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Cambiale Europa

Creato il 20 dicembre 2013 da Albertocapece

debitopubblico1Anna Lombroso per il Simplicissimus

Ma si in fondo, dice l’Europa, è sufficiente e necessario rinunciare a un po’ di sovranità per stare bene: gli Stati da soli non contano nulla e non possono nulla.

Dopo tutti i tagli imposti dalla scelta di austerità, ormai abbiamo ben poco cui rinunciare. Ma ai padroni europei importa soprattutto l’abiura non solo simbolica a poteri, funzioni, discrezionalità, in modo che si possa conseguire il traguardo di società senza Stati, di popoli senza diritti, di paesi senza democrazia, in modo che le genti siano retrocesse e eserciti sbandati e manovrabili. Disturbano il manovratore i fermenti di disubbidienza, spesso paradossali, che il fronte della critica frastagliato e vario, affiora come un fiume carsico e ribolle come lava intorno a differenti battaglie: lobby ridotte a sfasciati ribellismi, sindaci di vari partiti contro il partito del sindaco, malati, senzatetto, gli strangolati dalle banche e i  bancari regrediti a precari, disoccupati senza garanzie e occupati altrettanto a rischio, pensionati affamati e genitori che non possono pagare la mensa dei ragazzini. Tutti davide che sbagliano la mira della fionda, contro lo Stato farraginoso, burocratizzato, inadeguato, sanguisuga, biscazziere e bacchettone, invadente e latitante, vorace e feroce e quindi esposti alla tentazione di preferire il privato al pubblico, come se cambiare padroni o la loro nazionalità  potesse fare il miracolo di riportare il benessere intuito, annusato e perduto.

Eppure l’welfare di ieri, l’istruzione di ieri, l’assistenza di ieri, i servizi di ieri, le garanzie di ieri li avevamo ottenuti grazie e non malgrado uno Stato giovane, molto diviso da disuguaglianze e differenze, arcaico ancorché recente. Eppure converrebbe andare a fondo sui processi aberranti che hanno  fatto dello Stato e del sistema democratico un corpaccione intorno al quale si affaccendano freneticamente vermi e parassiti, togliendogli forza e linfa, divorando quel che resta dopo i tremendi appetiti della corruzione criminale, perché conviene una macchina senza motore e senza carburante, da fare a pezzi anche grazie a solerti rottamatori interni, intenti a cancellare speranze di sviluppo, echi di conquiste, speranze di rinnovare garanzie.

La mistificazione della governance europea dietro alla quale si agita solo l’imperialismo finanziario e politico trova un humus favorevole qui, dove il profitto di pochi inteso a ridurre il reddito di molti insieme alla possibilità di esprimersi, tanto che si evitano le contese elettorali o le si riducono a stanche liturgie, qui, nell’aerea ormai più subalterna e dipendente dell’eurozona, qui dove l’aspirazione del ceto di governo è di far parte delle sovranazionali propaggini dei centri di potere americani,  che hanno alimentato il gangsterismo bancario e speculativo, qui dove la manomissione dalla Carta Costituzionale è il necessario preambolo per il commissariamento definitivo.

L’unione bancaria che ha reso superflua l’unione politica per far diventare ininfluenti Stati e popoli ci ricorda che il sogno dell’unione dei lavoratori e degli sfruttati è quello che ha fallito, quello tradito.

 


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