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Calcio eticamente sostenibile?

Creato il 17 dicembre 2010 da Alessandro @AleTrasforini

CALCIO ETICAMENTE SOSTENIBILE? FAIR PLAY FINANZIARIO, APPUNTO...

Del calcio e sul calcio, moltissimi hanno espresso autorevoli opinioni: a partire da filosofi, secondo la cui opinione "il calcio è una metafora della vita." (Jean Paul Sartre)
A prescindere da pareri, ne scrissero in toni prosaici e poetici autori come Pasolini:
«Senza cinema, senza scrivere, che cosa le sarebbe piaciuto diventare?»
«Un  bravo  calciatore.  Dopo  la  letteratura  e  l’eros,  per  me  il  football  è  uno  dei  grandi  piaceri».
(da un'intervista svolta dal grande Enzo Biagi, datata 4 gennaio 1973)
Ne scrisse Eugenio Montale, esponendo il sogno di vedere un campionato senza gol: partite nelle quali non potessero esserci più nè vincitori nè vinti. Ne scrisse ancora Giacomo Leopardi, nella canzone "A un vincitore nel pallone" , datata 1821: elogi ad un campione per prestanza fisica e prestazione sportiva.
Il calcio è, da sempre, oggetto di interesse, odio od indifferenza per moltissimi. Lo studio delle dinamiche calcistiche rispecchiano, secondo alcuni, una sfera piuttosto consistente delle dinamiche inerenti al mondo contemporaneo:
"Il calcio è un elemento fondamentale della vita contemporanea." (T.S.Eliot)
Elemento fondamentale, realmente essenziale per spiegare come si muove il mondo? Da qualche punto di vista si, da moltissimi altri no. Giunti all'oggi, il calcio non può essere più metafora di vita quotidiana; può esserlo in una bella azione, in impetuose falcate ed in azioni così pregevoli per diventare da cineteca.
Il calcio è anche, da qualsiasi punto la si guardi, suscettibile di fortissimi squilibri: prima tra tutti è la condizione, quasi paradossale, che le squadre più vincenti siano anche quelle più esposte finanziariamente, tanto per usare un eufemismo. L'equazione vincente, fino a poco tempo fa, pareva anteporre lo spettacolo derivato da grandi acquisti alla gestione etico-economica di un club di calcio.
L'Inter campione d'Italia e d'Europa vanta un debito, aggiornato ai primi mesi del 2010, pari a quasi 395 milioni di Euro. Qualcosa si è sanato dopo le vittorie riscontrate, ma è evidente che rimane ancora molta strada da fare; non a caso, infatti, il mercato intrapreso dalla squadra di Moratti è stato nell'estate del 2010 pressochè inesistente.
Paradossalmente, però, la grande Inter risultava una squadra mediamente indebitata; le cifre del rosso sono nulle, se confrontate con i 791 milioni di Euro del Chelsea o con i 722 milioni del Manchester United.
Segue, non troppo lontano, il Real Madrid pigliatutto con un indice rosso di 563 milioni di Euro: squadra a caccia di assi, che negli ultimi due anni è riuscita, nonostante le difficoltà finanziarie, ad ingaggiare a peso d'oro giocatori come Cristiano Ronaldo od allenatori come lo stesso Mourinho.
E' eticamente e sportivamente corretto che squadre come queste possano vincere pur rimanendo in fortissimo rosso e che club come il povero piccolo Bologna vengano costrette al rischio fallimento per un rosso di qualche decina di milioni di Euro?
Accanto allo spettacolo fatto di azioni, dribbling e passaggi è necessario accostare un rigore etico e metodologico nell'affrontare le spese e gli investimenti. Che ne sarebbe di un calcio ridimensionato, in cui un Cristiano Ronaldo non potesse più essere acquistato per fronteggiare esigenze di bilancio?
Caldeggiare il ritorno ad una dimensione più consona è stata la volontà ferma delle nuove regole imposte dal fair play finanziario, recentemente discusso ed approvato dalla Commissione UEFA di Michel Platini.
Senza un controllo rigoroso e fiscale, gli stipendi ai giocatori hanno subito incrementi più che esponenziali.
Prendendo a riferimento il caso della Premier League, si nota un incremento pauroso: se nel 1992/1993 si spendevano mediamente 61 milioni di Euro l'anno, nel 2009/2010 se ne sono spesi 1138 milioni di Euro.
In altri termini, un aumento di circa 18 volte in pochi anni.
Da stime come queste si evince che era necessario imporre un controllo fermo ed adeguato allo sperpero.
Le normative approvate qualche mese fa dal Comitato Esecutivo UEFA a Nyon vanno in questa direzione: a partire dal prossimo 2011/2012, diventeranno ferree le condizioni sotto le quali poter fare calcio.
Elencandole per punti, si evince quanto segue:

  • Fuori chi sgarra: esclusione dalle coppe europee per chi non è in regola;
  • Obbligo di pareggio: i club non potranno spedere più di quanto incassano, bilanci in pareggio entro un triennio;
  • Sistema trifase: il fair-play finanziario entrerà in vigore dal 2011-2012, ma in tre trienni ed attraverso politiche sempre più rigorose e virtuose;
  • Primo triennio (bilanci 2011-2014): deficit massimo di 30 milioni di Euro, da ripianare con aumenti di capitale o donazioni;
  • Secondo triennio (2014-2017): deficit massimo di 30 milioni di Euro, da ripianare con aumenti di capitale o donazioni;
  • Terzo triennio (2017-2018): riduzione del deficit massimo con obiettivo, entro un anno, del pareggio del bilancio;
  • Calcolo del deficit: sarà pesato sul tipo di spese: voci negative; acquisizioni ed ingaggi dei giocatori; voci virtuose: stadio, settore giovanile, progetti sociali;
  • Copertura deficit: sono ammessi aumenti di capitale e donazioni, non i prestiti, perchè andrebbero a pesare sull'indebitamento dei club, e le finte sponsorizzazioni da parte dei proprietari;
  • Controlli: panello di esperti vigilerà sul rispetto delle regole. In caso di violazioni, verrà aperto un procedimento che si chiuderà dinnanzi la Commissione Disciplinare;
  • Sanzioni: in ordine crescente di gravità, la Disciplinare Uefa punirà i club inadempienti con ammende, punti di penalizzazione e l'esclusione dalle competizioni.

Potremo, forse, avere club incoraggiati a competere nei limiti dei propri introiti, oltrechè formazioni con meno nomi altisonanti ma più sostanziali e pratici. Sarà possibile guardare sul lungo termine, per molti club; potremmo vedere più Verona dei miracoli e meno Milan mondialmente titolati. Premiando gli equilibri virtuosi, sarà dato ampio risalto a progetti sociali e di ampio respiro.
Dal 1923, anno nel quale il giocatore Rosetta passò dalla Pro Vercelli alla Juventus per la cifra record di 45mila lire, tanta acqua sotto i ponti e tanti milioni di Euro sono passati; in condizioni non certo uguali, si è arrivati a scucire fino ad oltre 100milioni di Euro per un solo giocatore.
Ciò che risalta agli occhi è la più assoluta disparità nei confronti di gestioni scellerate e mirate al solo conseguimento di roboanti risultati.
Potrebbe davvero essere l'inizio di una nuova era?
Se il calcio definisce le condizioni di esistenza di certe metafore di vita, è lecito quantomeno sperare in qualcosa di buono.


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