Camp Garba (Kenya) /Un distinguo e una riflessione

Creato il 21 giugno 2012 da Marianna06

 

Nell’editoriale dell’ultimo numero di “Missioni Consolata”(giugno2012) p .Gigi Anataloni,direttore della rivista, riprende un argomento, già proposto e discusso nella stessa qualche mese fa  (esattamente a marzo), riguardante la realtà di Camp Garba in Kenya, una zona finora abitata da pacifici agricoltori sedentari,dove è in progetto,ad opera dei soliti cinesi, con il sostegno consenziente delle autorità governative locali, la nascita di una zona turistica molto esclusiva con tanto di alberghi a cinque stelle e di resort di lusso, nonché di un aeroporto internazionale, che potrebbe addirittura favorire  discutibili traffici.

E, inoltre, parrebbe  che sempre in quei paraggi siano stati individuati alcuni giacimenti di petrolio, garanzia, a breve, di un cambiamento quasi epocale per gli abitanti del luogo,che potranno raccogliere, in questo modo, almeno, e/o finalmente ( discutibili punti di vista), le briciole che cascano giù dalle tavole dei ricchi.

Apparentemente, scrive p.Gigi, la situazione di conflittualità permanente tra gruppi etnici differenti, presenti  in zona (turkana-samburu-borana-meru), o comunque tra  pastori  nomadi alla ricerca dell’acqua e dei pascoli per il proprio bestiame  e coloro che, invece, sono i  contadini stanziali, costretti, loro malgrado, ad allontanarsi dalle proprie case e dalle proprie cose in tutta fretta,pena anche la perdita della loro stessa vita, potrebbe essere letto come un” già” contemplato in certe realtà specie dell’Africa nord-orientale, lì dove spesso la siccità non perdona né uomini, né animali. Basti pensare, per esempio, alle migrazioni forzose dei pastori somali,che attraversano di necessità, impavidi e agguerriti, le zone frontaliere con il loro bestiame macilento, assetato e affamato.

Ma , ben guardare, la realtà è altra.

E p.Gigi ci vuole  fare riflettere dunque, in poche e semplici righe, che per quanto la sopravvivenza degli animali dei pastori nomadi sia importante e  il contrario (la loro morte) possa dispiacere ad ogni persona dotata di un pizzico di sensibilità, l’essere umano, anche a quelle latitudini, spesso e  anzi troppo spesso dimenticato,   vale decisamente un po’ di più.

E non può, dunque, essere strappato via  da dove è nato e cresciuto, come fosse un' erbaccia, per fare posto con disinvoltura estrema a piscine ultramoderne, campi da golf o da tennis.

Tutte cose che in definitiva non fanno altro che far capitalizzare  solo a chi è già ricco di suo.

E a  nessun altro.

E gli esempi in proposito non mancano.

 Piuttosto si perdono.

Le testuali parole di p.Gigi ,allora, dell’editoriale di “Missioni Consolata”, recitano appunto così :”Cavalli, cammelli, e uomini .Scusate, pur con tutto l’affetto per gli animali, noi tifiamo ancora per gli uomini. E’ un fatto :dove gli uomini stanno bene (pace, cibo, lavoro ,sicurezza..), anche gli animali stanno bene. In più, come missionari (e della Consolata) abbiamo il vizio di fare il tifo per i più disgraziati del mondo :i rifugiati di Camp Garba,, gli indios di Roraima,, i pigmei del CongoRD, i bambini delle Ande ecuadoriane, i malati di…”.

Contro il silenzio ad usum delphini dei soliti  “media”, diciamo pure distratti, ecco che i missionari, che operano in loco e affiancano quotidianamente la gente, non temono di denunciare e di domandare la solidarietà fattiva di coloro che, nonostante i tempi difficili che stiamo attraversando, possono ancora,volendo, dare una mano far rispettare ciò che è giusto.

Concludendo p. Gigi sottolinea, come leggiamo in Raul Foullereau, che Dio non ha mani, ha semmai le nostre mani .Che Dio non ha piedi ma solo i nostri piedi.

Per fare e per andare.

 E non dobbiamo dimenticarlo mai  se ragioniamo a “tutto mondo”.

   A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)


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