Tra il 2001 e il 2011 il numero delle persone che vanno in crociera è cresciuto in maniera esponenziale e si concentrano per circa il 90% in quattro porti principali: Venezia, Civitavecchia, Savona e Genova. Sono gli ultimi dati elaborati dall’Osservatorio dell’Ente bilaterale nazionale per il turismo (Ebnt), dai quali emerge che dall’inizio del duemila vi è stata un’esplosione del traffico crocieristico nei porti italiani; come contro, però, gli indicatori turistici primari come il flusso dei vacanzieri, la ricettività (alberghi e strutture similari) e i lavatori di questo comparto, hanno avuto una certa flessione.
Secondo l’Osservatorio, infatti, considerato 100 il totale del valore della spesa dell’intero comparto crocieristico (diretto, indiretto e indotto), solo il 3,8% va all’ospitalità (alberghi e altre strutture ricettive), il 6,2% al commercio, il 13,4% al sistema dei trasporti compresi i cruise operators, mentre il 37% va al settore manifatturiero, con la cantieristica in prima fila, con ricadute molto marginali per le attività turistiche, enfatizzate anche dalle retribuzioni unitarie, che sono le più basse di tutto il comparto.
Lo stesso presidente dell’Ebnt, Alfredo Zini, si dice preoccupato nel constatare che le attività turistiche e alberghiere nei principali scali crocieristici non seguano affatto le dinamiche dei transiti, ma fatichino nonostante l’aumento delle navi, come si stesse creando un effetto di sostituzione delle crociere rispetto al turismo tradizionale.
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