi ugualmente allo stadio ad assistere al match, sostenendo l’efficienza dei lavori fatti. Nel cuore della notte, fra sabato 22 e domenica 23 settembre, è arrivata la decisione del prefetto, deleteria per il Cagliari: sospensione della partita a causa dell’inefficienza delle misure di viabilità e per inadeguatezza della struttura. Una brutta botta per tutti i tifosi che avevano l’intenzione di sostenere la squadra almeno dal salotto di casa, per la società giallorossa (costretta a rifare le valigie di primo mattino) – con uno Zeman che certamente in Sardegna a prendere solamente il sole ci sarebbe andato più volentieri in un’altra occasione e con il direttore generale della società capitolina Franco Baldini che come un “avvoltoio” (per utilizzare un’espressione di Cellino) si è fiondato sulla preda per ottenere una vittoria facile a tavolino.
L’ironia non smorza certamente l’indignazione, lo sgomento e la vergogna di tutti i tifosi sardi ai quali si sta negando la passione e l’ebbrezza di seguire la propria squadra. Ovviamente non restituisce i punti persi a tavolino, in seguito alla decisione di lunedì 24 del giudice sportivo che ha spaccato in due il popolo dei tifosi sui Social Network: da una parte i “pro celliniani”, che vedono il patron vittima di una burocrazia inerte e “all’italiana”, e dall’altra gli “anticelliniani”, dei quali si sa ormai anche troppo. Alla fine questa brutta vicenda, insieme ai punti, toglie ancora una volta fiducia a chi da anni sta vivendo sulla propria pelle la storia infinita di uno stadio fantasma.
Gianmarco Cossu