di Rina Brundu. Dublino. Neppure il tempo di sentire il fischio dell’arbitro che metteva fine al sofferto incontro di calcio Italia – Irlanda (2-0) e l’inviato sportivo si presentava davanti alle telecamere in compagnia di uno stanco Giovanni Trapattoni tallonato dalla sua traduttrice: “Giovanni, una giornata difficile per te, con la tua squadra nazionale sull’orlo dell’eliminazione…?”. “Sì” ha glissato il Trap versione celtica “ma prima di tutto noi siamo uomini che hanno una dignità. Un onore….”. Poi ha tentato di spiegare che l’Irlanda aveva fatto del suo meglio, che i giocatori si erano ben spesi ma che l’Italia era squadra tecnicamente superiore e più… “strong”. Ha tentato, perché in realtà nessuno lo ascoltava.
Di nuovo negli studi di RTE (il servizio pubblico per dirla con Santoro), i tre commentatori degli Europei 2012 (e di tutte le altre manifestazioni calcistiche precedenti dagli anni anta a oggi) Liam Brady, John Giles e Eamon Dunphy (quest’ultimo noto anche “for having been wrong” dagli anni anta ad oggi, ovvero per non averne imbroccata una), scornati nei pronostici, hanno pensato bene di rimarcare la dose. La domanda mai formulata aleggiava nell’aria: “Ma, vista la disastrosa spedizione, insieme alla vecchia guardia irlandese capitanata da Roy Keane non dovrebbe “andare” anche Giovanni Trapattoni?”. Poi qualcuno nel gruppo, non ricordo chi, si è fatto scrupolo di ”notare” che se non fosse stato per il Trap la Tigre Celtica (pardon, l’ex Tigra Celtica) il campionato europeo l’avrebbe visto soltanto in tv.
Dal canto suo Roy Keane non si sarebbe comunque trattenuto dal fare le sue personalissime critiche nei confronti del “giovane” Trap, il quale Trap, proprio oggi, in conferenza stampa, ha infine risposto da par suo: “Roy Keane mi critica? Ma se non ha mai fatto niente, se non ha mai vinto un caz….!”. Gli incauti dei campionati internazionali! Il problema è dato dal fatto – credo – che l’Irlanda in questa avventura calcistica ci si è buttata mani e piedi. Già un mese prima del fatidico fischio d’inizio non si contavano le case, le villette dublinesi addobbate col loro tricolore quasi fosse in programma una doppia razione della sfilata sanpatriziana. I pub hanno installato schermi piatti in ogni sala, Michael O’Leary ha incassato denari a palate con le prenotazioni dei suoi voli low-cost nelle città dove avrebbe giocato la nazionale e i tifosi hanno invaso quelle stesse località alla stregua di una colorata e quanto mai entusiastica orda barbarica.
Straordinaria, a questo proposito, la loro performance subito dopo avere incassato il terzo goal dalla Spagna nella partita del 14 Giugno scorso. È stato in quel momento infatti che tutti in coro hanno intonato “I campi di Athenry” (The fields of Athenry) un motivo popolare che ricorda il periodo della grande carestia e narra di un giovane irlandese spedito prigioniero in Australia dopo essere stato sorpreso a rubare il mangiare destinato ai figli; una nenia toccante che è diventata, nel tempo, una sorta di inno della tifoseria più organizzata. Ed è sempre stato in quel formidabile momento che l’Irlanda post-crisi e i suoi tifosi si sono davvero imposti come i vincitori morali del torneo continentale, senza se e senza ma. Per tutto questo dovrebbero essere grati, primo fra tutti proprio al loro “giovane” Trap!
Featured image, Giovanni Trapattoni, autore Майоров Владимир, fonte Wikipedia.