L’Europa League è arrivata quando ormai nessuno se l’aspettava più ma il Torino intende onorarla al meglio. Intervenuto ai microfoni di “Radio Anch’io Sport”, Urbano Cairo si gode il traguardo insperato.
Urbano Cairo, presidente del Torino Calcio (economiaweb.it)
“L’Europa arriva dopo vent’anni e avendo cercato in tutti i modi di arrivarci, ottenendo 18 punti in 8 partite, siamo massimamente impegnati per cercare di fare molto bene – promette Cairo – abbiamo un mese di tempo da qui al ritiro per attrezzarci, serve qualche giocatore in più e di qualità”. Per quanto riguarda la situazione che ha portato il Toro a prendere il posto del Parma, “mi dispiace per Ghirardi, che è un amico, una persona perbene e so essere molto amareggiato ma spero che ci ripensi e non lasci il calcio, di persone come lui nel calcio c’è molto bisogno – continua il numero uno granata – Gli feci i complimenti quando il Parma arrivò un punto sopra di noi. Noi non siamo stati protagonisti ma parte interessata e ha deciso l’Alta Corte del Coni che ha esaminato i requisiti. Sono regole molto strette, molto rigide che vanno rispettate in maniera letterale”. Regole anche necessarie. “Il calcio deve essere un’attività con una sua capacità di rimanere in piedi indipendentemente dai mecenati, che a un certo punto si stufano e non ci sono più quelle risorse che mettevano prima. Credo che una società per azioni come una società di calcio deve avere un equilibrio fra costi e ricavi e non avere costi sproporzionati ai ricavi”.
“E’ un elemento di fair-play anche se poi, quando c’è chi riesce ad avere risorse illimitate perchè qualcuno stanzia budget milionari, non è più una competizione equa – sottolinea Cairo -. Già oggi non lo è: il Torino ha un fatturato da 45 milioni di euro rispetto ai 270 di Juventus e Milan. E la Juve fatica in Europa perchè ha un fatturato molto inferiore rispetto a Real Madrid, Bayern, Manchester United. Tutti oggi parlano dell’Atletico Madrid ma ha debiti per 500 milioni abbondanti e non è una buona cosa, significa avere a rischio la continuità aziendale. Il fatturato può crescere – prosegue il presidente granata – ma se è rappresentato dai diritti tv, o abbiamo una ripartizione diversa o è molto difficile. Io sono anche pronto a raddoppiare l’investimento nel settore giovanile, è fondamentale sviluppare la ‘cantera’ e avere giocatori che si producono internamente per averli in prima squadra ed evitare grandi investimenti. Ma quando poi arriva un Borussia che offre 2,5 milioni netti all’anno d’ingaggio, che è proibitivo per noi, un Immobile saluta e se ne va. E’ stata una situazione in cui abbiamo assecondato una fortissima volontà del calciatore. E poi non eravamo soli, una metà del cartellino era della Juve e dovevamo tenere conto anche dei desideri della Juve”. E a proposito del dopo-Immobile, “abbiamo alcune buone ipotesi che stavamo cercando di tempo, i nostri osservatori sono andati in giro per il mondo. Bergessio? Non è lui”.
(agi.it)