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Call of Duty: Advanced Warfare – Un esoscheletro per amico

Da Videogiochi @ZGiochi
di Giovanni "Giopa" Panzano

Call of Duty è una serie dalla fama particolare, per quanto ogni anno i detrattori sembrano essere sempre superiori a chi lo apprezza, i dati di vendita dimostrano che anche chi dice di odiarlo ogni autunno non può fare a meno di prenderlo. L’anno scorso ci eravamo lasciati con Infinity Ward che, nel tentare di realizzare un gioco per delle console che ancora non si conoscevano, compì un mezzo passo falso con Call of Duty: Ghost, titolo che non offriva la qualità richiesta da molti dei giocatori più affezionati. Activision, conscia dei maggiori tempi di sviluppo e della necessità di offrire la maggiore varietà possibile ai suoi fan, ha deciso di dividere la serie tra tre studi: Infinity Ward per l’appunto, nome storico che ha portato avanti il brand per dodici anni a livelli mai raggiunti prima; i ragazzi di Treyarch che, da studio considerato minore, hanno fatto il botto con i Black Ops e infine gli Sledgehammer che dopo aver partecipato alla realizzazione di Modern Warfare 3 hanno adesso la possibilità di dimostrare il loro valore.

Il nuovo studio, capitanato da un veterano della serie come Michael Condrey, si trova a debuttare in uno dei mercati più ostici di sempre. Se negli altri anni Call of Duty ha avuto vita facile grazie a una concorrenza sottotono, oggi la situazione è ben diversa: negli ultimi mesi abbiamo provato sulle nostre console Destiny, direttamente dallo stesso publisher, sviluppato dai creatori di Halo, e Titanfall di Respawn Entertainment, team guidato da Jason West and Vince Zampella, due persone che negli anni sono stati i responsabili dei capitoli di Call of Duty per Infinity Ward. È quindi giunta l’ora di esporvi la nostra opinione su Call of Duty: Advanced Warfare, che per l’occasione è stata redatta a quattro mani: Michele Lerda si è occupato di analizzare a fondo il single-player, mentre Giovanni Panzano si è catapultato all’interno di ogni singola modalità multigiocatore.

Call-of-Duty-Advanced-Warfare-Logo

L’UOMO DA SEI MILIONI DI DOLLARI

Fin dall’uscita del primo Moden Warfare la serie di Call of Duty ha dimostrato di puntare molto di più sulla componente multiplayer che su quella a giocatore singolo. Vedendo i risultati di vendita non possiamo che dar ragione ad Activision per questa scelta, e vista la qualità non sempre altissima dell’avventura in solitaria sono molti i fan che hanno macinato migliaia di ore nelle arene del gioco senza aver mai affrontato la storia. Nonostante i difetti e il minore interessamento rispetto alla componente online da parte dei creatori, la campagna ha sempre valso alla serie un punto in più rispetto alla concorrenza. Anche quest’anno nonostante gli annunci e la presenza di grandi nomi, l’avventura in single player rappresenta la parte meno interessante del gioco ma, quantomeno, avrà l’utilità di introdurre il giocatore a tutte le novità, che non sono poche.

Nel 2054 una organizzazione terroristica conosciuta come KVA intraprenderà il più grande attacco mai organizzato colpendo simultaneamente numerosi reattori nucleari sparsi per tutto il globo. Il solito inerte esercito americano, al pari delle forze armate di tutti gli altri stati, si ritroverà inerme di fronte alla potenza offensiva dei nemici ottenendo sul campo quasi unicamente sconfitte massacranti. In questa situazione di debolezza le compagnie di sicurezza private avranno terreno fertile, noi nei panni dell’ex soldato Jack Mitchell (Troy Baker), rimasto mutilato durante un’operazione a Seul, ci uniremo all’Atlas, azienda leader nel campo delle milizie private guidata da Jonathan Irons, interpretato da Kevin Spacey. La trama, come accade un po’ in tutti i capitoli di Call of Duty, parte bene per poi finire con un delirio di patriottismo ed azioni senza senso. Dandogli il riconoscimento che almeno quest’anno il plot si segue bene, dispiace constatare che gli sceneggiatori sembrano incapaci di creare una storia con un finale minimamente sensato. Le basi su cui poggia l’avventura sono un po’ forzate ma verosimili, gli Sledgehammer sono partiti coraggiosamente dalla privatizzazione dell’esercito americano, iniziato realmente da Bush in favore di aziende come la Blackwater. L’incipit serioso non trova però una prosecuzione all’altezza, oltre ad una certa prevedibilità del finale. Kevin Spacey è come sempre dannatamente bravo, ma al pari di Sean Bean (Eddar Stark, Boromir), è uno spoiler vivente su come si svilupperà la trama. Chiunque abbia visto House of Cards o apprezzi la musica di Caparezza intorno al ventesimo minuto di gioco avrà già una chiara idea di cosa lo aspetti nel finale. A discolpa degli scrittori arruolati per Advanced Warfare risulta evidente che la trama è pensata in funzione delle scene di azione e non il contrario, in queste condizioni creare qualcosa di sensato sarebbe difficile per chiunque.

Lavorare per una azienda di mercenari è una buona scusa per permettere ai giocatori di viaggiare attraverso il globo ed affrontare numerose operazioni differenti. Il gameplay proposto è quello che ci aspetterebbe, formato da corridoi zeppi di nemici e quick time event decisamente spettacolari e Sledgehammer sicuramente ha provato a svecchiare un po’ questo schema, introducendo sezioni stealth e saltuariamente alcune aree aperte dove potremo decidere noi come interpretare lo scontro. L’introduzione più grande sono gli esoscheletri che offriranno al nostro protagonista poteri quasi da super-eroe. Tra invisibilità, doppi salti e guanti magnetici, il gioco contiene numerose situazioni dove provare le nuove abilità, si tratta però di situazioni studiate a tavolino, in cui non saremo liberi di decidere come comportarci, ma dovremo usarle per forza. Il level design delle missioni quasi sempre non è progettato per offrire al giocatore la possibilità di scegliersi quali potenziamenti equipaggiare, di conseguenza di volta in volta indosseremo esoscheletri predefiniti e le nuove aree aperte lasciano un po’ l’amaro in bocca perché mostrano quanto sarebbe potuto essere divertente il gioco, se per una volta avessero scelto un approccio un po’ più aperto, à la Halo, invece che lineare. In una ambientazione che esplode e crolla ad ogni nostro passo, come in un film di Michael Bay, il soldato Jack Mitchell si ritroverà coinvolto in azioni completamente folli che sembrano uscire direttamente da un action degli anni ’80. La spettacolarità da cercare ad ogni costo e l’uso costante di QTE sono oramai un elemento distintivo della campagna in single player di ogni Call of Duty, se ai tempi di Modern Warfare 2 il combattimento finale esaltò gran parte dei giocatori per la sua epicità, o sul gommone in Black Ops le note dei Rolling Stones erano veramente azzeccate, questa volta le scene fin troppo forzate, giustificate della presenza dell’esoscheletro, lasciano il pubblico più perplesso che divertito. Completare le quindici missioni proposte ci ha richiesto circa sei ore a difficoltà normale, i nemici come al solito sono scriptati e incapaci di reagire alle nostre azioni e anche aumentando il livello di sfida i nemici continueranno ad essere poco più intelligenti degli alieni di Doom, ma la loro mira sarà decisamente migliore.

Il single player di Advanced Warfare come varietà e ambientazioni è probabilmente il migliore degli ultimi anni, paga però l’incapacità di cambiare ed abbandonare schemi di gioco che potevano stupire cinque anni fa, ma che oggi sono obsoleti. Se siete tra coloro che apprezzano una campagna spettacolare che sa un po’ di americanata allora anche quest’anno vi divertirete, in caso contrario non sarà questo capitolo a farvi cambiare idea.

EXO IS THE WAY

Come al solito, il comparto multiplayer del titolo è probabilmente la parte più interessante dell’offerta. L’aspetto più celebrativo di Advanced Warfare è senza dubbio rappresentato dall’Exo, il peculiare esoscheletro che ci permetterà in modo relativamente semplice di effettuare un doppio salto, schivare nelle quattro direzioni (anche a mezz’aria) e scivolare ad una distanza decisamente maggiore rispetto al passato. Una modifica simile ha quindi richiesto agli sviluppatori di adottare un level design appropriato per le mappe, in modo tale da permettere ai giocatori di sfruttare al massimo le nuove possibilità. I nuovi stage possiedono infatti un discreto numero di edifici a più piani, zone rialzate sulle quali saltare e superfici in vetro che possono essere distrutte facendo così irruzione negli ambienti chiusi. Ovviamente padroneggiare il nuovo sistema di movimento richiederà un bel po’ di allenamento, visto che oltre a rendere tutto più dinamico, andrà a velocizzare non poco il ritmo di gioco. Noi stessi eravamo piuttosto scettici in un primo momento, ma c’è da dire che, con un po’ di costanza e una volta padroneggiato il tutto, si riesce tranquillamente a levarsi qualche soddisfazione, sebbene la schivata laterale risulti piuttosto scomoda da utilizzare, a prescindere dalla pratica. Infatti per schivare lateralmente va premuto l’analogico sinistro più la direzione desiderata, cosa assolutamente fastidiosa da fare nel bel mezzo delle sparatorie. Purtroppo nessuno degli schemi di comandi alternativi permette di aggirare questo problema, che potrebbe essere risolto semplicemente assegnando la schivata al tasto ‘B/cerchio’ e il crouch all’analogico. Volendo poi essere pignoli, ci ha dato molto fastidio la presenza di tantissimi elementi nelle mappe che, sebbene si trovino in posti fisicamente raggiungibili, non lo saranno per via della presenza di muri invisibili.

L’elemento più corposo di questo Advanced Warfare riguarda probabilmente le classi e il loro elevatissimo grado di personalizzazione. Come già visto in titoli come Black Ops II, ogni classe mette a disposizione del giocatore tredici slot, che potranno essere gestiti nella totale libertà. Potrete infatti utilizzare due armi primarie, tre accessori per una singola arma, due perk della medesima categoria e così via. Il tutto avrà però un costo in termini di slot, la scelta quindi di tagliare qualcosa in favore di altro va ben ponderata. Uno dei nuovi elementi selezionabili nell’editor di classi è la cosiddetta funzione Exo, richiamabile con il tasto dedicato solitamente alle granate secondarie e in grado di conferire al giocatore un buff temporaneo o comunque un’abilità di breve durata. Potrete infatti aumentare temporaneamente i vostri punti vita (che sono di più rispetto a quanto visto in Ghosts, ma comunque scarsi), la vostra velocità, richiamare uno scudo o diventare invisibili. In totale disporremo di ben otto diverse abilità, la cui utilità però ci è sembrata piuttosto dubbia, sia perché il bonus è così leggero da non sentirne praticamente i vantaggi, sia perché elementi come l’invisibilità (in maniera del tutto lecita) non rendono completamente invisibile il giocatore, permettendo quindi di fare il classico “scherzone” solo ai giocatori più distratti. Lo stesso sistema di lancio delle granate ha subito una piccola modifica, infatti il nostro Exo ha un lanciatore integrato, il che direziona in maniera diversa la granata al lancio, senza contare che vi è ora la possibilità di far detonare la granata (a prescindere dalla tipologia) con la doppia pressione del tasto adibito alla ricarica.

Ovviamente non c’è Call of Duty che si rispetti senza il classico sistema delle scorestreaks che, come suggerisce il nome stesso, qui torna ad essere basato sui punti piuttosto che sulle uccisioni. Rispetto agli ultimi capitoli è stata abbandonata del tutto la struttura basata su tre diverse classi di scorestreaks, tornando quindi all’impostazione più classica con dodici diverse serie di punti. Non si tratta però di una semplice riproposizione, poiché anche sotto questo aspetto i ragazzi di Sledgehammer Games ci hanno messo del loro. Oltre a poter infatti equipaggiare una quarta serie di punti (o addirittura eliminarle del tutto, per liberare slot nell’equip), potremo applicare una serie di modifiche a ciascuna di esse, in modo tale da renderle più performanti, sebbene il loro obiettivo in termini di punti diventi più o meno elevato in base al vantaggio. Si potrà quindi rendere l’UAV più efficace, in modo che ci mostri la direzione dei nemici, aumentare le probabilità di trovare oggetti interessanti negli approvvigionamenti e così via. Per le serie punti meno esosi sarà anche possibile attivare una particolare mod che non azzererà i punti accumulati ad ogni morte, ma andrà a raddoppiare i punti necessari alla loro attivazione. Molto simpatica è anche l’introduzione di serie cooperative, basterà infatti avvicinarsi ad un alleato che sta sfruttando determinate serie di punti per poterne partecipare attivamente. A proposito di scorestreaks, sarà possibile ricevere, come già visto nei DLC di Ghosts, degli approvvigionamenti speciali che, una volta attivati, innescheranno un particolare evento all’interno della mappa. Purtroppo si tratta di un elemento davvero marginale, al punto che spesso e volentieri faticherete a rendervi conto che sia avvenuto qualcosa.

Per quanto riguarda l’arsenale vero e proprio, bisogna dire che non c’è una grandissima varietà di armi, basti pensare che vi è una singola arma semi-automatica e due a raffica. Anche il bilanciamento delle stesse non è perfetto, infatti spesso e volentieri vedrete gli altri giocatori impugnare più o meno le solite 3-4 armi, tra le quali gli ottimi fucili d’assalto, in grado di adattarsi un po’ a tutte le situazioni con i giusti accessori. Non mancano armi più particolari e futuristiche, come i due fucili in grado di sparare un raggio energetico, che non hanno quindi bisogno di munizioni ma solo di tenere sotto controllo la temperatura. A bilanciare comunque lo scarso numero di armi arriva il nuovissimo sistema delle casse di approvvigionamenti. Man mano che giocherete otterrete infatti delle misteriose casse, al cui interno è presente un bottino casuale, sarà così possibile trovare oggetti per personalizzare il nostro personaggio, bonus temporanei all’ottenimento di XP e, cosa più importante, versioni modificate delle armi. Tutti gli oggetti hanno una classificazione in base alla loro rarità, così come avviene in titoli come Diablo: si va quindi dai più comuni oggetti bianchi a quelli della massima importanza, color oro. Non c’è però da preoccuparsi, questo tipo di armi non andrà a scompensare gli equilibri, poiché ognuna di queste avrà tanto un bonus in alcune caratteristiche quanto un malus in altre, riducendo il tutto più ad un motivo per vantarsi con gli amici che altro, visto che si tratta di armi con mimetiche particolari. Il continuo sbloccare nuovi oggetti è comunque una caratteristica da non sottovalutare, pragmatica nel riuscire a tenere alta l’attenzione del giocatore anche una volta sbloccati nel modo tradizionale tutti gli oggetti nella loro versione standard. Per provare tutte le vostre armi, è stato poi introdotto il poligono di tiro che permette di passare dalla schermata di creazione delle classi ad un poligono di tiro virtuale senza alcun caricamento, il che è sicuramente interessante, soprattutto per evitare tempi morti.

Le modalità di gioco disponibili sono più o meno le classiche, alle quali però sono state aggiunte alcune piuttosto interessanti. Una delle più gradite è senza dubbio Uplink, in cui le due squadre si contendono una vera e propria palla che potrà essere passata da giocatore a giocatore, con lo scopo di lanciarla in una sorta di canestro virtuale. Questa modalità si sposa perfettamente con la frenesia dell’azione e con le possibilità di movimento dell’Exo risultando molto divertente da giocare. Salvataggio è invece una variante dell’ormai tradizionale cerca e distruggi, in cui i giocatori potranno rientrare nel caso i compagni dovessero riuscire a raccogliere la piastrina lasciata alla morte. Non si tratta di una modalità particolarmente innovativa, ma farà sicuramente piacere a chi non ama l’assenza di rientro in Conquista e Difendi. In Postazione, infine, verrà costantemente generata una postazione da difendere sulla mappa, in pratica una versione estremamente più veloce del già noto Dominio. Per i giocatori più competitivi è stato finalmente introdotto il supporto ai clan, questo significa che non ci si limiterà più ad inserire il tag davanti al proprio nome, ma ci sarà una vera e propria squadra che potrà salire di livello e confrontare i propri punteggi con quelli degli altri clan.

QUANDO LA SOPRAVVIVENZA È TUTTO

Come gran parte dei capitoli della serie, anche Advanced Warfare dispone della sua modalità cooperativa, qui denominata Sopravvivenza Exo, che consiste nel sopravvivere ad un numero prefissato di ondate (ogni mappa ha un livello di difficoltà e un numero di ondate diverso) alle quali quattro giocatori dovranno far fronte. Purtroppo non vi è alcun legame con il multiplayer competitivo e l’equipaggiamento andrà sbloccato man mano che proseguirete con il gioco, partendo da una delle tre classi a disposizione. Questa modalità non regge il confronto con l’ottima Extinction di Ghosts e con quella Zombi di Black Ops, restando così un semplice accessorio che non attirerà a lungo la vostra attenzione, soprattutto senza il supporto di una squadra ben organizzata.

Per quello che riguarda il comparto tecnico, va detto che il gioco è fluidissimo, con 60 fotogrammi al secondo praticamente incrollabili, almeno su Xbox One (pare che la versione PS4 soffra di qualche calo dovuto alla risoluzione superiore). Purtroppo raggiungere una simile fluidità richiede dei sacrifici in termini di dettaglio ed effetti dove, ancora una volta, il titolo non riesce a brillare. Certo è stato fatto un ulteriore passo in avanti rispetto a Ghosts, ma siamo comunque di fronte ad un motore grafico vecchio, texture la cui definizione lascia a desiderare e una resa visiva della vegetazione piuttosto scadente. Restano comunque buoni sia i modelli poligonali delle armi che degli stessi soldati, che saranno in bella mostra nei menù del multiplayer. Se le cutscene, in particolare il faccione di Kevin Spacey, offrono una qualità delle animazioni veramente di alto livello, molti degli elementi secondari soffrono di una realizzazione un po’ piatta. La qualità delle ambientazioni è altalenante, se in tra i ghiacci dell’Antartide complici anche gli ottimi giochi di luce rimarrete stupefatti, durante alcuni frangenti della missione in Africa vi chiederete se non sia capitato qualcosa alla vostra console. Complessivamente il livello generale è più che buono e a meno non siate degli esteti alla ricerca delle perfezione grafica, riuscirete ad apprezzare quanto proposto, nonostante la next-gen possa offrire di più. Il comparto multiplayer per forza di cose taglia abbastanza sulla qualità visiva generale in favore di una fluidità costante anche nelle situazioni più affollate. Abbiamo apprezzato la nuova interfaccia, pulita e ben confezionata che lascia al giocatore piena visuale dell’azione di gioco. Giusto per completezza, spendiamo due parole sulle tanto acclamate animazioni, che in realtà sono tutt’altro che eccezionali. Vedere infatti un soldato morire o salire su una scala lascia abbastanza basiti, con movimenti che non si possono certo definire naturali. Il comparto sonoro è come sempre ottimo, con un doppiaggio in italiano di qualità che, per la prima volta, sarà utile anche nelle sessioni multigiocatore, con le voci degli alleati che ci indicano dov’è presente il nemico.

Una piccola parentesi la dedichiamo invece alla stabilità dei server, che purtroppo ancora una volta non sembrano essere dedicati, almeno nella versione Xbox One. Nonostante questo in decine e decine di partite abbiamo riscontrato forte lag una sola volta, mentre le restanti sono andate via fluide e senza alcun problema evidente.


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