Magazine Cultura
L’editoriale di questo mese si ispira ad una storia vera, la storia di una mia amica e dei problemi che ha vissuto con il figlio in una fase critica, come può esserlo l’adolescenza. Una storia che lascia sulla pelle la salsedine e nelle narici l’odore del mare. Non un mare qualunque, ma il mare della vita.
Difficile non notare quanto questa storia vera, sia in realtà una storia comune, la storia di un ragazzo che, complice un’amicizia (o forse dovrei dire una frequentazione) sbagliata, ad un certo punto, nonostante sia sempre stato molto seguito dai suoi genitori,perde la bussola tra le onde di un mare in tempesta ed inizia ad andare alla deriva in acque sconosciute e ricche di insidie.
Può accadere a chiunque. Anche nelle famiglie “migliori”. Inutile negarlo.
Per circa due anni, questo ragazzo si è visto impegnato, suo malgrado, in una lotta dove identificava i suoi genitori come avversari. Avversari il cui unico intento era salvarlo, tirarlo fuori da quel mare che si faceva sempre più tempestoso. Due anni in cui nessuna delle due parti si è arresa e lui si lasciava trascinare da chi credeva amico. Ed ovviamente amico non era. E neanche alleato.
E cosa possono fare due genitori che vogliono salvare un figlio a tutti i costi? Prendere forse la decisione più difficile e per qualcuno più dura: gettarlo nel mondo, lontano da loro, lontano da quel falso amico che stava dirottando tutta la nave.
L’unica alternativa più immediata è stato imbarcarlo su navi mercantili, dove la forza lavoro è sempre ricercata, non sempre pagata e dove non tutti sono disposti ad offrirla. Perché lavorare su una nave per mesi, sembra restringere il mondo a qualche centinaio di metri quadri di ferro. I genitori lo avrebbero fatto imbarcare anche a costo di dover loro pagare la compagnia (testuali parole della mia amica), ma per fortuna non è stato necessario arrivare a tanto. Dopo due anni, erano intenzionati più che mai a tentare il tutto per tutto per amore di quel figlio.
Tempo qualche settimana di distanze enormi e di silenzi, qualcosa accade. Il ragazzo, prese le distanze da tutto e da tutti, si rende forse conto di essere parte del mondo, seppure in uno spazio ristretto. Affronta onde anomale con relativi danni, costeggia Paesi dove è un rischio scendere a terra, si inoltra nel non sempre facile cammino dei rapporti umani. E’ un mondo ben diverso dal porto da cui è partito. Un mondo che offre gioie e dolori e la possibilità di rendere tutto un’esperienza di crescita e non una spiaggia in cui arenarsi. Inizia quindi a correggere la sua rotta e la prima persona con cui riprende i contatti è sua madre. La stessa madre alla quale dice che non deve preoccuparsi per lui perché tutti i loro “combattimenti” gli sono serviti.
Mentre ascolto questa storia che qui descrivo restando il più possibile nel vago, mi rendo conto di quanto sia difficile essere genitori, di quanto tutti possono mettere potenzialmente al mondo dei figli e questo non basterà a renderli genitori veri. Mi travolge come uno tsunami, per restare in tema, la dimostrazione d’amore più grande che è crescere i figli con immenso amore ben dosata a doverosa fermezza. Perché un figlio non si perde quando lo si mette in condizioni di lasciare la propria casa, lo si perde quando gli si consente di “non crescere”.
Forse tutti abbiamo attraversato un momento in cui voler restare un po’ bambini. Ma il mare della vita riserverà per tutti onde sempre più alte da affrontare. E per affrontarle è necessario crescere come quelle onde, fino a cavalcarle.
Ciò che questa storia mi insegna e conferma è che correggere la rotta si può. Per qualcuno basta volerlo, per altri è necessario un brusco risveglio, spesso frutto di un grande atto di coraggio.
Ora il ragazzo è un giovane uomo nel bel mezzo del mare della vita. Solca i mari su navi comandate da altri, ma chissà? Un giorno forse anche lui comanderà una nave. La nave che è la vita e di cui sarà pronto a prendere i comandi per raggiungere nuovi porti. Un po’ sarà stato merito suo, un po’ merito di genitori che non lo hanno abbandonato. Mai.
A lui e a tutti coloro che avranno il coraggio di cambiare/correggere la rotta, auguro buona fortuna… Anzi, no!Buon vento!
By Lisa
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