Torino, Blah Blah. Un grazie speciale a Marco Calabrese, che ci ha permesso di utilizzare le sue fotografie a corredo dell’articolo.
Sin dal nome questo progetto mi affascina, tanto che decido di andare e sentirli dal vivo per capire meglio di cosa si tratta.
Cagna Schiumante è un trio di recente costituzione, composto da gente più che navigata come Roberto Bertacchini (Starfuckers, Shipwreck Bag Show), Xabier Iriondo (Afterhours, A Short Apnea) e Stefano Pilia (Massimo Volume, In Zaire), che per mezzo di questo eccentrico nome prova a reinterpretare una forma di rock dalle forti tinte “free”. Il live, per la cronaca, è inserito nei festeggiamenti del magazine Rumore, che di recente ha cambiato pelle sia quanto a linea editoriale, sia nella grafica. Torniamo però alla band: a sentirla si ha davvero la sensazione di assistere a una festa per veri appassionati di musiche storte e dalla difficile collocazione temporale. Un’ora circa di fantasiose (e rigorose, sia ben chiaro) evoluzioni chitarristiche, accompagnate dalla batteria nervosa di Bertacchini, che canta (e declama alla sua maniera) con quel fare cosi naïf (vicino a me ci sono un paio di persone che al sentirlo ridono sprezzanti, poverette), dando moto a tutte le storie “fumettistiche” ed elementari che caratterizzano il set. In pratica mi par di capire che suonano per intero il disco d’esordio (registrato nel 2012 e uscito quest’anno per la veronese Tannen Records in trecento copie formato vinile, e del quale ci occuperemo presto) dimostrando soprattutto di avere una grande voglia di “pestare” come si deve sui rispettivi strumenti (nel farlo mettono da parte inutili fronzoli estetici), suonando del sano rock con l’intenzione di deviare volutamente le traiettorie, il tutto con l’ausilio di copiosi fuzz ed effetti. La gara (e l’intesa, va da sé) tra Pilia e Iriondo è così evidente ed accesa che a un certo punto (siamo quasi a fine concerto) i volumi si fanno ancora più sostenuti e l’effetto è totalmente catartico, quindi particolarmente riuscito per le mie orecchie. Per concludere, mi sembra doveroso constatare che da un’esibizione come questa (coriacea e con tutte le qualità per crescere ancora) ci sia solo da imparare, per noi che ascoltiamo e per i loro “colleghi” che si apprestano a suonare in un club.
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