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CALCIO: Croazia – Serbia, si ripete la sfida che valse una guerra

Creato il 20 marzo 2013 da Eastjournal @EaSTJournal

Posted 20 marzo 2013 in Balcani Occidentali, Croazia, Serbia with 0 Comments
di Damiano Benzoni

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Da quattordici anni Croazia e Serbia non si incontrano su un campo da calcio. L’ultima volta che era successo la Serbia si chiamava ancora Jugoslavia, comprendeva ancora il Montenegro ed era reduce dai bombardamenti NATO per la guerra in Kosovo, che avevano costretto a rinviare il primo incontro.

Il 18 agosto 1999 i croati entrarono nello stadio Marakana di Belgrado ricevendo fischi e sentendosi chiamare ustascia. Al quinto minuto della ripresa le luci dello stadio si spensero e, come ricorda il difensore croato Slaven Bilić, allora seduto in tribuna, per diversi minuti non si vide altro che i puntatori a infrarossi dei fucili dei cecchini. La curva iniziò a rumoreggiare, stavolta non contro i croati, ma contro il presidente Slobodan Milošević: dopo i bombardamenti il suo consenso iniziava a calare e la contestazione partì proprio dalla curva ultranazionalista che l’aveva reso tanto forte un decennio prima.

Il ritorno si giocò il 9 ottobre al Maksimir di Zagabria. Stavolta furono i serbi a essere fischiati, e l’atmosfera si arroventò anche in campo: il croato Robert Jarni affrontò a brutto muso il serbo Zoran Mirković dopo un contrasto. Il serbo, in tutta risposta, strizzò i testicoli all’avversario facendosi espellere. L’incontro terminò 2-2 e la Jugoslavia, nella tana del proprio nemico, poté alzare le tre dita del saluto cetnico al cielo per festeggiare la qualificazione a Euro 2000.

Il confronto di Zagabria fu in qualche modo una simbolica chiusura – anche per coincidenza temporale – del decennio di guerre che avevano incendiato i Balcani. Il decennio si chiuse con le ferite della guerra ancora aperte, con i fischi, gli insulti e le provocazioni. Con la guerra ancora aperta dentro ai cuori.

Una guerra che, per coincidenza, si era aperta proprio allo stadio Maksimir nove anni prima, il 13 maggio 1990. Allora, l’incontro tra i croati della Dinamo Zagabria e quello tra i serbi della Stella Rossa Belgrado era degenerato in una guerriglia con 138 feriti e 147 arresti. Il capitano dinamovista Zvonimir Boban divenne il simbolo di quello scontro quando sferrò un calcio a un poliziotto bosniaco che stava picchiando un tifoso: la squalifica gli sarebbe costata la partecipazione alla Coppa del Mondo di Italia ’90.

Le dinamiche degli scontri di Zagabria erano state largamente premeditate: le due tifoserie, i Bad Blue Boys di Zagabria e i Delije – i “Forti” – di Belgrado si stavano già addestrando a combattere nella guerra che sarebbe scoppiata l’anno successivo. I peggiori crimini di guerra serbi furono commessi proprio dai Delije, irreggimentati dal criminale Arkan e divenuti tristemente noti come le Tigri.

Se il 13 maggio 1990 fu il primo atto e il 9 ottobre 1999 il secondo, stasera al Maksimir si terrà il terzo atto, con l’incontro per la qualificazione alla Coppa del Mondo 2014 tra le due squadre, allenate da due ex nazionali della Jugoslavia unita, il croato Igor Štimac e il serbo Siniša Mihajlović.

Una gara che, come le altre due, arriva in un momento simbolico importante per le due nazioni, con la Croazia impegnata a rifarsi il volto per l’ingresso in Unione Europea e che festeggia la recente assoluzione dall’accusa di pulizia etnica dei suoi generali Ante Gotovina e Mladen Markač da parte del Tribunale dell’Aia. Un verdetto che aveva permesso a una tronfia Croazia di festeggiare il ritorno di due eroi di guerra e che per la Serbia era stata la prova provata dell’accanimento dell’opinione internazionale nei propri confronti. L’onda lunga della sentenza non mancò di toccare il calcio: Štimac propose di invitare i due generali a dare il calcio d’inizio della partita, Mihajlović replicò che la Serbia non sarebbe scesa in campo a quelle condizioni, e toccò a un altro ex nazionale jugoslavo, Davor Šuker, ora presidente della federcalcio croata, redarguire il proprio c.t. e riportare la calma.

Dai quartieri generali della Dinamo Zagabria, che nel 2006 aveva devoluto parte dei suoi incassi (novantaquattromila dollari) in favore dei due generali allora in attesa di giudizio, spirano ancora forti i venti di guerra. Il direttore esecutivo del club, Zdravko Mamić, è stato infatti arrestato per incitamento alla violenza e all’odio razziale: in un’intervista radiofonica aveva insultato pesantemente il ministro allo Sport e all’Educazione della Croazia, Zeljko Jovanović, un serbo etnico. Non basterà il “cartellino giallo” di Platini, che ha minacciato di escludere le due squadre dalle competizioni internazionali in caso di rinnovate violenze allo stadio: Croazia – Serbia ha ancora una zavorra troppo grande di ferite da rimarginare per tornare a essere un incontro normale.

Foto: Rasiermesser Kalle, Flickr

Tags: Ante Gotovina, calcio, Croazia, Damiano Benzoni, Davor Suker, Dinamo Zagabria, Igor Stimac, Mladen Markač, Serbia, Sinisa Mihajlovic, stadio Maksimir, Stella Rossa, Uefa Categories: Balcani Occidentali, Croazia, Serbia


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