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Luis Enrique ha commesso un grave, gravissimo errore. Sostituire Totti contro lo Slovan Bratislava? No, scegliere l'Italia per mettere in pratica il proprio - intrigante - progetto di calcio. Basato, manco a dirlo, sui sacri dettami della scuola blaugrana: palla a pelo d'erba, due tocchi al massimo, tanto movimento, il tutto teoricamente eseguibile anche da individui non ancora abilitati alla conduzione dell'automobile per ragioni anagrafiche. Teoricamente. Perché il povero Luis, gettando nella mischia Verre ('94) e Caprari ('93) - che pure non hanno sfigurato, anzi - oltre al più esperto Viviani (classe 1992, come ricorda il suo numero di maglia) si è guadagnato il disprezzo dell'intera Italia pallonara. Quella incapace di comprendere come Totti non sia eterno, e se Luis Enrique - dalle cui parti non fa niente se ti chiami Ronaldinho o Henry, perché c'è sempre un imberbe di nome Messi o Pedro pronto a rubarti il posto - prova a spiegarglielo, fanno orecchie da mercante e rincarano la dose di veleno indirizzata nei suoi confronti.
E così il diesse Walter Sabatini, tra un acquisto - più o meno opinabile: la crescita di Kjær e Osvaldo pareva essersi interrotta una volta varcati i nostri confini, staremo a vedere cosa combineranno - e l'altro, si ritrova a riconfermarlo prudentemente: non è un buon segno. L'evidente rottura con la piazza, e quella facilmente intuibile con il capitano, va risanata alla svelta: lo sciopero è ciò che fa al caso suo, anche se potrebbe rivelarsi un pericolosissimo boomerang, perché l'assenza di un'occasione per riscattare la sanguinosa eliminazione dall'Europa League potrebbe - nella peggiore delle ipotesi - costare la panchina a Luis Enrique ancor prima dell'inizio della stagione.
Se davvero le cose andassero così, o comunque al tecnico spagnolo non venisse concesso di attuare il proprio progetto, la Roma commetterebbe - a mio parere - un mastodontico errore. A giudicare dalle prime uscite, la squadra esprime un calcio gradevole, seppur con le seconde linee, e con un pizzico di cattiveria in più davanti al portiere avversario - vero, Bojan? - a quest'ora credo proprio che staremmo tutti celebrando la frizzante rimonta della nuova, giovanissima Roma. Che, con il vivaio che si ritrova - tra i più produttivi della penisola, campione in carica del Campionato Primavera - potrebbe, o forse avrebbe potuto, rivelarsi l'habitat ideale per quest'allenatore e le sue innovazioni.
Antonio Giusto
Fonte: Goal.com
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