Clamorosamente ricchi di sorprese (Manchester fuori, intesa come città) e polemiche - ah, la Dinamo Zagabria e i suoi occhiolini - si è conclusa ieri la fase a gironi della Champions League. Era ora. Anche se per i tanto agognati ottavi di finale ci tocca attendere la metà di febbraio. Io però, anziché lanciarmi in avventati pronostici sugli accoppiamenti, voglio porre l'attenzione su quelle che - a mio modestissimo parere - sono state le due più grandi delusioni di questa prima parte dell'annata calcistica europea. E no, non mi riferisco al declassamento in Europa League di Mancini e Ferguson, e neppure alla prematura eliminazione del Porto che fino a sei mesi fa incantava il continente con il suo calcio lussureggiante.
Parlo invece di Lilla e Borussia Dortmund, la «peggio» gioventù d'Europa. Un anno fa, di questi tempi, entrambe prendevano coscienza del fatto che l'idea di vincere il campionato non era poi così stramba: qualche mese più tardi, difatti, erano loro a far festa, addirittura doppia per i biancorossi, capaci di mettere in bacheca anche la Coppa di Francia. Sui giornali ed in televisione, largo alle imprese di Götze e Hazard, Gervinho e Şahin, ed al gran calcio espresso dalle squadre allenate da Klopp e Garcia. Inutile dire che in moltissimi - tra cui il sottoscritto - le pronosticavano tra le possibili sorprese della Champions League che sarebbe venuta.
Dopo un'ultima notte vissuta col fiato sospeso, alla ricerca di una rocambolesca combinazione d'eventi necessaria per superare il turno, eccole fuori. Dall'Europa: neppure capaci di agguantare il terzo posto, e con esso la consolazione dell'Europa League. Le ragioni? Qualcuno potrebbe parlare di una campagna estiva che ha privato entrambe di un gioiello: Şahin è finito al Real Madrid per un tozzo di pane, mentre Gervinho ha scelto l'Arsenal di Wenger. Gündoğan e Perišić, Payet e Joe Cole, hanno però rispettivamente sposato le cause di Borussia Dortmund e Lilla: non sempre «Two is megl che One», ma di sicuro è meglio di niente.
Motivo dell'eliminazione, secondo me, un'esperienza pressoché assente in entrambe le squadra, eppure necessaria a questi livelli. Rimonte su rimonte subite da un Lilla incapace di amministrare il vantaggio, una sola - ma tremenda - quella incassata dal BVB: contro il Marsiglia, nell'ultimo turno, si è passati dal 2-0 al 3-2, in casa propria, incassando due gol a cavallo tra l'85esimo e l'87esimo. Che l'esperienza conti, poi, lo hanno dimostrato anche le italiane: per una volta, siamo gli unici ad aver raggiunto i quarti con tutte le nostre rappresentanti. Che, all'inizio della competizione, occupavano primo (Milan), terzo (Inter) e quinto (Napoli) posto nella classifica delle squadre più vecchie presenti al via della Champions League. Intruse, l'APOEL Nicosia e lo Zenit San Pietroburgo, rispettivamente seconda e quarta: anche loro agli ottavi, a discapito delle favorite - almeno secondo il coefficiente UEFA - Porto e Shakhtar Donetsk.
Antonio Giusto
Fonte: Goal.com