Domenica 4 settembre 2011
La questione più grande resta questa: cosa interviene a condizionare la scelta personale in una vicenda sentimentale? In altri termini, cosa succede quando ci innamoriamo di una persona? Il sentimento si instaura misteriosamente, per vie che non riusciamo mai a percorrere razionalmente? La forza del sentimento è tale che non ha senso opporsi? E se fosse possibile scegliere con un criterio, di quale persona sarebbe preferibile innamorarsi? Cosa scegliamo quando scegliamo una persona? scegliamo la persona o una parte di essa o ciò che essa è stata o ciò che potrebbe essere? E' urgente rispondere a queste domande, per il fatto che dalla risposta che daremo dipende la qualità del nostro lavoro educativo.
Lungo tutta l'esperienza di insegnante ho lasciato trasparire l'idea complessa che siamo il risultato di ciò che abbiamo ricevuto in eredità come organismo e ciò che andiamo conquistando giorno dopo giorno con la crescita personale. Ma non ho mai chiarito cosa sia crescita. Come se studio, lavoro, sacrifici e rinunce potessero da soli spiegare come si dia crescita. Ho affermato che le persone non cambiano, crescono. Si diventa ciò che si è, oscillando tra progetto e destino.
Io credo fermamente che le basi dell'dell' educabilità di se stessi - le tre condizioni educabilità di un Educatore: muovere verso noi stessi, verso gli altri, verso il mondo - siano la condizione dell' educabilità dei ragazzi. Quest'ultima dipende interamente dalla capacità di educare se stessi.
Quello che c'è da mostrare ai ragazzi non è tanto un esempio, quanto, piuttosto, un 'metodo', un atteggiamento di costante ricerca di fronte alla natura e alla vita: più che un sapere conchiuso i ragazzi hanno bisogno di vedere una direzione di marcia che conduca a sempre più grandi porzioni di senso: come noi, essi hanno bisogno di annettere al territorio della mente sempre più realtà. Aprirsi a sempre nuove evidenze è ciò che serve ad attivare strati sempre più profondi della sensibilità personale.
Bisogna far comprendere ai ragazzi che, al di là dei talenti ricevuti, dobbiamo far fruttare i doni e le doti personali per crescere in consapevolezza e in capacità di riflessione. Tra Stimolo e Risposta - a differenza dell'animale - noi dobbiamo prevedere il necessario intervallo della riflessione: la coscienza vive in quell'intervallo. Tutto quello che riusciamo a fare di buono si realizza grazie all'apprendimento consapevole del significato di porzioni sempre più ampie di realtà.
Non i miei principi e ideali e valori, né quelli della famiglia della società e del tempo, né l'esempio dato, né la somma delle abilità professionali basteranno - non sono mai bastati - a far sì che l'altro riesca ad attivare gli strati profondi della propria sensibilità, esprimendo con sentimenti adeguati il proprio consentire al valore delle persone che gli vanno incontro. Questa apertura all'evidenza del bene ricevuto è la via che conduce alla comprensione di come sia possibile apprendere a vivere in modo diverso, meno disfunzionale, cioè malato. [...]