Produzione: ShowtimeOrigine: USAAnno: 2012Episodi: 12
La trama (con parole mie): dopo due anni passati a New York ed un nuovo libro di successo pubblicato, Hank Moody fa ritorno a Los Angeles, dove tutto è iniziato - più o meno - e molto è cambiato. La sua adorata ex moglie Karen si è infatti risposata con Richard Bates, curioso individuo che aveva già incontrato il cammino del nostro scrittore, sua figlia Becca ormai divenuta una piccola donna lo detesta cordialmente e frequenta un aspirante scrittore che presenta tutti i peggiori difetti moodyani, il suo agente e migliore amico Charlie Runkle deve fare i conti con il figlio avuto dall'ex moglie Marcy che ancora non ha detto una parola ed il rapper e produttore nonchè aspirante attore Samurai Apocalypse pare proprio intenzionato ad ingaggiarlo come sceneggiatore per la sua personale eddymuphata, Santa Monica Cop.Il tutto senza contare Carrie, donna frequentata da Hank nella Grande Mela per un anno e scaricata giusto prima della partenza.Riuscirà lo scrittore più scombinato del piccolo schermo a sopravvivere al suo personale inferno sfoderando una saggezza insperata, o sarà tutto inutile?
Scrivere di Hank Moody, in qualche modo, riesce ad essere sempre terapeutico, per me.
Come, infatti, chi mi conosce bene - Julez in primis - ben sa, molti dei difetti che lo scombinato scrittore affronta lottando con se stesso sono gli stessi che anche io manifesto e manifesterei se, come lui, fossi in balìa della fama, della scrittura e dei soldi - senza contare le donne e l'alcool, ambiti che conosco decisamente più di quelli appena citati -.
Californication, che iniziai a seguire più per curiosità legata a titolo ed ambientazione che non per effettivo hype nei confronti del lavoro di Tom Kapinos, è diventato negli anni uno dei cult imperdibili di casa Ford, appuntamento fisso per il sottoscritto per un confronto con una serie che riesce ad entrarmi dentro come pochissime altre, a sollevare lo spirito e colpire a fondo pur non sguazzando nel dramma o nei massimi sistemi: la stessa quinta stagione, in una certa misura gestita in maniera decisamente più easy delle due precedenti, è riuscita a conquistarmi sia nei suoi momenti più grotteschi - l'episodio della ronda di Moody, Samurai e Runkle è già da antologia - che in quelli legati al cuore spezzato del vecchio Hank, che pur essendo uno stronzo ed un casinista mostra mai come prima d'ora il fianco agli anni che passano e alla solitudine in cui, inevitabilmente, sguazza - il confronto con Carrie nel corso della cena a casa di Karen e Richard, il meraviglioso ultimo episodio -, che se da un lato gli garantisce la possibilità di essere in una certa misura apparentemente invincibile, dall'altro rivela tutto il romantico destino da loser sentimentale del Nostro.
Come al solito spettacolare la colonna sonora, perfetto l'inserimento nel cast di RZA - un cazzo di grandissimo artista, tra musica, regia ed interpretazioni - con il suo decisamente autoironico grande nome venuto dai bassifondi dell'hip hop pronto a mettere mano al cannone quando le cose non vanno per il verso giusto - ovvero il suo -, fantastici i siparietti con lo Stu di Stephen Tobolowsky ed il sempre più grande Charlie Runkle interpretato da Evan Handler - chi non vorrebbe un amico come questo cazzone pelato!? -, e ottima la scelta di portare Hank Moody sui binari di un approccio più maturo e meno schiavo di alcool e sesso rispetto alle annate precedenti - nella misura che lo scrittore può permettersi, ovviamente -, così come il legame piuttosto turbolento con Tyler, giovane fidanzato di Becca nonchè stronzo da competizione, che io stesso - sarà stata la fresca paternità - ho finito per detestare praticamente dalla prima apparizione, approvando ogni stoccata - fisica e morale - che Moody è riuscito a rifilargli in modo da metterlo in condizione di crescere e godersela, con e soprattutto senza la sua giovane e sempre più adolescente - in quanto a refrattarietà - bambina.
Interessanti anche l'apparizione del compianto Lew Hashby ed il ribaltamento del ruolo della bomba sexy Kali, donna di Samurai Apocalypse nonchè protagonista di un cambiamento che la porta da "vittima" del rapper/produttore/attore a vera e propria manipolatrice del cuore dello stesso.
Ma il bello di Californication, andando oltre la freschezza, i dialoghi, la capacità di ridere di se stessa e della vita godendosela sempre e comunque fino in fondo, per questo vecchio cowboy, è sempre dato dalla quantità di sentimenti che le vicende di Hank riescono a smuovere: potrei quasi pensare che questo caotico protagonista del piccolo schermo sia uno dei più "veri" punti di riferimento che un caotico di nessuno schermo come me possa avere.
Ebbene sì: io amo alla follia quel cazzone bastardo di Moody, perchè non riesco a non pensare di essere in qualche modo fatto della stessa pasta.
E ho amato alla follia anche questa quinta stagione perchè è stata la prima che ho seguito quasi "in stereo" con mio fratello - che ha recuperato le precedenti quattro nel giro di un paio di settimane associando come me le nostre scorribande alcooliche ad una personale californicazione fordiana -, quella legata ad una mia sempre più evidente hankizzazione - Julez, santa donna, lo sa bene -, e soprattutto ad un rapporto con me stesso che è e sarà sempre lo stesso che porta il protagonista di queste avventure letterarie, alcoliche e sessuali a combinare una cazzata dietro l'altra non tanto per mostrarsi più figo o selvaggio degli altri, quanto per proteggere in qualche modo quegli stessi altri dal se stesso che è il primo a temere.
E quanto cazzo lo capisco.
MrFord
"Cuddle up baby
keep it all out of sight
cuddle up baby
sleep with all out of sight
cuddle up baby
keep it all out of sight
undercover
undercover
undercover
keep it all out of sight
undercover of the night."Rolling Stones - "Undercover of the night" -
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