Ha aperto in sordina, a fine ottobre, questo grazioso ristorante a due passi da piazza Vittorio a Torino. Camilla’s Kitchen è un angolo di mondo che racconta il Piemonte, quel Piemonte a tavola che non è così scontato trovare, anche a Torino.
In cucina una certezza: Riccardo Ferrero, chef di esperienza internazionale che ha lavorato a Montecarlo, Saint Moritz e che per sei anni è stato alla corte di Gualtiero Marchesi per poi tornare, dal 2006 al 2012, a Torino a firmare la carta del Ristorante Del Cambio prima dell’era Baronetto. Torinese cresciuto in Liguria, Ferrero propone una cucina stagionale che rispetta la materia prima in un percorso semplice e riconoscibile, come racconta il menù del Camilla’s Kitchen, uguale sia a pranzo che a cena. “Faccio il cuoco – mi racconta Ferrero – per non perdere la tradizione e per far conoscere ai giovani alcuni piatti del territorio e come questi vanno cucinati”.
Il locale ha 39 coperti, due sale, un arredamento ospitale che ti accoglie come in una casa. La cucina, a vista, appena dietro al bancone nella sala di ingresso, è il laboratorio creativo di Riccardo Ferrero che riflette la sua spiccata vocazione per la piemontesità. Al Camilla’s Kitchen, tutto – a eccezione di olio, pesce e pasta di Gragnano – è infatti di provenienza regionale.
Il menù cambia stagionalmente e offre una o due portate da scegliere in una rosa di quattro o cinque piatti per ogni portata. Fra le tentazioni proposte ci sono i tajarin 40 tuorli al comodino delle Langhe oppure il filetto alla Vialardi, ma anche gli agnolotti quadrati di Torno ai tre arrosti, la finanziera borghese di Torino, il girello di manza affumicato al whisky con truset… Io ho assaggiato il vitello tonnato alla maniera antica e le tagliatelle alla farina di nocciole (di Pariani), cardo gobbo e crema di acciughe: due piatti abbondanti, ben equilibrati, solidi come la tradizione che rappresentano. Per la prima volta nella mia vita ho assaggiato il vitello tonnato preparato senza maionese, ma con le verdure di cottura della carne a cui si aggiungono tonno, acciughe, capperi, uova sode, olio extravergine di olive taggiasche. Buono.
L’attenzione per le materie prime è ai massimi livelli: lo racconta lo stesso menù che cita direttamente i produttori coinvolti. E così si scopre che la carne è del grande Silvio Brarda, il pesce di Giuseppe Gallina, gli insaccati dell’Agrisalumeria Luiset, i formaggi dell’Agriturismo Corbusier di Novalesa, i grissini del Panificio Patti di Biella e così via. Oltre alla scelta alla carta, da Camilla’s Kitchen esiste anche un menù degustazione che, con quattro portate e un amuse bouche a sorpresa, vini esclusi (anche a calice), è proposto a 36 euro. Attenzione, a pranzo coperto, acqua e caffè non si pagano. Un altro buon motivo per provarlo, no?