Il Milan arranca, le romane crollano e l’Inter accorcia le distanze grazie a un insolito goleador, Esteban Cambiasso: è lui l’uomo in più di Leonardo. A segno contro il Napoli nel giorno dell’Epifania, lì perlì si era pensato a un piacevole imprevisto, e invece il «Cuchu» (così detto per via della somiglianza con Cuchuflito, popolare personaggio televisivo argentino negli Anni 80) si è ripetuto nella trasferta catanese, rimontando il gol di Gómez con una doppietta da attaccante di razza.
Come Alfredo di Stéfano, di cui non vanta certo le doti tecniche e tattiche ma il palmarès sì, ed anzi in quest’ambito è Cambiasso a primeggiare con ventidue «tituli» (inclusa la Coppa del Mondo per club recentemente vinta) a ventuno. Numeri alla mano, nessun calciatore argentino ha vinto più di lui nella storia, e pensare che il Cuchu aveva incominciato con la palla a spicchi. Figlio di Carlos e Tita, il primo cestista nel GEVP (Gimnasia y Esgrima de Villa del Parque, la squadra del quartiere), la seconda giocatrice di cestoball,il più piccolo dei Cambiasso faceva il playmaker e sognava di sfornare assist in un palazzetto dello sport gremito.
Fortunatamente per lui, per l’Inter e soprattutto per un Leonardo cui non sarebbero stati consentiti passi falsi, il fratello maggiore Nicolás lo spinge a provare il calcio nel Club Social y Deportivo Parque, squadra in cui ha mosso i primi passi gente del calibro di Redondo, Tévez, Gago e Riquelme. Evidentemente ad Esteban l’erba piaceva più del parquet, e così ad undici anni segna l’ultimo canestro ed inizia a dedicarsi unicamente al fútbol con risultati sbalorditivi, tanto che il Real Madrid lo porta in Spagna assieme al fratello Nicolás quando ha appena 15 anni, prelevandolo dall’Argentinos Juniors. Dove scovano questo promettente «volante»?
Al Torneo di Tolone del 1996, in cui Cambiasso gioca un partita appena da titolare, contro la Colombia nella finalina, sufficiente però a convincere gli osservatori delle Merengues. Perché? Semplice, Esteban non aveva ancora compiuto sedici anni, ed il torneo era riservato agli under 21. La sua presenza, però, fu dettata dal caso: José Pekerman, selezionatore dell’argentina Under 20, era intenzionato a chiamare i componenti della squadra che l’anno prima aveva sconfitto il Brasile nella finale della decima edizione del Campionato mondiale di calcio Under 20, tenutasi in Qatar.
Alcune squadre, però, posero il veto sulla convocazione dei propri giocatori, e così Pekerman scelse tre ragazzi dell’Under 17 cui regalare la tanto ambita vetrina. Prescelti, oltre al Cuchu, «el Payaso» Aimar e Sixto Peralta, bidonissimo visto in Italia con le maglie di Torino ed Inter. Già, l’Inter, che dal collezionare i Peralta ed i Vampeta è passata a conquistare gli scudetti e le Champions League. Cambiasso, preso a parametro zero dal Real Madrid perché troppo poco glamour per far parte dei «Galacticos» e definito da Moratti «il miglior affare della mia gestione», è la miglior spiegazione di questa metamorfosi. Leonardo ringrazia.
Antonio Giusto
Fonte: Guerin Sportivo.it