La partita Guardavalle-Acri non si è giocata dopo che la squadra cosentina ha subito numerose minacce, tra cui quelle a un suo giocatore al quale è stato puntato un coltello alla gola. La vicenda, accaduta ieri, viene denunciata sul sito dell’Acri. “Siamo arrivati – è scritto nella nota – al ristorante e mentre la squadra sedeva al tavolo si sono avvicinati 5 persone i quali intimavano ai presenti di perdere la partita altrimenti gli avrebbero spaccato le gambe. A un calciatore veniva puntato un coltello alla gola”.
(fccalcioacri.it)
L’incursione e le minacce nei confronti dei calciatori dell’Acri sarebbe durata 30-45 minuti: il comunicato stampa della società dell’Acri. ”Siamo arrivati al ristorante ‘Agriturismo Fassi’ (invito stranamente comunicatoci con fax inviato dal Comune di Guardavalle il 22 dicembre 2014…sic!!) alle ore 11:00/11:30. Mentre la squadra sedeva al tavolo per il pranzo sono ‘comparsi’ cinque ‘signori’ i quali intimavano ai presenti (dirigenti e calciatori) di perdere la partita altrimenti gli avrebbero ‘spaccato le gambe’ e addirittura un calciatore, Rabihou Amadou, veniva afferrato da un orecchio e gli veniva puntato un coltello da tavola alla gola. Dopo questa ‘incursione’ durata circa 30/45 minuti di continue minacce ed allusioni che si sarebbero verificate in campo ai calciatori, questi ‘signori’ lasciavano il locale. A questo punto il Dirigente accompagnatore, di concerto con la Società e con la Questura di Cosenza (che ringraziamo per il sostegno e la professionalità dimostrata) decideva di recarsi allo stadio non in tempi regolamentari, ma nell’immediatezza dell’orario di inizio dell’incontro, anche per aspettare l’arrivo della forza pubblica (avvisata intanto dalla Questura di Catanzaro) presso il ristorante suddetto, arrivo che è avvenuto intorno alle 14:15/14:20. Scortati da una pattuglia dei carabinieri di Guardavalle siamo arrivati allo stadio circa alle 14:40. All’arrivo negli spogliatoi, mentre stavamo entrando nei locali riservati agli ospiti, un nostro tesserato (Siciliano Giuseppe, classe 1996) veniva colpito da calci e pugni tra schiena e collo da un soggetto da noi non identificato e davanti agli occhi del Commissario di Campo. A quel punto la società dell’Acri non ritenendo che ci fossero più le condizioni psicologiche ed ambientali per iniziare una partita di calcio (perchè quello eravamo andati a fare) ha deciso di non disputare l’incontro. Questi sono i fatti. Questa partita l’avevamo attenzionata da più tempo, vi alleghiamo le richieste fatte alla questura di Cosenza ed alla Lega calabra. Avevamo verbalmente più volte sollecitato la stessa, nella persona del Presidente Mirarchi, di segnalarla alla Procura Federale perché varie erano state le minacce ricevute nei mesi scorsi. Ci auguriamo che le istituzioni federali presenti facciano per intero il proprio dovere e soprattutto si assumano il coraggio di dire la verità, solo la verità. Da parte nostra nessuna offesa alla comunità di Guardavalle, che certamente non può essere rappresentata da questi ‘soggetti’. Anzi il Signor Sindaco dovrebbe preoccuparsi più di quello che succede a casa sua che a guardare in casa degli altri (‘signor Sindaco nella sua intervista a ‘Stadioradio’ ha dichiarato di aver incrociato il pullman della squadra dell’Acri che andava via, poi però ha anche dichiarato che era al campo e che non è successo nulla, ha forse il dono dell’ubiquità?). Se i valori sportivi sono l’essenza di una società civile, forse è il caso che chi li rappresenta, e dovrebbe difenderli, si assuma le dovute responsabilità, altrimenti ognuno sarebbe legittimato a fare la stessa cosa, altro che crescita sportiva, sociale e culturale. Dobbiamo aspettare forse un altro caso Licursi? Chiediamo di essere ascoltati dal Giudice Sportivo in contraddittorio con il Commissario di Campo prima di ogni decisione, precisando che se non ci dovesse essere giustizia assumeremo ogni determinazione anche in maniera eclatante”.
La replica nel comunicato della squadra avversaria, il Guardavalle. “Premesso che in 40 anni – recita il comunicato della società Guardavalle – non abbiamo mai denunciato le scaramucce che avvengono domenicalmente, e sottolineamo quasi ovunque, fuori dal rettangolo di gioco. Ci teniamo a precisare che la nostra società se aveva altre intenzioni non avrebbe accettato di anticipare la gara al sabato e non avrebbe ricambiato i doveri di ospitalità pronta ad accogliere allo Stadio la società acrese nei modi dovuti giocando sul rettangolo di gioco la propria partita. Potremmo scrivere un libro sugli episodi subiti in 40 anni, ma non lo faremo nemmeno ora per non tirare in ballo fatti e situazioni che non c’entrano nulla con la presente. Ci meraviglia questo eccesso di indignazione e di zelo da parte della società acrese che nulla può rimproverare ai tesserati del Football Club Guardavalle. La stessa indignazione avremmo voluto leggerla o sentirla anche due anni fa quando in casa loro siamo stati aggrediti (allenatore, dirigenti, tifosi e genitori di due giocatori) al 90esimo minuto con spranghe, bastoni e lancio di oggetti solo perché avevamo esultato per il pareggio. Lo stesso dicasi per il ritorno quando i tifosi acresi si sono denudati di fronte alle forze dell’ordine e alle famiglie (donne e bambini) presenti allo stadio “Nicola Coscia”. Oppure vogliamo parlare dell’andata di questo campionato quando il nostro calciatore italo argentino Diego Casas è stato schiaffeggiato, guarda caso, dall’innocente diciannovenne che ha lamentato lo strattonamento e le ingiurie ieri, solo perché avevamo vinto sul campo la nostra partita, poi persa per un ricorso dell’Acri. Noi siamo responsabili di quello che accade in campo dove gli ospiti sono tutelati dalle forze dell’ordine, dalla terna arbitrale, dai commissari di Lega e dai nostri dirigenti. Sarebbe pericoloso creare un precedente perché altrimenti chiunque si sentisse la ‘coda di paglia’ nell’apprestarsi ad affrontare una trasferta potrebbe dire di aver ricevuto aggressioni, minacce o insulti evitando di scendere in campo e rischiare i propri calciatori, utili in partite più ostiche (vedi Coppa Italia Francavilla vs Acri). Per concludere, se per l’Acri i fatti sono quelli elencati nella loro nota stampa, per noi invece sono quelli emersi e appresi allo stadio, sul rettangolo di gioco, unico luogo deputato a decidere sportivamente vincitori e vinti. L’Acri si e presentato allo Stadio “Nicola Coscia” scortato dalle forze dell’ordine (in seguito dalla loro nota abbiamo saputo perché). I tesserati sono entrati nello spogliatoio accompagnati dai Carabinieri e dopo 5 minuti ne sono usciti avviandosi verso l’autobus lamentando un aggressione. Intanto quanti seguivano in diretta, sui siti web e sulle Radio locali la cronaca dell’anticipo, apprendevano che la società è arrivata scortata perché aveva riferito di aver subito minacce al Ristorante che li ospitava per il pranzo (Da chi??? Quando??? Dove?? Come???). Parecchie incongruenze che non giovano alla ricerca della verità. Guardavalle come comunità è ormai abituata a subire luoghi comuni e maldicenze varie. Fatto sta che, come detto sopra, ad Acri due anni fa, dopo un pareggio al 90esimo minuto nessuno si è indignato per l’aggressione. Ieri invece nessuno ha visto….o meglio, non c’era niente da vedere ed invece è scattata l’indignazione. Se leggete la cronaca del corrispondente della “GAZZETTA DEL SUD” non si discosta di una virgola da quanto hanno visto tifosi, terna arbitrale e Carabinieri. Comunque, per chiarezza, rispetto agli anni passati e fino all’ultima trasferta che hanno affrontato, appare strano che non ci fosse nessun tifoso dell’Acri al seguito. C’erano tutte le condizioni per disputare sportivamente l’incontro, sia per la presenza delle forze dell’ordine che di un commissario di Lega ma, per oscuri motivi, qualcuno ha deciso di no, perché era più conveniente fare come è stato fatto…”