Campagna elettorale 2.0: la comunicazione sui social network

Da Postpopuli @PostPopuli

di Alberto Giusti

Quanti voti spostano facebook e twitter? Questa potrebbe essere la domanda che qualche vecchio leone della politica italiana potrebbe porsi, nel 2013, a fronte dell’espansione generalizzata dei social media e della loro incerta influenza sulle dinamiche elettorali. Ricorda un po’ il vecchio Stalin che domandava: quante divisioni ha il Papa? E allo stesso modo, come il segretario del PCUS ragionava su un certo piano mentale e non riusciva a capire quali fossero i motivi della forza di un’autorità spirituale come il Papa, oggi molti, tra commentatori di vecchia data e parlamentari che comprano l’I-pad per giocarci, non comprendono a fondo le potenzialità offerte dallo web 2.0 e dalla rivoluzione dei social network.

foto pianetatech.it

Eppure, in queste elezioni la forza della rete si è già fatta sentire, ed è arrivata sui giornali e sulle televisioni. La vicenda degli studenti erasmus che non potranno votare, come anche tutti gli italiani temporaneamente all’estero per lavoro, non è certo una novità: quindi perché è emersa soltanto quest’anno, e in maniera così dirompente da caratterizzare un problema politico per il governo Monti? La risposta è semplice: nel 2008 e nel 2006, e figuriamoci prima ancora, non c’erano i social network. I ragazzi e le ragazze sparsi per l’Europa hanno creato gruppi su Facebook, guidato gli hashtag di Twitter, creato petizioni online: si sono messi in rete e in poco tempo hanno ottenuto una visibilità che i loro predecessori nemmeno si erano immaginati di poter avere.

Non bastasse questo, le primarie del centrosinistra ci avevano consegnato degli indizi altrettanto chiari. Nel discorso della vittoria, Pierluigi Bersani è arrivato a citare i Marxisti per Tabacci, gloriosa pagina ironica di FB, prima dello stesso Tabacci, e i creatori della pagina erano già finiti su numerosi programmi televisivi e radiofonici. Il fenomeno è esploso con l’avvicinarsi della campagna elettorale, con la nascita della mitica pagina Feudalesimo e Libertà, che raccoglie i “mi piace” di quasi centomila persone.

Aldilà dell’ironia, che in campagna elettorale è sempre utile a riprendere fiato dalla pesante nuvola giornalistica che ci sovrasta, è inutile dire che le nostre bacheche sono invase di informazioni a pertinenza elettorale, siano esse satiriche o realistiche. Anzi, talvolta apprendiamo o cerchiamo le dichiarazioni dei politici non aprendo un sito d’informazione, ma aprendo un social network perché siamo sicuri che qualcuno, in quel momento, lo sta commentando. C’è Renzi dalla Gruber? Lo leggi su Facebook e accendi la tv. C’è Berlusconi da Santoro? Vedi un tweet o cerchi l’hashtag della trasmissione e trovi tutte le informazioni in merito. E ovviamente, poi commenti o twitti anche tu. Stiamo parlando di una serie di opportunità di scambio di informazioni, di apprendimento delle conoscenze, di relazione con gli stessi protagonisti dello scenario elettorale (su Twitter non è raro che un candidato risponda pubblicamente alle domande di un elettore, talvolta personalmente) che in passato era solo parzialmente ottenibile partecipando attivamente agli eventi informativi che i partiti organizzano nel “real”. Tanto più con una campagna elettorale invernale, che vede affittare teatri in tutta Italia ma che lascia le piazze in balia solo dell’agitatore di folle Beppe Grillo, il web è un mezzo necessario, non escludibile, per l’elettore che vuole informarsi e attribuire coscientemente il suo voto, molto più della televisione. L’avete visto lo spot statale che spiega come si vota? Missione fallita. Non ci si capisce un tubo.

Se la richiesta di informazione digitale è tanta, la domanda è come stanno rispondendo gli attori politici italiani. Forse anche per il rodaggio alle primarie, il più avanti almeno nell’uso dei mezzi (forse non nella presentazione dei contenuti, ma si tratta qui di un problema “culturale”) è sicuramente il Partito Democratico. Il Pd guida di frequente le tendenze di twitter, come rilevato anche da IlSole24ore, e soprattutto in occasione di eventi molto sentiti, come l’incontro Bersani-Renzi all’Obihall a Firenze, #italiagiusta scala le classifiche. Tutti gli attori fanno comunque un uso intenso dei social, e la differenza la fa soprattutto la disponibilità di un gran numero di utenti “volontari” che in ogni momento sono pronti a ritwittare o condividere i contenuti e le dichiarazioni che arrivano dall’alto. Occorre uno staff che coordini il tutto, ma sembra che nessuno abbia lesinato da questo punto di vista: da Ingroia a Giannino, col passare delle settimane si è notata una gestione sempre meno dilettantesca dei profili. E soprattutto Oscar Giannino sta raccogliendo un consenso approfondito, interessato, grazie ai dettagli programmatici che presenta sul web, tanto da infastidire addirittura Silvio Berlusconi, che ha iniziato ad attaccarlo pubblicamente.

Internet 2.0, un po’ di voti li sposta sicuramente. Quanti, sarà possibile saperlo solo dopo le elezioni, con le rilevazioni statistiche degli scienziati politici. Ma sicuramente, riempire di manifesti gli spazi elettorali non è più la priorità delle forze politiche in campo. Un post o un tweet non costano nulla, e lo vedono subito milioni di persone.


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