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CALA SINZIAS #poesia #mare #sardegna

Creato il 15 gennaio 2014 da Albertomax @albertomassazza

 

cala sinzias

E tu ricordi, Anya,
la chilometrica cala, la torre
solitaria tra i barbarici peri,
il derelitto nuraghe
del fico moresco, i cappuccini
pietrificati da Ulisse?
Le dune abbracciate dal ginepro e
da cisti e lentischi coronate
e dall’ambigua ferula, esigua
ombra dove trovava asilo
l’irrequieto cappello del carnoso
cardolino (ma questo non ricordi,
che nella brutta stagione tu stavi
nella lontana terra di Germania); e pure
non ricordi discese e slalom
dalle dune di ruvida sabbia
ad imitare i Thoeni, Klammer
e Piero Gross; e i muri d’alghe accatastati
dal fervore dello scirocco autunnale,
tu non li puoi ricordare, Anya.
L’imbizzarrirsi dell’onde al tocco umido
e pesante del levante, che l’acqua
intorbidiva e favoriva il venefico
agguato dell’aragna, lo ricordi?
E i turbini dell’impetuoso maestrale,
rapinatore di palle, canotti
e materassi? Il raggelarsi
dell’acqua al terzo giorno
in una tavola che pareva di stagnola?
La strada che lambiva la pineta e poi saliva
fino a San Pietro, quella
c’è ancora, ma non è più bianca.
Le capre di Buiccu, le ricordi?
E i vermi e i babballotti
nella bottega di Bonaria?
Ricordi il Tunisino
e Virdis (io lo ricordo, che tale
era il cognome del giovane campione
rossoblù, ma questo di sicuro non ricordi,
perché non t’importava); le miracolose pèsche
e le susine che dava la loro terra generosa
le ricordi, Anya, mia prima svanita
meraviglia? E le altre miracolose pésche,
cernie, ricciole, orate, le notturne
mormorate, le spigole brunastre
di vecchiaia, i cefali, murene
e gronghi con il sarago
in gola, li ricordi? I ghiozzi
colti nelle pozze, le rocciose
piattaforme e gli spericolati
trampolini, li ricordi?
Ora, quell’orizzonte
dipinto dal sole e dalla luna
s’è fatto abisso dell’anima
che solo per orgoglio
non mendica conforto.



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