Difficile che Renzi riesca a far cambiare verso alla UE profittando della presidenza italiana. Non c’è solo la Merkel, a deprimere l’ottimismo del rottamatore si è messo di buzzo buono anche Cameron. La vacanza delle Istituzione rischia infatti seriamente d’impaludare il semestre italiano nello stallo decisionale assoluto. I giochi andranno per le lunghe. Gli inglesi vogliono uscire ed al contempo vogliono contare sempre di più condizionando le nomine degli organismi europei. Sanno che gli conviene restare in Europa, ma temono di abbandonare la casa madre americana. Affari e finanza della City non si conciliano con direttive ed ingerenze della Commissione, rinunciare però ad un mercato vicino per fidare tutto nelle speranze d’oltreoceano non è una prospettiva convincente. Gli inglesi provano allora a fare quello che hanno sempre fatto, gli inglesi: profittare al meglio di ogni occasione senza cedere nulla in cambio. Alla stregua di una colonia, l’Unione deve dare e nulla pretendere da Sua maestà. Noi invece diamo e già tanto abbiamo dato, eppure restiamo sotto sorveglianza col rischio concreto di perdere del tutto la sovranità per un debito stretto al collo che può inabissarci se solo qualcuno lo decide. Nel novembre del 2011 c’han fatto vedere un’anteprima di quello che può accadere. Lacrime e sangue da tagli profondi par di capire s’aspettano ancora dall’Italia che neanche Renzi è in condizione di asciugare. Se il verso rimane questo, più che vendere belle parole che nessuno compra, dobbiamo imparare a rifilare minacce per ottenere vantaggi in cambio.
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