_______________________________________________________________
Mercoledì 8 febbraio 2012
Tutto quello che c’è da sapere è anche tutto quello che c’è da fare: coltivare l’anima, facendosi una mente ospitale. Dedicarsi quotidianamente almeno a un esercizio spirituale, per innalzarsi finalmente al di sopra dell’immediato. Arrivare a contemplare tutta la vita con sguardo sereno, senza rinunciare mai allo stupore riconoscente di fronte al bene ricevuto.
Scoprire dentro l’età adulta i limiti gravi di uno dei propri Maestri e non sapervi porre rimedio, perché l’accesso alla sua realtà è inibito, non aiuta a fondare più sobriamente le proprie certezze: si è tentati di costruire il proprio vaso ignorando del tutto l’esempio rappresentato dal vaso più bello costruito dal Maestro. Lo smarrimento che consegue alla scoperta impone un compito nuovo. Bisogna ridisegnare la mappa della propria esistenza, assegnando nuovi spazi a figure alle quali non era stato assegnato un posto definitivo nel proprio cuore.
La malinconia che cala sull’anima è di quelle difficili da ‘curare’. Educarla, cioè farle produrre un nuovo senso da dare alle cose, è faticoso, perché impresa solitaria. Restituire valore esclusivo e pieno alla personale esperienza di Educatore, a dispetto delle smentite della realtà, è compito di tutti gli Educatori degni di questo nome. I mancati riconoscimenti stanno lì a dimostrare che la lunga attesa non è valsa a niente. Bisognava continuare a credere nel proprio operato, senza fondare su attestati improbabili.
L’amore non è altro che dono. La lotta per il riconoscimento a cui pure ci dedichiamo è quasi sempre sterile e vana. L’evidenza specifica dell’amore è un incontrovertibile. Di esso è impossibile dubitare. Tutte le volte che siamo costretti a farlo una chimera inseguiamo, vane ombre che non acquisteranno mai consistenza per noi. Meglio volgere lo sguardo altrove.
Sulla neve sporca di questi giorni affiora ogni tanto qualche forma di vita o si posa una creatura vivente, a ricordarci che non bisogna mai chiudersi alla possibilità di nuove evidenze. La novità di ognuna delle persone che ci vengono incontro interessate al nuovo che avanza da noi è il mistero a cui inchinarsi. Sorridere a questo nuovo è il vero dono a cui dire sì.