Magazine Cultura
Ripartirà il trito refrain berlusconiano, poi grillino e ora renziano
del lasciamolo lavorare, diamogli una possibilità, siete i soliti pessimisti e tutto perché non si legge non dico tra le righe ma
neanche le righe più fumose, ci vuole esercizio a vedere nel fumo, scritte
per annebiare la vista a tutti per non prendere impegni con
nessuno che altrimenti si dividerebbe il fronte della vittoria che conta più dell’oggetto conteso. Diritti civili? Ci pensiamo dopo. Uguaglianza? Non essere ideologico. “Tanto par bella la lode del vincere,
indipendentemente dalla cagione, dallo scopo per cui si combatta!”
diceva Manzoni, "Vincere e vinceremo", diceva un altro, meno letterato, tempo dopo. Già vedo un deja vu, unica lungimiranza nel paese del girotondo, mi preparo alle accuse di
disfatta perché non ho tifato a sufficienza, perché non ci ho
creduto fino in fondo al mirabile progetto, come
se avendo l’obiettivo di percorrere la distanza da A a B mi
accorgessi mio malgrado che l’errore è sempre stato voler
testardamente raggiungere B e non tornare ad A, cambiando verso,
appunto.