Cristina Rizzi Guelfi
*
calcolandosi nella pelle del muro
l’interno morbido delle nostre parole
una crosta calda – come una tasca
e darsi fuori nella rassegnazione
del gesto
*
scrivo corpo nel vento
distillandomi tutta
nello sbieco della pioggia
fra le mani aperte dei rami
affissi sui muri – crepati
di gioia
*
l’amorevole cura dei gesti
è farsi casa piccola
mettere le cose da dirti
in un posto nascosto – come un nido
mentre la pesca rotola sul tavolo
nella corsa delle mani – fredde
e sono dove mi hai portato
un dire fare che sciaborda
come acqua devota
Cristina Rizzi Guelfi
*
e le mani – così
nelle pieghe curve di buio
quanto una preghiera poi
nello scorrere della pelle
*
acqua tragica come la parola
nella tregua distante un palmo
dalla mandorla dolce
al sale – invalicabile
delle mie lacrime
un pressapoco sotto i letti
ammassati nelle stanze del dolore
*
erano forme i distacchi
un corpo come teatro
nella verità leggera
che si faceva casa
Cristina Rizzi Guelfi
*
fare pace con il rettifilo della voce
e sapersi –
nello spazio delle cose
(muovo la carne
per non farti mancare
l’aria
poi donna, io – evito l’ombra del vuoto
*
vengo da te con una sola parola mancante
l’inflessibilità che si accosta veloce
attorno ai gesti – che restano
come un chiodo silenzioso
*
gorgogliare è un viaggio della voce
appesa alla lingua nei cavi molli della mia anima
il riflesso ripetuto della mano contro i vetri
ammassati di pioggia
nello spettacolare svenire del cielo
Le fotografie sono di Cristina Rizzi Guelfi della serie “Ars Poetica”.