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Camille Claudel: Fragile Genio Incompreso

Creato il 03 agosto 2015 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Camille Claudel: Fragile Genio Incompreso

"Ha una natura profondamente personale, che attira per la grazia ma respinge per il temperamento selvaggio". Così Auguste Rodin (1840-1917) descrive Camille Claudel (1864-1943), sua musa e allieva di grande e purtroppo in parte inespresso talento. Una donna che rovina se stessa per amore, un amore "sbagliato" che la logora sempre di più fino a comprometterne l'equilibrio psicofisico.

Facciamo un passo indietro. Nella bottega di Rodin non è raro che alcune opere siano oggetto di produzione seriale; pertanto, prima vengono ideate dal maestro e poi realizzate, seguendo bozzetti di gesso, dai suoi allievi. In ognuna di queste è riportato il nome dello sbozzatore, circostanza che fa nascere spontanea la domanda: le opere sono di Rodin (che, a quanto pare, in questi casi difficilmente si "sporcava le mani") oppure degli sbozzatori? La risposta giunge rapida quanto il quesito appena posto. Ho fatto un po' di ricerche e ne è venuto fuori che alcuni sbozzatori, i quali avevano continuato a realizzare lavori firmati Atelier Rodin anche dopo la sua morte, furono accusati di aver prodotto dei falsi. Un giudice particolarmente arguto concluse: "Mi sa che il problema non sono i falsi, ma che non sono mai esistiti veri Rodin". Direi, un aneddoto degno de La Settimana Enigmistica!

Da un vocabolario online leggo che "lo sbozzatore è l'uomo che conosce la pratica, che esegue la parte materiale", mentre l'artista è la testa pensante che propone il modello in creta. Tra gli sbozzatori di Auguste Rodin emergono diversi talenti come Victor Peter, Emile-Antoine Bourdelle e lei, l'inarrivabile Camille Claudel. Già, la povera Camille che, oltre a lavorare per lo scultore, ne è stata anche l'amante per diversi anni, fino almeno al 1891 (lei lo incontra la prima volta che di anni ne ha diciotto) quando nella sua vita fa una fugace apparizione l'allora sconosciuto Claude Debussy (forse "usato" per fare ingelosire Rodin); in ogni caso, altra relazione impossibile visto che il compositore è già profondamente legato ad un'altra donna.

Auguste Rodin, impenitente donnaiolo, probabilmente a suo modo ama Camille, ma non riesce mai a lasciare quella Rose Beuret che ne sopporta gli innumerevoli tradimenti per poi ricevere in "premio" un tardivo matrimonio celebrato nel 1917. Di sicuro però non nega mai lo spessore della sua allieva come testimoniano le seguenti parole: "Le ho mostrato l'oro, ma l'oro che trova è tutto suo". Sappiamo che, a partire dal 1892, Camille tronca la relazione con il suo Auguste, ma i due collaborano e continuano a vedersi fino al 1898.

Da lì in poi, Camille comincia a mostrare il suo talento con opere che appaiono sempre più personali e nei primi anni del Novecento ottiene anche un certo successo commerciale. La tragedia è però dietro l'angolo. Nella Francia borghese dell'Ottocento è già inusuale che una donna possa intraprendere una carriera così maschile, ma che una ragazza resti senza marito per la famiglia Claudel è addirittura inaccettabile. Pertanto mentre da un lato la ragazza mostra già i segni di un certo disordine mentale (probabile retaggio delle sofferenze patite), dall'altro i suoi parenti non l'aiutano a voltare pagina e a dimenticare. Solo il padre le è di conforto, ma alla sua morte, avvenuta nel 1913, la madre e il fratello Paul fanno internare Camille in un ospedale psichiatrico, dal quale, nonostante il parere favorevole dei medici, non le verrà mai permesso di uscire. In pratica viene sepolta viva e volutamente dimenticata (la madre non andrà mai a trovarla).

A muovere i fili della vicenda è soprattutto il drammaturgo Paul Claudel che, come dimostrano certe manifestazioni scritte non proprio elogiative, riversa il suo odio sull'arte di Rodin: "Per me in questo carnevale di sederi trovo l'opera di un miope che vede la natura soltanto nelle sue manifestazioni più grossolane. Tutte le figure di Rodin hanno la testa rivolta verso il basso, come se strappassero barbabietole con i denti, e i sederi rivolti verso gli astri sublimi". Se l'uomo che pensa su La porta dell'inferno fosse poggiato a terra renderebbe perfettamente l'immagine di quanto descritto da Claudel.

E ancora: "L'arte di questo scultore è la più pesante e la più materica che si conosca. Inoltre alcune figure non possono, non riescono a liberarsi dal blocco d'argilla nel quale sono invischiate".

Camille subisce l'influenza di Rodin fin tanto che gli resta accanto, ma la sua opera, dopo l'abbandono del suo laboratorio, fiorisce come un prato a primavera. Si allontana dallo stile del maestro e non capita più di vedere, come accade in La Jeune Fille à la gerbe del 1886, una mano fondersi con il tronco su cui la dolce figura femminile è poggiata. E non è certo per mancanza di abilità che la ragazza evita di "rifinire" certi particolari, anzi La main del 1885 è un chiaro esempio del suo talento. Da qui in avanti le sue opere saranno libera espressione della condizione di ogni genio. La sua visione è chiaramente dall'alto, ma i piedi di chi è consapevole di essere soltanto un essere umano restano ancorati a terra. Dunque non ride, ma vive le tragedie del teatro della vita.

Al momento della rottura tra Camille e Auguste Rodin, lei è ancora una splendida ragazza brillante e capace che, forse, avrebbe potuto raggiungere e superare la fama del maestro. Una figura che andrebbe studiata a fondo e di cui comunque non andrebbe sottovalutato l'apporto dato all'opera dello stesso Rodin.


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