Nove anni consecutivi di calo che non si interrompono nemmeno in questa prima parte di 2015: questa la “cartella clinica” che sancisce lo stato di salute (ancora precario purtroppo) del comparto italiano del calcestruzzo preconfezionato.
I dati relativi al primo semestre del 2015 (elaborati da Atecap, l’associazione tecnico economica del calcestruzzo preconfezionato) evidenziano una perdita del 10,5% dei volumi produttivi rispetto al semestre precedente e del 4,5% rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente. Calo che registra però un breve sussulto positivo nel secondo trimestre 2015, nel quale si è registrata una crescita (inattesa) del 16%.
Il dato del secondo trimestre di quest’anno è la risultante di evidenti dinamiche stagionali della produzione: tuttavia risulta ancora troppo debole e discontinua la tendenza ad una ripresa per il momento, Ciò va inserito in un quadro congiunturale di settore più ampio, con le stime dell’ANCE per il 2015 che prevedono gli investimenti in costruzioni ancora in calo.
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Proprio per questo motivo, a parere di Atecap, il dato congiunturale non deve trarre in inganno: non è un caso infatti che il dato dell’ultimo trimestre, confrontato con lo stesso trimestre dell’anno precedente, evidenzi una flessione del 6% circa. Insomma, prendendo il mercato del calcestruzzo come barometro delle possibili previsioni per il comparto costruzioni, si può esplicitare la seguente metafora: la luce in fondo al tunnel c’è ma non è ancora a portata di sguardo.
La scorsa settimana sono stati emessi i dati ISTAT in merito alla situazione attuale del comparto costruzioni: per saperne di più leggi il nostro articolo intitolato Mercato delle costruzioni in chiaroscuro: bene gli occupati, male gli investimenti.
A chiarire l’entità ed il significato dei dati è il vicepresidente di Atecap, Andrea Bolondi: “Esiste sicuramente un tendenziale rallentamento nella caduta dei volumi degli ultimi anni, stiamo andando verso una stabilizzazione di quello che presumibilmente sarà il mercato futuro”. Per il settore si prevede però un mercato in grado di assorbire solo la metà della capacità produttiva attuale. «In Italia – continua Bolondi – operano oggi circa 1200 imprese con oltre 2mila impianti di betonaggio. Sono troppi. Il risultato è una concorrenza spietata sui prezzi che a volte va a discapito della qualità del prodotto e di conseguenza della sicurezza delle opere”.
La previsione nella produzione di calcestruzzo preconfezionato per il 2015 risulta al momento ancora negativa: la flessione a fine anno dovrebbe assestarsi a quota -7% rispetto ai dati 2014.
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