Emma Crocetti è la figlia di un proprietario d’hotel; è un’appassionata di cinema e si diletta di regia con i suoi due amici Guido e Tonino. Desiderosi di sfondare nel mondo della regia, il terzetto costituisce la cooperativa “La svolta” e decidono di girare un reality ante litteram piazzando una telecamera all’interno delle stanze dell’albergo. Messo assieme del materiale amatoriale con l’uso di mezzi di fortuna, i tre presentano parte del loro prodotto ad un regista ormai in disarmo, il commendator Achille Mengaroni che possiede anche una casa di produzione, la Ursus.
Le svedesine riprese a loro insaputa
Quello che i tre non sanno è che l’uomo è pieno di debiti ed inseguito dai suoi creditori; Mengaroni dopo aver visionato il materiale fiuta tuttavia il colpo e suggerisce ai tre di ampliare i filmati in loro possesso aggiungendo delle altre scene e contemporaneamente di strappare agli ignari protagonisti il consenso all’utilizzo delle immagini. Nasce così un autentico reality nel reality, con protagonisti Fausto e Flaminia. Il primo è un netturbino, mentre la donna lavora in una scuola guida.
Come in un reality….
Alla ricerca di una sistemazione Flaminia decide di sposare il proprietario della scuola, il corpulento e manesco Cesare De Blasi. Così loro malgrado Fausto e Flaminia sono costretti a frequentarsi e ben presto la passione tra di loro rinasce. La morale che se ne ricava è che nella vita prima o poi l’amore e i veri sentimenti trionfano. Diretto da Mario Monicelli nel 1981 Camera d’albergo è un prodotto incolore e insapore.
La proiezione del film amatoriale
La scarsa vena di Monicelli (anche i grandi alle volte fanno errori) la si nota in tutto il film, nella mollezza di un soggetto francamente abbastanza banale (anche se sceneggiato da Age e Scarpelli e dallo stesso Monicelli) e sopratutto nella piatta recitazione di tre grandi protagonisti del cinema italiano, Vittorio Gassman, Enrico Montesano e Monica Vitti. I tre personaggi a loro affidati, rispettivamente il regista squattrinato Achille, il netturbino dai buoni sentimenti Fausto e la scontenta Flaminia sembrano taglliati con l’accetta e sono anche mal caratterizzati, segno dell’abulica volontà dei tre attori alle prese con un film in cui probabilmente non credevano.
Monica Vitti, Flaminia Enrico Montesano, FaustoVittorio Gassman, Achille
Il soggetto debole, le lunghe sequenze girate in albergo, le banali storie riprese dai tre improvvisati registi fanno il resto; banalissima la sequenza delle svedesine nude che alla fine scoprono la telecamera nascosta e anche tutte le altre storielle appiccicate senza molta credibilità al film che si snoda noiosamente fino ad un fianle che è quanto di più banale uno si possa aspettare.
Un vero peccato, perchè Monicelli ci aveva abituato ad uno standard di ben altro livello. Quello che colpisce maggiormente è la conduzione scialba di un film che già nelle premesse appare scontato, vista l’interazione tra la storia dei due ex amanti che riscoprono se stessi e le storielle molto prevedibili che i tre registi girano all’insaputa dei protagonisti. Così la moglie vergine e i vari personaggi ripresi in stile Grande fratello, mentre fanno abluzioni o canticchiano opere liriche, mentre espletano le loro necessità fisiologiche oppure attentano alle vrtù delle cameriere appaiono molto sgradevoli e assolutamente prive di fascino. Le gag o le battute francamente sono davvero discutibili; un esempio è il dialogo tra Flaminia e Cesare:” Sai, per un momento ho pensato che tu mi avessi sposato per il mio nome…” “Perchè?” “Perchè mi chiamo Flaminia, come l’autovettura” Con questo genere di battute ovviamente non si va lontano, nemmeno con le gag delle botte da orbi e con le trite altre che scorrono sullo schermo.Un film che segue tutti…
Il voyeurismo reality raramente ha avuto tocchi di finezza, proprio per le sue caratteristiche specifiche, ovvero lo scavare nell’intimo delle persone alle prese con le piccolezze della vita quotidiana. Con queste premesse, senza una trama convincente e con attori assolutamente fuori parte o svogliati era inevitabile il fallimento del progetto. Monicelli non mostra mai, in nessun momento,il suo leggendario talento e il suo spirito corrosivo anche se va detto molti spettatori del film, all’epoca, lo assolsero quasi con formula piena. Ma un periodo di crisi è assolutamente comprensibile; non dimentichiamo che l’anno precedente il grande regista toscano aveva avuto un’altra battuta d’arresto con Temporale Rosy,con protagonisti Faith Minton e Depardieu impegnati in una storia d’amore ambientata nel mondo del catch, mal riuscita e bizzarra.
Flaminia dopo lo scippoPer fortuna Monicelli ci regalerà nel 1982 Il Marchese del Grillo che rimane una delle sue perle più preziose. In definitiva Camera d’albergo non vale una visione, anche se ovviamente resta una spalla sopra tutte le boiate che vennero prodotte purtroppo a partire dal 1979 in poi.
Camera d’albergo,un film di Mario Monicelli. Con Enrico Montesano, Monica Vitti, Vittorio Gassman, Gianni Agus, Fiammetta Baralla,Franco Ferrini, Nando Paone, Tommaso Bianco, Roger Pierre, Luciano Bonanni, Ida Di Benedetto, Néstor Garay, Beatrice Bruno, Daniele Formica Commedia, durata 99 min. – Italia 1981
Vittorio Gassman: Achille Mengaroni
Monica Vitti: Flaminia
Enrico Montesano: Fausto Talponi
Roger Pierre: Cesare De Blasi
Béatrice Bruno: Emma
Ida Di Benedetto: Moglie vergine
Néstor Garay: Cesare Di Blasi
Gianni Agus: Se stesso
Franco Ferrini: Gianni
Daniele Formica: Aldo
Jacques Ciron: Vittorio
Nando Paone: Guido Bollati
Paul Muller: Hans
Isa Danieli: Maria
Fiammetta Baralla: Tassista
Tommaso Bianco: Sergio
Regia Mario Monicelli
Soggetto Agenore Incrocci, Mario Monicelli, Furio Scarpelli
Sceneggiatura Agenore Incrocci, Mario Monicelli, Furio Scarpelli
Produttore Luigi De Laurentiis, Aurelio De Laurentiis
Distribuzione (Italia) Filmauro
Fotografia Tonino Delli Colli
Montaggio Ruggiero Mastroianni
Musiche Detto Mariano