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La trama (con parole mie): abbiamo lasciato Hank in preda all'attacco omicida/suicida di Carrie, sua ex dei tempi del ritorno a New York, e lo ritroviamo sprofondato nel senso di colpa per essersi salvato, al contrario della donna. Spedito in comunità di recupero da famiglia ed amici, lo scrittore più scombinato del piccolo schermo non solo ritroverà se stesso, ma anche un nuovo impiego che lo vedrà alle prese con la stesura di una rock opera basata sul suo primo best seller, God hates us all.E mentre Charlie Runkle dovrà fare fronte alla sua parte gay, ecco che Moody troverà nuova ispirazione grazie a Faith, una groupie specializzata nel riuscire a tirare fuori il meglio da ogni talento cui si dedica.Inutile dire che la stessa avrà filo da torcere con questo vecchio bastardo dedito al sesso e all'alcool.
Se questo fosse stato un "normale" post giunto al termine di una "normale" stagione di Californication, avrei attaccato con la consueta sviolinata su quanto voglio bene a quel vecchio bastardo di Hank Moody, a quanto la vita che sto vivendo grazie a Julez e al Fordino mi tenga di fatto - alcool escluso - lontano dagli scombinamenti caotici di questo tipo, a quanto questo e a quanto quello.Peccato che la sesta non sia stata davvero una "normale" stagione di Californication.Per la prima volta, infatti, dalla sua messa in onda nell'ormai discretamente lontano 2007, il serial dedicato allo scrittore ispirato a grandissimi come Warren Zevon - non a caso le citazioni del suddetto fioccano come neve, in tutti i sensi la si voglia intendere - segna un'involuzione, un passo falso, una crisi creativa e di idee che pare quasi trovare lo specchio nei suoi episodi centrali, dedicati proprio alla possibilità che anche un grande scrittore possa attraversare una fase calante nella propria carriera.Questo non è dovuto tanto al sempre grande Moody - e ad un Duchovny che è assolutamente nato per interpretarlo -, ad una spalla impareggiabile - il magnifico Charlie Runkle, sempre più l'idolo ed il motore della serie - e ad una nuova compagna decisamente interessante - come giustamente ha fatto notare nel corso della visione la signora Ford, Maggie Grace per la prima volta appare decisamente brava, e non solo un corpo buttato davanti alla macchina da presa -, quanto ad una mancanza di direzione che non permette ai protagonisti di crescere o confrontarsi con qualcosa di nuovo, ripetendo uno schema già affrontato nel corso delle annate precedenti senza la verve delle stesse, reso ancora meno incisivo da comprimari assolutamente non all'altezza di quelli passati dalle parti di casa Moody - il posticcio Atticus è lontano anni luce da gente come Ashby, così come dallo spassoso Samurai Apocalypse della penultima stagione - ed episodi che scorrono via intrattenendo alla grande senza lasciare, però, un segno effettivo nel cuore degli spettatori, oltre che nelle parti basse.Senza dubbio sequenze come il viaggio aereo da Los Angeles a New York sul jet privato di Atticus o sottotrame dominate da zucca pelata Runkle in versione finto gay entrano di diritto nel meglio che questa dal sottoscritto amatissima serie abbia mai offerto al suo pubblico, eppure nel complesso potrei paragonare la stagione numero sei dedicata alle gesta di Moody ad una sveltina neppure troppo divertente in una notte di baldoria paragonata a mesi - se non anni - di scopate royale.Lo stesso personaggio di Becca, fondamentale durante la season five per stimolare la crescita di padre di Hank, appare sbiadito e senza uno scopo, riciclata come se volesse a tutti i costi ripercorrere le orme del genitore ed addirittura apparentemente accantonata dagli autori: un vero peccato, perchè personalmente avrei trovato il tentativo di rendere Moody almeno in parte più "saggio" davvero interessante, fornendo per una volta un punto di vista differente dai consueti duelli tra ragione e sentimento che continuano a ripetersi tra lui e la più o meno compagna di una vita Karen.Uno scivolone può capitare anche ai migliori, e onestamente non mi preoccupo più di tanto di una stagione così sottotono: me la sono goduta comunque.La speranza, però, è che con il nuovo anno Hank torni a brillare come ha sempre fatto, almeno prima che possa diventare troppo ingombrante il dubbio se non fosse stato meglio chiudere quando ancora si era al massimo.In fondo, quelli come Moody sono così, sempre con il piede sull'acceleratore.O come raccontava e cantava il grande Warren, "I enjoy every sandwich", o se non vi basta, con "I'll sleep when I'm dead".
MrFord
"I can saw a woman in two but you won't want to look in the box when I do
I can make love disappear for my next trick I'll need a volunteer."Warren Zevon - "For my next trick I need a volunteer" -
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