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Cake

Creato il 19 maggio 2015 da Ussy77 @xunpugnodifilm

cake_poster_a_pFilm indipendente riuscito per metà

Dramma nel quale i fantasmi del passato e del presente sono vividi protagonisti, Cake esibisce una Jennifer Aniston ingrassata, segnata dalla cicatrici e intensa. Tuttavia ciò non basta per fare della pellicola di Daniel Barnz un film pienamente riuscito.

Claire fa parte di un gruppo di supporto per persone affette da depressione, ma viene invitata ad abbandonarlo dopo le sue reazioni dinanzi al suicidio di Nina, una componente del gruppo. Imbottita di antidolorifici e obbligata a fare fisioterapia, Claire è una donna scostante con un incredibile dolore interno, del quale solo la colf Silvana è a conoscenza.

Pare che per togliersi quella patina di celebrità e raccogliere credibilità e consensi da parte della critica, alcune attrici (come dimenticarsi di Charlize Theron in Monster) debbano trasformarsi. Ciò è accaduto a Jennifer Aniston, un’interprete che in Cake offre una delle sue prove attoriali più convincenti, proprio perché si mette alla prova e si trasforma in un fascio di nervi doloroso, dipendente dai medicinali ed erosa dalla rabbia. Un’interpretazione che ha lasciato piacevolmente colpiti e che ha fatto salire alla ribalta Cake, un prodotto indipendente al quale interessa il dolore di una donna che non riesce a liberarsi dei suoi fantasmi. Non importa se quest’ultimi siano passati o presenti, perché entrambi l’aiuteranno a rialzarsi in modo consapevole.

Tuttavia Cake non pare una pellicola pienamente compiuta perché (come, purtroppo, spesso succede) quando un prodotto è catalizzato da un’interpretazione al di sopra della media rischia di non curarsi del resto e finisce per scivolare su carenze caratteriali e buchi di sceneggiatura. Il film di Barnz non esibisce eccessivamente questi difetti, ma si ha la sensazione che anch’esso preferisca vivere di luce riflessa. Difatti se il dolore (fisico e mentale) che si disegna sul volto della Aniston appare come un coinvolgente elemento di richiamo per il pubblico, lo stesso non si può dire del contesto che gira attorno all’attrice. Spogli emozionalmente, i personaggi che ruotano intorno alla vicenda divengono delle “stazioni” (allucinogene o reali) obbligate di redenzione, consapevolezza e amore per il prossimo. Sono queste le tappe di un percorso destinato all’auto assoluzione, alla necessità di tirare dritto e vivere la propria vita. Barnz questo riesce a costruirlo in modo assolutamente coinvolgente e ha la capacità di costruire una pellicola che oscilla costantemente tra il drammatico, il tragico e la commedia cinica.

Di conseguenza ci si ritrova di fronte a un prodotto che, cercando di rimanere il più distaccato possibile (forse anche troppo), riesce a raccontare una storia nella quale il dolore è cifra stilistica e unico mezzo per poter convivere con le proprie colpe. Concepito con un piccolo budget e la voglia di raccontare la rinascita di una bisbetica avvocatessa, che ha perso la voglia di vivere, Cake è l’ennesima prova che il cinema indipendente è vivo e continua a sfornare piccole gemme controverse, che possono lasciare insoddisfatti o che sono in grado di catturare quello specifico stato d’animo, che rende il tutto profondamente empatico.

Uscita al cinema: 7 maggio 2015

Voto: **1/2


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