CambioCanale Sanremo Edition S01E01: ouverture e colpi di scena

Da Halfblood @halfblood

Come ogni anno la Rai, Radio Televisione Italiana, si agghinda di tutto punto per l’Evento televisivo con la e maiuscola, la regina delle kermesse, il festivàl della canzone italiana, che accompagna le serate italiane dal 1950, trasmesso in pompa magna sul Programma Nazionale in Eurovisione.

Questa LXIV edizione, la seconda consecutiva e la quarta in totale sotto la conduzione di Fabio Fazio – che ha rinnovato la scelta della Littizzetto come madrina -, ha visto un esordio piuttosto turbolento.

Dopo una simpatica apertura, il cosiddetto pre festival, curato da Pif (che ha veramente fatto il botto con Il Testimone su MTV) e che troviamo qui con la stessa freschezza e schietta ironia, il più antico agone canoro della televisione mondiale può avere inzio.

Buio. Si alza il sipario. Si riabbassa. Fazio esce dal nulla, denunciando il primo e il più insignificante degli inconvenienti della serata. Dopo un “riflessivo” sermone d’apertura ecco che tra il pubblico si levano delle urla: due lavoratori di una non altrimenti nota industria campana minacciano di gettarsi di sotto, ed è subito Sanremo 1995 il revival.

Con fermezza e totale assenza di teatralità (ricordiamo e/o conosciamo tutti la scalata dell’Arison di Pippo Baudo) Fazio riporta l’ordine e promette di leggere la lettera portata dai due.

Subito i tabloid e il popolo della rete mormorano che sia tutta una scena studiata apposta, forse per evitare una ben più grave bagarre di Grillo? Chi lo sa. Sta di fatto che molti elementi fanno pensare a noi di flyingwords che non fosse un episodio così inatteso.

Terminato il momento di panico – che avrà fatto sussurrare a qualcuno che Questo festival non s’ha da fare- ecco che si entra nel vivo della serata, prima con la sobrissima entrata di Luciana (una cosa a metà tra uno spettacolo al Moulin Rouge e il carnevale carioca), poi con l’ingresso dei primi concorrenti, tra cui Arisa, Gualazzi, Frankie Hi-NRG e altri, su cui non mi dilungherò, raccomandando ai nostri affezionatissimi lettori di seguire le rubriche speciali della settimana e Pump up the Volume con i nostri eccellenti Raffy e Devis.

Tre gli spazi significativi della serata, uno il momento disagio. Partiamo da quest’ultimo: l’arrivo di Laetitia Casta e la scenetta di Fazio che – in una performance “barocca” ai limiti del kitsch – ha goliardicamente tentato di corteggiare l’ospite con un susseguirsi, estenuante per l’ascoltatore, di siparietti e performances canore degne di un cabaret anni ’50.

Situazione estremamente imbarazzante salvata da tre perle:
1. L’omaggio di Ligabue a De Andrè, veramente toccante e profondo – ma si sa, Fabrizio De Andrè è pur sempre Fabrizio De Andrè;
2. La performance di Raffaella Carrà, che si è scherzosamente tramutata in una sorta di anti-Sochi dell’orgoglio lgbt, e tutti a ballare e cantare come pazzi i grandi successi della Raffa Nazionale;
3. Father and son di Cat Stevens, che tra l’altro, ha visibilmente commosso anche lo stesso Fazio.

Una serata piacevole nel complesso, a parte qualche piccolo disguido iniziale, in cui l’elemento più interessante – come capita da qualche Sanremo a questa parte (cioè almeno da quando vinse Ranieri) – non è stata tanto la musica quanto tutto ciò che ci stava attorno, sapientemente gestito da Fazio e dalla Littizzetto che dopo un anno sono ormai di casa all’Ariston e permettono per il 64esimo anno di fila di coronare Sanremo come evento cardine della TV italiana.


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