Call4RoBOt 05: nuove interazioni tra arte e tecnologia

Creato il 24 settembre 2012 da Theartship

Arte Cinetica 2.0. I molteplici linguaggi delle arti elettroniche hanno assorbito tutte le soluzioni formali novecentesche per riproporle nella videoinstallazione, nell’animazione e nel live media, combinandole al suono e dotandole di movimento.

Ibridazione e fluidità sono concetti fondamentali dell’epoca postmoderna, e le idee percorrono oggi traiettorie che convergono e si intersecano creando una rete.

Il denominatore comune di questa selezione è l’elemento collaborativo e partecipativo utilizzato come sistema creativo e produttivo, possibile grazie all’utilizzo di simbologie digitali, universalmente condivise e comprensibili.

Il network è una scelta di vita radicale. La moltitudine eterogenea come cellula operativa minima e la partecipazione come sistema dominante.

Evoluzione per selezione culturale. Le soluzioni trasmesse dalle opere selezionate svelano sistemi simbolici e codici numerici che decodificano la dimensione figurativa e canonica delle immagini e dei suoni; criptano i segnali analogici e digitali in una serie di elementi geometrici modulari, ripetibili e assemblabili, paradigmi della compatibilità che facilitano lo scambio di informazioni e sono pronti a creare nuove combinazioni di senso.

La rete, come modello relazionale, decreta un significativo appiattimento delle gerarchie culturali in favore di un’orizzontalità che comporta delegittimazione del sapere (Lyotard) e livellamento culturale. Questo cortocircuito tra i vari piani della comunicazione trova proficue corrispondenze nella ricerca artistica, ora capace di assorbire stimoli che giungono dal basso, per trasmissione memetica, direbbe Richard Dawkins, e sfruttare i mezzi dell’oggi per una più effettiva compenetrazione tra arte e vita”.

Sono questi i presupposti teorici alla base della Call4RoBOt 05, selezione artistica che si inserirà nella quinta edizione di RoBOt 05, festival internazionale di musica elettronica e arti neo-mediali che si terrà a Bologna in varie sedi dal 10 al 13 di ottobre. I ventitré progetti scelti da Federica Patti, Marcella Loconte, Pasquale Fameli e Michela Malisardi, con ulteriore definizione di Andrea Sartori e Claudio Musso, costituiranno un percorso tra performance, video e installazioni interattive dislocate in varie sedi cittadine quali Palazzo Re Enzo, la galleria Oltredimore, lo Spazio Elastico, la Ono Gallery e molte altre. Al centro degli interessi che hanno mosso questo team curatoriale vi è il concetto di “rete”, sistema relazionale odierno in cui confluiscono e si incrociano molteplici linguaggi, influenzandosi vicendevolmente o semplicemente convivendo in una dimensione fluida e in continuo fermento.

Scrive in proposito Giovanna Cosenza, docente del Dipartimento di Comunicazione dell’Università di Bologna, nel manifesto da lei stilato per l’evento: “Sono molte le reti di cui è fatta la contemporaneità: biologiche, neurali, elettriche, ferroviarie, televisive, matematiche, telematiche… Ma la Rete per antonomasia oggi è Internet. E se dici network, tutti aggiungono social e pensano subito alle comunità virtuali. (…) Di quante persone è fatta una rete? L’antropologo inglese Robin Dunbar dice al massimo centocinquanta: entro questa cifra tutti si conoscono di persona, anche se solo di vista e con scambi saltuari. Ma su Internet le reti possono essere molto più affollate: migliaia di contatti, o addirittura decine e centinaia di migliaia per le celebrities. (…) La soglia dei centocinquanta diventa mille per Kevin Kelly, il celebre studioso di cultura digitale cofondatore di Wired. Dopo mille siamo nella folla: un insieme caotico di persone che perdono di vista le relazioni uno a uno, fondamentali perché una comunità funzioni. (…) Ed è sulla stessa base che oggi chiunque può far nascere da un’idea, piccola o grande che sia, prima una comunità e poi un lavoro, un’impresa, un cambiamento politico e sociale, un progetto avveniristico. Sapendo fare rete si può”.

I PROGETTI

“FOV01” di Marco Mendeni

Marco Mendeni gioca con gli errori di un mondo che sembra non averne. Gli ambienti di programmazione dei videogame sono alla continua ricerca della mimesi, versioni sempre più aggiornate ci stupiscono con la somiglianza e la fruizione sempre più dettagliata della rappresentazione. Marco Mendeni sovverte questa percezione, ci mostra un mondo, per assonanza il nostro, che aspetta conturbante. (Michela Malisardi)

“Progetto Lucina” di Marco Morandi

Wunderkammer come conservazione dello stupore, del bello che parte da una concezione oggettiva per giungere a quella soggettiva. Morandi ce ne propone una pienamente calata nel nostro spirito del tempo. Luci, lampade, colori, musica, oggetti da cucina, design per un ambiente interattivo che, grazie alla concertazione degli elementi creerà quella che lui stesso definisce una “partitura di luci”.(Michela Malisardi)

“Vanish” di Daniel Schwarz

Per Daniel Schwarz il video sembra costituire uno spazio potenziale, in cui costruisce architetture effimere e prive di circoscrizioni spaziotemporali; impalcature immateriali che si stagliano in un buio cosmico, vuoto metafisico che amplifica la loro evanescenza e le inghiottisce nella sua profondità. Attraverso le possibilità dell’elettronica, Schwarz campiona le superfici di materiali quali legno, ghiaccio e metallo, per poi farne le textures delle sue strutture seriali e minime in cui l’organico variega la fredda sintesi geometrica. (Pasquale Fameli)

“Multi_Escape” di Monoiz + Escrauva

Le interrelazioni sinestetiche costituiscono il nucleo essenziale della tecnologia contemporanea, e MULTI_ESCAPE di Monoiz+Escrauva gioca proprio sulle possibilità di interazione tra forme visive e frequenze sonore, poste in dialogo nella continuità di un flusso generativo. Un reciproco rispondersi di geometrie luminose e campionamenti rumoristici che si configura come processo aperto, ininterrotto, di imprevedibile progressione, e che conduce il fruitore in un viaggio psichedelico a un passo dalla vertigine. (Pasquale Fameli)

“Appunti per un novissimo bestiario #9” di Fedra Boscaro e Tommaso Arosio

Ongoing project, arricchito da continui contributi di provenienza eterogenea. Un lavoro che, grazie alla contingenza fra corpo reale e corpo virtuale a confronto e sovrapposizione, mostra inequivocabilmente la lontananza fra le due dimensioni, confutando la relazione indicale supposta fra oggetto fisico e sua rappresentazione bidimensionale. (Federica Patti)

“Installazioni” di Francesca Pasquali

“Neoismi”, alte citazioni da repertorio contemporaneo. Gli stilemi cosmogonici, policromi e polimaterici si gonfiano, aggiungendo l’elemento quadrimensionale alla triade: punto, linea, superficie. Poi la moltiplicazione smisurata degli elementi di derivazione plastica, ammassati ad implodere in forme chiuse, attualizza la valenza critica delle poetiche Junk e Neorealiste. (Federica Patti)

Parola ai curatori

Pasquale Fameli: Attraverso il lavoro di selezione da noi compiuto nel corso degli ultimi mesi, è stato possibile venire a contatto con realtà artistiche emergenti di rilevante interesse. Ho notato in molti dei progetti presentati, la necessità di una semplificazione di linguaggio, la ricerca di una freschezza e di una immediatezza espressiva tali da favorire più produttivi contatti con il fruitore, e maggiori capacità di coinvolgimento rispetto alle modalità attraverso le quali l’arte elettronica si presentava nei primi anni della sua esistenza. Ritengo che un’arte che parte dal basso e che sfrutta in maniera diretta i mezzi tecnologici riscattandoli dalla loro mera funzionalità, non possa non veicolare quel vitalismo e quell’energetica stimolazione poli-sensoriale che già il Futurismo professava e difendeva. Certo, i futuristi non avevano ancora i mezzi di oggi, ma è in tutte quelle loro lungimiranti e pressoché profetiche intuizioni che troviamo i semi della postmodernità, oggi germogliati in un rizoma, per dirla con Deleuze, costituendo una rete di idee in movimento continuo.

 Michela Malisardi: “Una rete sociale (in inglese social network) consiste di un qualsiasi gruppo di individui connessi tra loro da diversi legami sociali”. La definizione da cui parto proviene proprio da uno degli esperimenti meglio riusciti, Wikipedia, quarto sito più visitato al mondo. È la prova tangibile che le teorie sulla globalità interconnessa sono entrate definitivamente nella prassi comunicativa quotidiana, allargata e normalizzata. Informare, tenere in contatto, gestire, raggiungere, aggiornare, creare, imparare, innovare e molto altro, sono azioni entrate attivamente nel servizio offerto dal circuito delle reti social, un elenco che solamente dieci anni fa avrebbe fatto pensare a qualche film di spionaggio fantascientifico.

Oggi, la congiuntura storico-tecnologica alla quale siamo giunti suggerisce una babilonia di linguaggi dove tutto è raggiungibile, la contaminazione fra sensi e codici è ormai inevitabile. La selezione artistica firmata RoBOt 05 vuole interagire con il sempre più nuovo flusso comunicativo, con le nuove possibilità mediali, provocare i numeri di Dunbar e Kelly, coinvolgere e comunicare. RoBOt 05 suggerisce un approccio sinestetico al linguaggio artistico, tra multimedialità e percezione, tutto giocato sui binari di una rete in continuo ed inarrestabile avanzamento. Foreste interattive, o una wunderkammer dipinta di luce, mapping su paesaggi urbani, vecchi materiali, materici e pesanti, e nuovi media in un dialogo 2.0, videogiochi malfunzionanti e molto altro, per costruire una pubblica, interconnessa e creativa rete”.


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