"Traditori di tutti" è un romanzo di Giorgio Scerbanenco dalla trama complessa e fitta, ma anche un giallo “asciutto” che sa andare dritto al punto. Scritto nel 1966 e ambientato a Milano, è il punto di partenza per scoprire l’omonimo album dei Calibro 35. E, badate bene, è l’album ad essere omonimo, non il contrario, come abbiamo già sentito troppe volte. Perché la fonte d’ispirazione di una musica, ancor più se quest’ultima vanta il manifesto programmatico di colonna sonora, merita forse più attenzione della musica stessa.
Per la prima volta i milanesi Calibro 35 decidono di dare alla luce un disco composto da sole tracce inedite. Entrano, così, in studio con una lista di nomi dei personaggi, scene, luoghi, oggetti e frasi estrapolate dal libro di Scerbanenco. Ne escono con dodici tracce, che si configurano come nuova voce per la trama di Traditori di tutti, come colonna sonora di una storia fatta di indagini poliziesche ed omicidi consumati nei corsi d’acqua, come ottativo di un senso di mistero sempre crescente e mai scontato. Il primo brano si intitola non a caso Prologue e ha un sound sospeso che delinea un’atmosfera cupa. Tanti stati d’animo proliferano nel nostro inconscio, guidati dal ritmo calzante di Giulia Mon Amour - primo singolo estratto – e Mescaline 6 che ricordano un inseguimento, o dal riff di Vendetta, dal mood epico. L’onomatopeica The Butcher’s bride è guidata dall’organo Philicorda con in sottofondo la voce della protagonista che urla tra violenza ed erotismo, mentre You, filty bastard! ha un ritmo funky.
L’album "Traditori di tutti", totalmente strumentale, affronta in maniera viscerale il tema della “colonna sonora”, traslando la musica da oggetto a soggetto. Ancora una volta, i Calibro 35 sono stati in grado di fondere l’atteggiamento revival con l’innovazione, creando un concept album che parte dal noir milanese per divenire un’opera di valore autentica.
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