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Cam Me, l’evoluzione dei selfies – (F)reflex

Creato il 13 maggio 2014 da Signorponza @signorponza

Nuovo appuntamento! Siete carichi? Siete pronti? Beati voi.

Comunque. Oggi vorrei parlare di un argomento che è veramente nuovo e su cui studio aperto non ci ha mai fatto un servizio: i selfies. Non sto nemmeno a parlare di cosa sono e di come siano nati, fa così flickr 2010. Favoriamo l’immagine della settimana.

Selfie time e duckface

Se avete curiosità morbosa di chi sia questa gnocca paura fatevene una ragione che tanto non ve la smollerà mai, è troppo menosa. E a chi se lo stesse chiedendo, la giacca è di Pinko. Andiamo avanti.

Il problema di tutte le persone con un ego troppo impegnativo, è che a volte non ci sta tutto nell’inquadratura. L’ego E la faccia. Soprattutto la faccia. Per esempio, io che ho – tra i tanto pregi – anche un naso che può essere usato per parcheggiarci la Smart, avrei bisogno di un braccio molto, molto lungo per poter riuscire a fare una buona foto con la giusta inquadratura che mi renda giustizia che sia perfetta con effetto “valencia” e che possa essere messa su istagram per tirare su almeno cinque LIKE. ed è già grasso che cola.

Per ovviare a questo malessere, il più delle volte mi sparo i selfies nell’ascensore. Adesso che vivo in un condominio, ho finalmente capito perché ci hanno piazzato gli specchi dentro. Per i selfies. Certo, io che vivo all’ultimo piano (gne gne) ho più tempo per prepararmi, se vivete al primo sono cazzi vostri, il più delle volte verrete male, ma male male; non c’è nemmeno il tempo di capire quale sia il lato migliore (anche se ognuno dovrebbe sapere quale sia, al pari delle Ave Maria). La rivoluzione, che io metto sullo stesso livello del silk epil effetto ghiaccio, è l’app CAM ME. Non potete capire quanto possa migliorare la qualità della vita ora che è possibile farsi gli autoscatti senza dover tirare il braccio e il collo tantissimo. Tanto per cominciare, basta coi torcicollo. O basta con fronti tagliate a metà e menti incompleti, stop, au revuar. Ora basta avere un palmo e un pugno e il cellulare fa la foto, perchè riconosce questi due gesti e fa partire automaticamente il conto alla rovescia. Roba che io adesso in qualsiasi angolo piazzo l’iPhone e via che passa la paura. Ho una serie di scatti di me sulla tazza del cesso di cui vado molto, molto orgogliosa, perchè hanno un’inquadratura molto ampia, cosicché si capisca che io sia effettivamente sulla tazza. Prima invece, c’era sempre questo fastidioso alone di mistero, “sarà seduta per finta o per davvero?“. Ora le cose sono cambiate, oh yeah.

Avrei voluto favorire le immagini della stessa ragazza della foto sopra in posizione più estesa e dopo aver utilizzato cam me, ma purtroppo il suo agente mi ha iniziato a chiedere soldi per lo sfruttamento delle immagini, e dato che il Signor Ponza è un braccino corto, ci dovremo accontentare di quest’unica immagine tratta da un selfie old style. Eh vabbè.

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Il post Cam Me, l’evoluzione dei selfies – (F)reflex, scritto da Wannabefre, appartiene al blog Così è (se vi pare).


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