La prima volta che l'ho preso in mano ho provato stranissime sensazioni.
Ero abituato a tutt'altro spessore, tutt'altra lunghezza, e onestamente mi sentivo anche un po' imbarazzato a doverlo maneggiare con così tanta assiduità. Inizialmente ero totalmente spaesato, lo ammetto, però non era male, mi ci trovavo piuttosto bene.
L'idea, quando me la presentarono durante una notte alcolica, mi piacque assai. Certo, cambiare sarebbe stato faticoso, avrebbe comportato tanto, tanto, sudore ed esercizio, diciamo ci voleva un po' di manualità, ma non mi son tirato indietro; anzi, mi ci son praticamente proposto io, ci ho messo la faccia e ho detto «Sì, son disposto a cambiare!»
I presenti inizialmente si trovarono spiazzati da questa mia dichiarazione, e solo in seguito reagirono bene, anzi mi incitarono. Prima o poi i cambiamenti sono necessari.
Ricordo quando all'età di quindici anni presi quell'altro per la prima volta in mano. Mi sembrava grandissimo, non ne avevo visti tanti di persona, anzi, praticamente nessuno, ed era un mondo inesplorato, tutto nuovo per me. Con il tempo son diventato davvero bravo, potevo passare ore a gingillarmi con esso senza sentire il minimo sforzo e provocandomi un piacere immenso. Tante volte l'ho fatto in pubblico, e la gente applaudiva e ammirava le mie prodezze.
Da oggi invece dovranno ammirarmi mentre terrò in mano qualcosa di molto più grande, per certi versi più complesso, ma non ho bisogno di una gran scuola, una volta che prendi la mano la strada è più o meno tutta in discesa, questione d'allenamento.
Faticherò di più, aumenteranno i calli nelle mani, ma dicono che sulle ragazze eserciterò un maggior fascino - non che ne abbia bisogno - probabilmente perché uomini con uno strumento così grande tra le mani se non se ne vedono così tanti in giro.
Però, anche se ora sto suonando il basso in un gruppo, continuerò a tenere nel mio cuore uno spazio unico e indelebile per quel meraviglioso strumento chiamato chitarra.