Cammino di Santiago 3a tappa – Da Espinal a Trinidad de Arre

Da Turiang

Oggi ho esagerato. 36 km in un giorno sono troppi per me. Gli ultimi cinque sono stati una sofferenza unica. Negli ultimi due andavo avanti solo grazie ai bastoni che utilizzavo anche e soprattutto per restare in piedi. Ogni passo poteva essere quello giusto per far partire il crampo che mi avrebbe lasciato in mezzo alla campagna basca. Sono le 21.30 mentre scrivo e ancora adesso sono distrutto, mi sembra di aver la febbre anche se non ce l’ho, è solo il sole che ho preso nonostante la giornata tendenzialmente nuvolosa.

Certo, capisco che guardando la foto ci si possa chiedere: “Ma quale sole?” tuttavia dopo un inizio di giornata nebbioso il tempo è progressivamente migliorato fino al caldo pomeridiano. La sensazione adesso è quella di aver passato un’intera giornata a mare: stanchezza e calore, ma con le gambe piombate. La giornata era iniziata salutando Angel, il gestore del bell’albergue di Espinal dove ho passato la notte, che mi ha consentito di vedere la partita dell’Italia in Confederations Cup. Molti boschi oggi, il Cammino mi ha riservato parecchi sentieri stretti sia sotto la copertura degli alberi che nei tanto amati campi di grano nella parte finale della tappa.

Tanto amati perché sono allergico alle graminacee…

Il Cammino secondo me va affrontato avendo un obiettivo principale (Santiago/Finisterre) a cui però non bisogna pensar troppo per non sentire il peso della distanza e per godersi il viaggio, e vari obiettivi temporanei o checkpoint da raggiungere nel breve periodo e che servono a motivarsi.

Se il primo checkpoint era attraversare i Pirenei ora è già tempo di mettere nel mirino la prima grande città da attraversare, anzi la più grande, Pamplona.

Prima di partire non pensavo assolutamente che sarei arrivato a non sopportare le discese, ma dopo il lungo percorso discendente spezzacaviglie che portava a Zubiri mi sono ricreduto. Sul Cammino le discese sono spesso più faticose delle salite perché ogni passo è una frenata che mette a dura prova in particolare i tibiali, soprattutto sull’irregolare fondo roccioso dei boschi baschi.

Stanotte dormo in un monastero, proprio alla fine del ponte della prima foto, sulla sinistra. E’ il ponte di Trinidad de Arre, sobborgo periferico di Pamplona. Dopo il tappone di oggi la città di San Fermin è a due passi (si fa per dire) da qui.

Poco fa ho mangiato il primo menu del pellegrino di tutto il viaggio. Alla modicissima cifra di 8,50€ ho avuto primo, secondo, frutta, vino e caffè. Cibo semplice ma buono. Sono i vantaggi di essere un pellegrino. A cena sono stato con Ladislao, un personaggione brianzolo innamorato della Liguria e della vita. Avrà una sessantina d’anni, ma oggi ha percorso i miei stessi chilometri. Io sono distrutto, lui sembra un fiore. Questa cosa mi fa rosikare non poco. Insieme a lui un sardo di nome Filippo che ha portato con sè uno zaino enorme ed ora è impegnato a lasciare o spedire roba. Il riempimento dello zaino è sempre l’operazione più importante nella fase preparatoria.

Oltre a loro due, una coppia di veneti di cui (aargh!) mi sfuggono i nomi. Cinque italiani a tavola in questo baretto basco. Sono le prime conoscenze tricolori del viaggio e casualmente le chiacchiere con loro avvengono a tavola. Noi italiani in qualche modo siamo sempre legati al cibo.

In questa cittadina si vede chiaramente che siamo nei Paesi baschi, la bandiera che invoca l’indipendenza è appesa ovunque, i segnali sono principalmente in basco e i murales che reclamano autonomia si sprecano.

Sto per crollare quindi passo e chiudo. A proposito di passi: 50mila oggi. Come una nostalgica banconota col volto di Bernini.

PASSI: 50.021 PASSI DALL’INIZIO: 101.450

KM: 36,5 KM DALL’INIZIO: 74,8



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