In quella occasione, quando i tifosi, all’inizio del secondo tempo, quando la squadra rossoblu già perdeva per ben 3-0, pretesero che i giocatori si levassero la maglia, in quanto non degni di indossarla, l’unico che disse di no, fu proprio Giuseppe Sculli, consapevole di aver messo la faccia per tirare il Genoa fuori dai guai e di avere dato tutto.
Giuseppe Sculli, nasce a Locri il 23 maggio 1981 ed è nipote, da parte materna, di Giuseppe Morabito, arrestato otto anni fa, boss della ’ndrangheta meglio conosciuto con l’appellativo di "u tiradrittu", nel senso letterale del termine, in quanto sparava diritto. Una parentela scomoda, che Giuseppe Sculli non ha mai rinnegato, anzi.
Infatti nel suo passato, come ha ricordato anche il giudice per le indagini preliminari di Cremona, Sculli risulta essere già stato implicato in vicende relative all’alterazione di eventi sportivi. Il riferimento va alla partita di calcio Crotone- Messina, del giugno 2002, per la quale si indagò per un presunto tentativo di alterazione del risultato. Giuseppe Sculli, quattro anni dopo, venne condannato ad otto mesi di squalifica, per omessa denuncia. L’illecito, per amore della verità, non venne mai provato.
Tutto carattere e determinazione, in campo come nella vita, uomo spogliatoio per eccellenza, nipote prediletto di u tiradrittu, che durante la sua latitanza, si diceva che gli investigatori girassero gli stadi i mezza Italia nella speranza di trovarlo a vedere giocare il nipote, tanto era forte l’affetto per quel ragazzo.
Giuseppe Sculli, con la nazionale Italiana, ha vinto anche un bronzo alle Olimpiadi di Atene, ma è stato l’unico giocatore a non aver ricevuto l’onorificenza di Cavaliere. La mancata ricezione del titolo di cavaliere è stata considerato da Giuseppe Sculli una vera e propria ingiustizia.
Giuseppe Sculli, può essere considerato come il classico giocatore borderline, non il diavolo come da molti descritto, ma neanche l’angioletto. Un po’ dannato sicuramente lo è, un giocatore incapace di abbassare gli occhi, in campo come pure fuori. Il classico con due palle cosi, come canterebbero i suoi tifosi.
Giuseppe Sculli, quando nell’aria si sentiva il tintinnio delle manette, era tranquillamente al ristorante a Milano, in zona via Solferino, dove era anche ieri a pranzo, dopo essere finito nel registro degli indagati.
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