È terminata la scorsa notte alle ore 2 la prigionia dei due sacerdoti vicentini Giampiero Malta e Gianantonio Allegri e della suora canadese Gilbert Bussier.
I tre, sequestrati lo scorso 4 aprile al confine tra Nigeria e Camerun, erano stati portati via con la forza da una piccola missione cristiana a Tchere, 800 km a nord di Yaoundé. In questi mesi nessuno ha mai rivendicato il rapimento, anche se le autorità locali sospettano che dietro il sequestro dei sacerdoti e della suora ci sia il sanguinario gruppo islamista Boko Haram.
I tre ostaggi, liberati dall’esercito camerunense “in un villaggio nei pressi di Amchidé”, sono stati poi accompagnati dalle stesse truppe all’aeroporto di Maroua, a nord del Paese, con un aereo militare. Una fonte militare anonima afferma che “Abbiamo trascorso una settimana in Nigeria per i negoziati e ce li hanno finalmente consegnati la notte scorsa”.
Il Ministro degli Esteri italiano Federica Mogherini esulta: “Grande gioia e grande soddisfazione per la riuscita di un’operazione condotta magistralmente, grazie anche alla continua collaborazione tra i nostri servizi di informazione e l’Unità di Crisi della Farnesina”, sottolineando così l’importante contributo del nostro paese alla liberazione degli ostaggi.
La Mogherini, che ha sempre tenuto i contatti col Vaticano per aggiornarlo sulla questione, ha “prontamente informato” Papa Francesco che, secondo padre Federico Lombardi, “fin dall’inizio aveva seguito la drammatica vicenda”.
I due sacerdoti italiani e la suora canadese sono rimasti nelle mani dei sequestratori per ben due mesi, ma alla fine hanno avuto fortuna, e non era affatto scontato che finisse così bene per loro. Questo, specie se i loro rapitori fossero realmente gli esponenti del feroce gruppo islamista Boko Haram. Autori di attacchi a chiese, villaggi e missioni cristiane, questi jihadisti si sono resi responsabili della morte di centinaia di persone negli ultimi cinque anni.
Una delle loro ultime infamie è il sequestro delle duecento ragazze nigeriane, prese con la forza in un liceo a Chibok lo scorso 14 aprile, che tuttora tengono prigioniere nonostante i vari appelli internazionali volti a liberarle. Non si sa attualmente quale sarà la loro sorte.