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Call Of Duty: Black Ops III – War never changes!

Da Videogiochi @ZGiochi
di Matteo "Kampa_J" Campagnano

Lo abbiamo detto in sede di recensione ormai due anni fa: “Titanfall è il nuovo metro di paragone dei futuri FPS online”, e vedendo la nuova fatica di casa Treyarch non possiamo che riconfermare tale affermazione, dato che le similitudini con il titolo degli ex Infinity Ward sono davvero molte. Nulla a che vedere con i contenuti, nel caso di Call of Duty: Black Ops III, decisamente maggiori, ma quanto invece per lo stile di gioco e anche per il “futuro” presentatoci. Uomini e macchine ormai convivono all’unisono, e la difesa ha stanziato soldi alla sezione di ricerca e sviluppo che è progredita a tal punto da permettere la creazioni di vere e proprie fazioni cibernetiche in grado di surclassare qualsiasi misero essere umano. Tuttavia, come “Io, Robot” ci ha insegnato, “le macchine non hanno nulla qui, solo luci e pezzi di vetro” e questo si potrebbe tradurre nell’impossibilità per una mera macchina da guerra di essere veramente efficace in battaglia tanto da essere impossibilitata a dover compiere scelte morali. Ecco allora che l’uomo si fonde con la macchina, non proprio come visto in Deus Ex, ma quasi, andando a creare una sinergia totale fra cuore, ragione, paura, sentimento e logica matematica e calcolatrice. Insomma nascono i nuovi super soldati, pronti a rovesciare governi, cambiare le sorti del mondo e dell’umanità tutta, e noi faremo proprio parte di questo sistema e saremo una pedina fondamentale per la salvezza del mondo.

 

Call of Duty Black Ops III logo

Una storia già letta, anche se…

L’input narrativo non è di certo brillante né tantomeno originale. Saremo il solito soldato tutto pane e giustizia lanciato in battaglia per un bene supremo e dovremo lottare contro un nemico che minaccia la sicurezza mondiale… insomma, la solita storia. Ma in Treyarch hanno fatto i compiti a casa e così, pur sapendo che il comparto multiplayer la fa da padrone e ad interessare i più, hanno deciso comunque di investire in contenuti, creando una campagna non del tutto lineare e chiara fin da subito, ricca di colpi di scena e cutscene memorabili per una durata complessiva di circa 10 ore. Avete letto bene! La solita breve campagnuccia di 5/6 ore scarse è stata ampliata per venire incontro a tutti quei giocatori che da anni ormai si lamentano a gran voce invocando una modalità single player degna di essere intesa come tale. Ed ecco quindi la risposta ricca di questo Call of Duty: Black Ops III che oltre alla campagna principale ci presenta sul piatto una seconda avventura sbloccabile dopo il completamento della main quest, ovvero una campagna zombie… ma procediamo con ordine.

Senza fare spoiler dannosi vi diciamo solo che la campagna tarderà a decollare e che le prime 4 missioni, volte praticamente ad introdurci nel nuovo sistema di gioco e ai nuovi impianti cibernetici in nostro possesso, non saranno proprio accattivanti, anzi le troverete decisamente sottotono. Grazie però alla seconda metà della campagna (composta da 11 livelli in totale) il ritmo non solo si alzerà sempre più gradualmente ma la storia vi serberà non pochi colpi di scena e cutscene che ricorderanno molto da vicino le interazioni virtuali viste in Matrix, e qui ci fermiamo. La seconda campagna proposta invece altro non è che una aggiunta tutt’altro che scontata, dato che ripercorreremo in toto tutte le vecchie ambientazioni, ma con al posto dei classici nemici, dei famelici zombie. Una chicca simpatica e una trovata furba per aumentare quella che è già una delle campagne più longeve di sempre. Tuttavia se vi aspettate il ritmo e la cura visti in Black Ops II, purtroppo ne rimarrete delusi, dato che sia per picchi emotivi che per spettacolarità, la campagna di Black Ops III riesce ad avvicinarcisi ma senza eguagliare né superare quella del predecessore. Una grossa pecca è sicuramente la mancanza di un nemico carismatico e anche di una nostra identità, dato che del nostro personaggio non avremo nemmeno una piccola infarinatura sulla storia personale che ci spinga ad arruolarci o nient’altro di utile per capirne il profilo psicologico/morale. Tutto questo unito ad una campagna ricca sì, ma non proprio facilissima da seguire, porta a sentirsi un po’ come Alice nella tana del Coniglio Bianco: sperduti e trascinati da eventi più grandi di noi.

La cosa che ci lascia storditi ancora dopo qualche ora di gioco è l’utilizzo delle nuove abilità forniteci dagli innesti meccanici in nostro possesso. Avremo abilità specifiche all’agilità, alla lotta e allo stealth e inizialmente potremo utilizzarne solo di un’unica categoria alla volta. Superato il livello necessario al suo sblocco invece potremo decidere di equipaggiare un doppio “core” rendendoci ancora più letali in battaglia, dato che potremo usufruire di armamenti multipli lasciandoci piena libertà di azione e movimento. I potenziamenti a nostra disposizione potranno farci muovere più rapidamente, permetterci di disattivare a distanza torrette, robot, stordire i nemici grazie ad uno sciame di micro insetti e così via rendendoci un vero e proprio Rambo 2.0 in grado di uccidere anche il più crudele e pericoloso dei nemici. Tuttavia morire non sarà così difficile soprattutto ai livelli più alti di difficoltà. Noi abbiamo affrontato la prima run in modalità “esperto” e ci siamo dovuti scontrare più volte con la nostra dipartita. I nemici tuttavia non sono così intelligenti come ci si potrebbe aspettare, infatti all’aumento della difficoltà non corrisponderà quello (almeno non sensibilmente) dell’intelligenza artificiale, la quale si comporterà spesso e volentieri in modo ebete, suicida o restando in copertura immobile fino al nostro avvicinamento: insomma cose a cui siamo abituati, ma che da un titolo next gen faticano a essere tollerate. Avremo situazioni in cui l’IA prenderà iniziative alla Rambo e ci correrà incontro desiderosa di devastarci e altre in cui (successo raramente) vedremo nemici in copertura, sparare all’impazzata nella direzione opposta alla nostra, altri invece con il tiro alla super cecchino in grado di colpirci da svariati metri con estrema precisione, dando la sensazione tangibile di una IA altalenante.

Parlando di level design, le ambientazioni regalano più possibilità di ingaggio al combattimento (senza strafare) dato che continueranno ad alternarsi spazi aperti e chiusi: scompare quindi quasi del tutto la sensazione di essere in un corridoio alla DOOM, anche se in qualche circostanza non mancheranno all’appello sezioni simili, mentre purtroppo i fondali si ripetono spesso, e la loro profondità e cura non è delle migliori né per definizione né per fantasia strutturale. Il titolo però si difende bene e rimane inchiodato (eccetto in split screen) sui 60 fps. Durante la campagna verremo introdotti in una struttura con funzione di Hub chiamata Safe House e situata a Singapore, dove potremo gestire l’inventario, selezionare gli armamenti e i rispettivi potenziamenti con la spesa di punti esperienza cumulabili durante la campagna e organizzare partite co-op fino a 4 giocatori e che potranno aiutarci a proseguire con la main quest o aiutarci nelle sfide più ardue.

Zombie è bello

Finita la campagna principale come abbiamo già anticipato qualche riga sopra, sbloccheremo la modalità campagna versione Zombie, finita anche questa (o anche no… sarà vostra discrezione NdR) avrete la possibilità di buttarvi sul comparto multiplayer di cui andremo a parlarvi nel prossimo paragrafo, oppure potrete buttarvi a capofitto nell’incubo marchio di fabbrica di Treyarch e introdotto ormai dal lontano World at War, ovvero la modalità zombie. Ogni anno si è saputa rinnovare questa modalità con continui contenuti aggiuntivi, strambe armi ritagliandosi una propria fetta di mercato, regalando sempre ore di divertimento. La modalità, dal nome di Shadows of Evil, sarà ambientata negli anni ’40 in una città immaginaria chiamata Morg City e in cui dovremo barricarci e combattere contro il male assoluto alla guida di quattro criminali “cazzuti” e pronti a tutto pur di sopravvivere. Quest’anno le meccaniche di questa modalità non si discostano più di tanto dai precedenti capitoli, anche se i nostri personaggi saranno in grado di sprigionare particolari poteri in grado di dare una mano al gruppo oltre che al proprio alter ego. A venirci incontro poi ci pensano delle caramelle speciali e che una volta ingerite ci permetteranno di avere perk aggiuntivi e utili alla sopravvivenza, che si farà sempre più difficile con l’avanzare delle ondate, dato che a darci la caccia non saranno solo zombie, ma anche creature volanti e mini boss di ogni sorta che richiederanno un gran lavoro di squadra per essere abbattuti. Questi potenziamenti saranno fruibili grazie alla Gobblegum Machine, una macchina delle caramelle che al costo di denaro, ci rilascerà i fatidici power up sottoforma di caramella. I perk temporanei sono di svariato tipo e grazie ad un apposito menù potremo selezionare (una volta sbloccate avanzando di livello con la spesa dei punti dedicati) altre caramelle di ogni sorta. Inizieremo con quelle base che ci daranno, nel caso della “Stock Option” la possibilità di utilizzare per 3 minuti le munizioni di scorta al posto di quelle nel caricatore per sparare, oppure “In bella vista” la quale ci darà acceso a due utilizzi ciascuno di 10 secondi, nella quale i nemici ci ignoreranno… e così via con una moltitudine di bonus davvero per ogni occasione.

Come se ancora non vi bastasse, ci sarà un menù dedicato alle Gobblegum speciali dove, grazie alla spesa di prezioso Liquid Divinium potremo attivare una delle 3 macchine del Dottor Monty, et voilà, avremo accesso al premio. Il numero sulla Macchina (da 1 a 3) indica la maggior possibilità o meno di ricevere premi rari. Oltre a queste gradite aggiunte la sostanza non cambia, infatti partiremo con solo la pistola e il coltello, ogni uccisione ci regalerà soldi per acquistare armi, armamenti, power up e aprire nuove zone e ci saranno le trappole da attivare, le porte da sprangare e così via, regalando ore di divertimento a patto di essere in compagnia, dato che da soli resistere sarà davvero difficile se non impossibile già dopo la quinta ondata e dove i non-morti si faranno più feroci, veloci e letali che mai, per non parlare di quando vi troverete di fronte ad un colosso altro tre metri infuriato a morte con voi!

Call of Duty Black Ops III

Il vero cavallo di battaglia

Arriviamo ora al vero cavallo di battaglia di ogni Call of Duty che si rispetti, il comparto multiplayer. Questo porta nuove meccaniche di gioco introducendo 9 specialisti, che altro non sono che personaggi ognuno con caratteristiche differenti, in grado, grazie a specifici poteri di essere più o meno letali in battaglia, efficaci nella difesa e/o abili nella mimetizzazione. Inizialmente potremo sbloccarne solo uno su 4, mentre gli altri cinque saranno oscurati fino ai livelli più alti. Via via che si sale di livello potremo spendere punti accumulati nell’armamentario che presenta una quantità di armi davvero sorprendente e che varieranno dai fucili a pompa a quelli da cecchino, passando per pistole, bazooka, mitragliatrici, fucili d’assalto e da ricognizione e molto altro ancora, compresi gli armamenti di supporto come granate, stordenti e così via. Insomma di carne al fuoco ce n’è parecchia ma vogliamo subito calmare gli animi di chi si aspetta l’innovazione assoluta: Black Ops III da questo punto di vista non innova proprio nulla; lo migliora, lo evolve, lo spinge al limite, ma non introduce meccaniche nuove.

A chi è pronto subito a battibeccare, inneggiando allo scandalo diciamo che: sì, è vero che si può camminare sui muri, è vero che abbiamo un salto potenziato, è vero che abbiamo gli specialisti e una marea di abilità supplementari oltre ai canonici perk e sì, qualcosa di nuovo c’è, ma sinceramente ci aspettavamo qualcosina in più. Anche perché giocherete nello stesso modo in cui avete giocato i precedenti capitoli e le miriade di bocche da fuoco disponibili saranno superflue dato che individuerete sempre le canoniche 3/4 armi preferite (guarda caso da tutti) e userete esclusivamente quelle. E con questo non vogliamo dire che non ci sia offerta di contenuti, anzi tutt’altro.

Potremo selezionare all’inizio di ogni match una classe che potremo personalizzare in miriadi di modi, sia esteticamente che dal punto di vista degli accessori come: mirini, calci, caricatori, visori e molto altro ancora, dandoci la possibilità di modificare sensibilmente la nostra arma preferita rendendola ancora più precisa e letale. Oltre a questo potremo selezionare i vari perk passivi e che uniti alle singole e specifiche abilità di ognuno, potranno esaudire tutti i desideri più sfrenati andando a creare il soldato perfetto. Le modalità sono le stesse di sempre con qualche variante qua e là ma non così rilevanti, questione di dettagli. La modalità online è sempre stata il fiore all’occhiello di tutte le produzioni legate alla serie e anche in questo caso non fallisce e regala ore ed ore di divertimento.

Ne avete abbastanza? No? E allora ecco che i Treyarch hanno deciso di inserire un’altra modalità: Corsa Libera. Questa altro non è che un’arena virtuale dove testare la nostra agilità e velocità nel completare dei percorsi a ostacoli, con tanto di tabella mondiale dei record e punti acquisiti. La modalità ci ha ricordato molto da vicino quella già vista in Mirror’s Edge ed in effetti le meccaniche e lo scopo sono i medesimi: saltare, correre, evitare ostacoli nel minor tempo possibile e compiendo meno errori possibili. Corsa Libera è un mero passatempo e una volta provata probabilmente la abbandonerete presto, ma abbiamo comunque gradito lo sforzo da parte degli sviluppatori. Ultimissima cosa è infine un minigame sbloccabile all’interno della Safe House dove potremo, insieme a quattro amici cimentarci in un survival zombi alla “Dead Nation”. Infatti la visuale si sposterà dalla prima persona a isometrica e dovremo sopravvivere a orde di zombie affamati.

Il tallone d’Achille

Possiamo affermare che se il multiplayer è il cavallo di battaglia di Call of Duty, il suo tallone d’Achille è sempre stato il comparto tecnico, almeno dal lontano Modern Warfare 3 in poi e dove il gap grafico risultava sempre più deficitario, andando a minare l’effetto “WOW”. Questo Black Ops III si difende bene, ma non rafforza il concetto di cui sopra, infatti se è vero che i fotogrammi sono granitici a 60 e che le mappe di gioco ora sono più grandi che in passato, è altrettanto vero che tecnicamente il titolo non brilla. Le animazioni a volte non convincono, sono legnose e ancora troppo poco fluide in alcune occasioni, soprattutto sui personaggi di contorno e che non sono rifiniti a dovere come invece i protagonisti.

Altra pecca è la risposta dei comandi: ora, la colpa qui non è di Treyarch ma di PS4 (la versione da noi testata) che ha un pad con i grilletti R2 e L2 non adatti ad uno sparattuto. Innanzi tutto sono troppo poco sensibili dato che dovranno essere premuti quasi fino in fondo per far leggere l’input e poi andando in dietro risultano scomodi per mirare e sparare. Il problema non sussiste con le armi automatiche o semi-automatiche dove basterà tener premuto per un fuoco continuo, ma appena impugnata la pistola la musica cambia. Ci siamo trovati spesso a veder sparare tre colpi in rapida sequenza dopo aver premuto cinque volte R2 e questa cosa è inaccettabile in uno sparatutto frenetico come COD, quindi abbiamo dovuto settare i comandi alla vecchia maniera (mira L1 e sparo R1) ma anche con questa modifica purtroppo il pad risulta scomodo, dato che la curvatura è stata appositamente pensata per essere impugnato come il pad Microsoft: insomma un vero calvario sul quale non abbiamo potuto chiudere un occhio.

Infine anche il doppiaggio in italiano non è dei migliori: nulla da dire sull’interpretazione ma spesso il lip sync è fuori sincrono, rovinando a volte l’impatto con alcune scene di intermezzo. La colonna sonora e il sonoro invece sono perfetti con musiche adatte al genere e che accompagnano il giocatore fino ai titoli di coda.

Immagine anteprima YouTube


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