CAMINANTE DI MINO DE SANTIS
(ULULATI – l’etichetta discografica di Lupo editore)
La nuova etichetta musicale ULULATI è una sperimentazione che nasce dal desiderio di trasformare le parole in musica. Gli ululati sono espressione di una poesia interiore, sintonia perfetta di ritmo e parole. Dove l’indefinibilità poetica si trasforma in travolgente melodia e la lingua parlata si fonde con l’incanto musicale. “Caminante” qui al sud ha da sempre avuto un’accezione negativa. “A dru sta bbai caminante, nu teni culu cu stai a ccasa toa”: le donne, congelate dalla famiglia, affacciate al balcone gettavano lo sguardo aperto al mondo ma in fondo legato ad una cortina di gerani, i figli maschi invece dovevano emigrare… ma anche in questo caso la costrizione allo spostamento, non ha prodotto un vero cambiamento. “Caminante”… oggi so che, in realtà, questa è una parola fondata su un pensiero positivo, bella e piena di una pienezza da donare ai figli e alle figlie di questa terra. A loro auguro che il cammino li conduca laddove gli occhi per la prima volta posarono le attese del loro cuore.
Registrato, missato e masterizzato da Valerio Daniele c/o Chora Studi Musicali – Monteroni di Lecce
“Ricordo all’università i dibattiti alla ricerca del significato della poesia. Sui libri di metrica scoprivamo che la poesia era ritmo, altrove leggevamo che era misura classica, musica prima di tutto, l’indefinito e tanto altro. Con la testa colma dei vari Leopardi, Schiller, Verlaine ritornavo a casa rimuginando. E poi c’era lui. A Tuglie, al bar, al parco, a casa, in una serata qualunque c’era Mino con la sua chitarra, che non faceva quadrare i conti. Che tipo di poesia era quella? Perché tutti ne erano incantati? Dall’intellettuale al contadino, dal qualunquista all’attivista. Non se ne veniva a capo. Sembrava di dover collocare Mino in un posto strano tra Dante e Bruno Petrachi, tra De André e Cecco Angiolieri. Per ridere o riflettere, per l’elegia o la satira. E non era poesia da canzone pop, cioè scrittura naif di cose “belle”. Era questa capacità di modellare la lingua con le dita come fosse creta, che fosse un verso buffone o una rima amara. E non era certamente ingenua poesia popolare, vista l’articolata struttura retorica. Era questo dono, educato da infiniti ascolti musicali, di trovare la nota adeguata all’argomento narrato. E non era sicuramente sofisticata arte per pochi intimi. Era questa immediatezza di gusto popolare. Che tipo di poesia era? Dopo tanti anni, dopo tante riflessioni, dopo tante letture ho iniziato a sospettare che quella di Mino non fosse un tipo di poesia, ma forse era la Poesia. ( Antonio Pagliara)
Hanno collaborato alla realizzazione del progetto
Sax tenore, sax contralto, tromba e organo, Emanuele Coluccia
Clarinetto e piatti, Vincenzo Grasso
Trombone e grancassa, Gaetano Carrozzo
Percussioni, Nazario Simone
Basso, Pasquale Gianfreda
Voce in “Nobili e Cafoni”, Dario Muci
Mandolino, Mauro Semeraro
Fisarmonica, Pantaleo Colazzo
Pie donne, Cristina Venneri, Carmelita Cavalera, Mafalda Cosi e Maristella Gaetani
Testi e musiche di MINO DE SANTIS
Voce e ripresa audio in Intro e Finale di Mario Perrotta – www.marioperrotta.com
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