E’ morto Carmine Schiavone, l’ex boss del clan dei Casalesi, per anni collaboratore di giustizia. Le sue dichiarazioni da pentito sul traffico di rifiuti tossici in Campania hanno svelato molti particolari su quella che oggi viene chiamata Terra dei fuochi. Schiavone è deceduto nel viterbese, probabilmente per un infarto.
Carmine Schiavone (fanpage.it)
Carmine Schiavone, cugino di Francesco “Sandokan”, è morto all’età di 71 anni. Carmine Schiavone, 71 anni, cugino di Francesco Schiavone, alias “Sandokan”, è stato il “cassiere” dei Casalesi, per i quali ha amministrato imprese, soprattutto del settore calcestruzzi. Ragioniere, sposato con sette figli, Schiavone “si pentì” perché, come racconterà lui stesso, ritieneva di essere stato “tradito” dal clan. Schiavone, infatti, fu arrestato nel luglio del 1991, e poi, ottenuti i domiciliari, una seconda volta l’anno successivo con l’accusa di evasione: fu infatti sorpreso in Puglia invece che a Casal di Principe. Proprio in questa circostanza gli venne il sospetto che qualcuno l’avesse “venduto” e a spingerlo a collaborare: così nel 1993 con le sue dichiarazioni l’ex boss diede vita al processo Spartacus, che portò alla condanna, tra gli altri, di Sandokan, Michele Zagaria e Francesco Bidognetti.
Nel 1996 sentito dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti. Nell’ottobre del 1996 l’ex boss viene sentito dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti e racconta come i clan avvelenarono la Campania: le tragiche verità raccontate da Schiavone, però, arriveranno all’opinione pubblica solo nel 2013, quando finalmente il verbale con le sue dichiarazioni sarà desecretato. Rifiuti radioattivi in un “terreno su cui oggi ci sono i bufali e su cui non cresce l’erba” vicino alla superstrada, rivelava Schiavone nell’audizione choc davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta. A quanto spiegava Schiavone alla Commissione, per il clan di Casal di Principe l’affare dei rifiuti divenne “autorizzato” solo dal 1990 in poi. Tuttavia, precisava il pentito, “quel traffico veniva già attuato in precedenza e gli abitanti del paese rischiano di morire tutti di cancro entro 20 anni; non credo infatti che si salveranno: gli abitanti di paesi come Casapesenna, Casal di Principe, Castel Volturno e così via avranno forse 20 anni di vita’”.
Il collegamento alle minacce verso Saviano e il trasferimento di Schiavone nel viterbese. Nel 2008 il nome di Carmine Schiavone viene collegato alle minacce arrivate all’autore di Gomorra, Roberto Saviano, circostanza però dal boss sempre smentita e che non ha mai trovato riscontri. Quando finisce il programma di protezione, Schiavone si trasferisce nel viterbese con la famiglia. Ma il suo nome non viene dimenticato: sono varie le interviste choc rilasciate dall’ex boss, che, dopo avere raccontato da “pentito” le sue verità ai magistrati, racconterà le stesse cose alla stampa una volta terminata la collaborazione. (ADNKRONOS)