Cambiare le regole per il congresso del partito democratico: ma no non ci voglio credere

Creato il 30 aprile 2013 da Antonioriccipv @antonioricci

Come ho scritto si è insediato il governo Letta a cui tutti auguriamo di risolvere almeno alcuni nodi centrali per il nostro paese e magari cambiare la legge elettorale.

Diverso è il tema della discussione interna al partito.

Qui penso che sia necessaria una franca e aperta discussione, anche dura ma aperta.

Fisiologicamente ci sarà poi un congresso.

Certo non sarebbe accettabile un cambiamento delle regole congressuali proprio in questo momento, ovviamente.

Soprattutto se i cambiamenti fossero questi:

Il Congresso slitterà a ottobre e si terrà tra i soli iscritti al Pd, senza più quell’apertura di senso (le larghe intese con i cittadini) che le primarie rappresentano (o rappresentavano).

Il problema è che una simile impostazione cambia completamente l’assetto e il profilo del Pd. Invece di ripartire dall’albo degli elettori, una base elettorale ampia che si può rinnovare con poca fatica, si ritorna all’antica tessera. Che di per sé non sarebbe un problema, se non desse adito alle dinamiche che conosciamo benissimo, alle «filiere» e alle «cordate» che si sviluppano a ogni congresso in tutto il Paese.

L’inversione a U di questi giorni sta per essere completata: archiviata la coalizione, ‘dimenticati’ gli elettori delle primarie, stigmatizzati gli stessi parlamentari eletti con le primarie (definiti «indisciplinati» da Enrico Rossi, ieri), si pensa a un congresso chiuso, in cui si scelga un leader funzionale al governo Letta e alla eventuale candidatura di Renzi per le prossime elezioni.

C’è solo un piccolo particolare: se le elezioni non sono prossime, com’è parso di capire ascoltando Letta ieri, non si capisce bene perché Renzi debba abbandonare uno dei suoi cavalli di battaglia (le primarie e l’apertura che portano con sé) per quello che sembra essere solo un calcolo tattico, che potrebbe tra l’altro rivelarsi fallace. D’altra parte, non si capisce perché il Pd, che avrebbe bisogno di tutt’altra iniezione di energie e di partecipazione, debba scegliere la strada della chiusura e della conservazione di se stesso. O forse lo si capisce benissimo.

Sono domande che di per sé valgono un Congresso e che è giusto farsi ora”.

Ipotesi talmente assurde che non voglio neppure prenderle in considerazione.

E voi?



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