Cammilleri fallisce ancora

Creato il 29 novembre 2010 da Andream
Rino Cammilleri ci casca ancora. Come già avvenuto nel caso di Ipazia, la sua foga di screditare quelli che individua come nemici del Cristianesimo lo porta a strafalcioni non da poco. Certo, il nostro si difende rifacendosi all'autorità altrui, ma il problema è che spesso l'altrui non è poi tanto qualificato in materia.
Ma procediamo con ordine.
Come detto, il precedente è Ipazia. In quel caso, descritto in «Ipazia e il diabolico Cammilleri», Cammilleri ricostruiva una certa versione della storia della scienziata alessandrina trucidata da fanatici cristiani, versione molto indulgente nei confronti dei cristiani in quanto derubricava la questione da religiosa a politica. A maggior sicurezza dei suoi lettori, Cammilleri si rifaceva, come fonte storica, a Vittorio Messori.
Il problema di Cammilleri è che Messori non si è dimostrato tanto affidabile, spacciandogli come fonte per questa versione apologetica Eusebio di Cesarea, uno storico morto 75 anni prima di Ipazia!
Quantomeno, Cammilleri ammette l'errore attribuendolo alla fretta e al mancato controllo della fonte, e tutto finisce lì.

Questa volta, il nostro se la prende contro Giuliano, nipote di Costantino  e ultimo imperatore romano non cristiano, attraverso l'omonimo articolo sul suo blog. Tale articolo termina con uno sfondone storico; non potendo attribuirgli nessuna persecuzione dei cristiani, Cammilleri si limita ad attribuirgli la seguente colpa:
era riuscito a «far rivivere nei cristiani l’ansia che si stesse avvicinando una nuova era di persecuzioni crudeli». Il rischio era concreto, perché il suo favorito, Procopio, nel 365 si proclamò imperatore. Ma l’esercito lo abbandonò e imperatore divenne il cristiano Gioviano.
 Chi conosca un po' la storia del periodo si rende subito conto dello strafalcione:
  1. Giuliano muore nel 363, a fine giugno;
  2. la porpora è offerta al suo amico e correligionario Salustio, che rifiuta, e assunta dal generale cristiano Gioviano, acclamato dall'esercito;
  3. Gioviano muore nel febbraio 364, e l'esercito acclama imperatore il generale cristiano Valentiniano, che associa al potere il fratello Valente;
  4. Procopio si ribella a Valente con l'aiuto dell'esercito, fedele alla dinastia costantiniana (cui appartiene in quanto parente di Giuliano), ma poi è tradito da due generali, sconfitto e ucciso (settembre 365-maggio 366).
Dunque è palesemente sbagliato contrapporre l'usurpazione di Procopio, avvenuta nel 365 e dunque ben due anni e tre imperatori dopo Giuliano, all'ascesa al trono di Gioviano, immediatamente successiva alla morte di Giuliano!
Anche in questo caso Cammilleri ha un capro espiatorio, la sua fonte, che consiste nel libro di Rodney Stark, Le città di Dio, editore Lindau (casualmente editore di due libri di Cammilleri), citato alla fine dell'articolo incriminato. Peccato che Stark sia un ottimo sociologo della religione, ma che come storico lasci molto a desiderare...
Le immagini delle monete di Giuliano e  Procopio sono di proprietà di Classical Numismatic Group, Inc. http://www.cngcoins.com ed sono rilasciate sotto licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.5 Generic.

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