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"Questo non c'entra niente con lo sport", è la frase di rito che ricorre quando si verificano gravi incidenti in occasione di una partita di calcio. Per quello che è successo ieri sera a Genova una volta tanto queste parole sono appropriate. La prima cosa che ho pensato quando ho avuto notizia di quello che stava succedendo attorno a Italia-Serbia è che, appunto, lo sport ed il calcio non c'entravano nulla: quella era politica. Non tutti l'hanno capito. O almeno non quelli che questa mattina animavano un inultile dibattito sull'emittente romana Radio Radio, specializzata in interminabili ed estenuanti dibattiti pre e post partite. Non è possibile applicare agli hooligans serbi in azione ieri sera dentro e fuori lo stadio di Marassi (e in tante altre occasioni) gli stessi schemi che impieghiamo per discutere del tifo violento di casa nostra. O almeno non solo quelli. Qui c'entra la politica e la criminalità in misura ben maggiore di quanto ricorra in Italia il tutto calato in una realtà (recente, ma non solo) che ha sue peculiairità storiche, culturali e sociali. Le violenze di ieri sera a Genova e quelle di domenica a Belgrado in occasione del marcia del Pride 2010, solo per citare le più recenti, non sono avvenute per caso. I teppisti che abbiamo visto in azione sono solo i manovali. Alle loro spalle c'è chi (circoli, ultranazionalisti, servizi deviati, criminalità organizzata, da soli e in collaborazione tra loro) sta tentando di mettere in difficoltà il governo serbo e il presidente Boris Tadic da tempo impegnati per traghettare la Serbia nell'Ue e per risolvere questioni importanti come quella del Kosovo e della collaborazione con il Tribunale internazionale dell'Aja (mancata cattura per ora di Ratko Mladic) da cui dipende l'integrazione internazionale di Belgrado.
Le violenze di queste ore arrivano dopo che dalle autorità serbe nelle scorse settimane sono arrivate (timide) aperture sul Kosovo e proprio mentre a Belgrado prima è passato il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, e poi è arrivata una delegazione italiana di alto livello per il vertice intergovernativo. E l'Italia è uno dei maggiori sponsor dell'intergrazione europea della Serbia. E' solo una coincidenza dovuta al caso? Ed è un caso che gli ultras se la siano presa solo contro la loro squadra (cioè, ieri sera non ci sono stati scontri tra opposte tifoserie come nel caso di incidenti "normali)? Ed è un caso che questo accada mentre circolano voci sulla possibilità di elezioni anticipate in Serbia?
Lascio a chi è più esperto di me l'analisi approfondita e argomentata. A me intanto premeva sottolineare alcune "concidenze" su cui penso bisognerebbe riflettere.
Intanto, per capire chi sono i protagonisti della violenza politico-sportiva in Serbia e chi c'è dietro di loro vi segnalo (grazie a Matteo Tacconi) un articolo di Cecilia Ferrara apparso su Limes un po' di tempo fa ma sempre utile e per altri articoli interessanti vi rimando all'antologia sul blog di Matteo Tacconi.
Poi vi segnalo anche il pezzo di Matteo Zola sul blog EaST Journal su chi sono gli hooligans serbi
E, infine, la selezione di articoli di Osservatorio Balcani e Caucaso su calcio e violenza nei Balcani.
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