Di Rosalba Caruso. Dopo la boccata di ossigeno per le 8000 nuove assunzioni in aziende private, è il caso di ritornare con i piedi per terra. In Campania si mantiene elevato il tasso di disoccupazione.
Secondo i dati raccolti dal Centro studi Ance di Salerno, riferiti al contesto lavorativo delle 5 province campane, le professioni prevalentemente richieste sono quelle caratterizzate da un’elevata rotazione del personale, spesso assunto con un contratto a termine. Si tratta di Addetti nella filiera della ristorazione (bar e ristoranti soprattutto); artigiani ed operai specializzati nel comparto delle costruzioni; agricoltori qualificati; figure che ricoprono il 60% dell’occupazione. Situazione in leggera crescita anche per gli operai generici, che acquistano più 3 punti di occupazione. Tuttavia sono ruoli che si caratterizzano per la precarietà e per lo stretto legame con la tendenza del mercato. Rimane, inoltre, un forte sbilancio tra iscritti a scuole di specializzazione e immissioni nel tessuto produttivo.
Il quadro, dunque, si mantiene critico. Dai dati dell’Ance è emerso che complessivamente i lavoratori in ingresso in Campania ammontano a 60.190 unità; quelli in uscita a 70.270, con uno sbilancio negativo di -10.080. Nello specifico i lavoratori alle dipendenze in entrata si attestano a 54.410, ai quali vanno aggiunti 3.130 collaboratori con contratto a progetto e 2.650 lavoratori non alle dipendenze. Dal punto di vista delle uscite i lavoratori dipendenti sono 60.230, ai quali si sommano 3.150 collaboratori con contratto a progetto e 890 non alle dipendenze. Secondo una classifica su base provinciale gli ingressi complessivi più consistenti sono previsti nel Napoletano (34.500); nel Salernitano (13.100); nel Casertano (6.650); nell’Avellinese (3.610); nel Beneventano (2.330). Sotto il profilo delle uscite i saldi negativi di maggiore rilievo si prevedono in provincia di Napoli (-4.870); Salerno (-1.760); Caserta (-1.320); Benevento (-1.130); Avellino (-1.000).
Il presidente di Ance Salerno Antonio Lombardi, ha dichiarato: «E’ indispensabile rafforzare il legame tra istituti tecnico-professionali e filiere produttive» «Il quadro che emerge dall’analisi di Unioncamere evidenzia che i profili professionali di operai specializzati da un lato e le figure richieste dalla filiera della ristorazione e della ricettività dall’altro, si configurano come riferimenti occupazionali di primaria importanza per gli asseti produttivi più competitivi della regione: turismo, commercio, agroindustria e manifatturiero di qualità». «È evidente – ha aggiunto ancora Lombardi – che nel rafforzamento auspicabile dei processi di qualificazione di queste categorie di lavoratori giocherà un ruolo sempre più preponderante l’attivazione di meccanismi strutturali in grado di implementare le relazioni virtuose tra gli istituti tecnico-professionali ed il mondo delle imprese». «L’analisi dei fabbisogni occupazionali – ha concluso Lombardi – ribadisce che non è più rinviabile un piano organico di interventi istituzionali mirati a rendere più efficace l’incrocio dell’offerta e della domanda di skill professionali. In un momento così difficile le opportunità reali e non calate dall’alto di sbocchi lavorativi per tanti giovani in cerca di occupazione vanno non solo incentivati, ma adeguatamente supportati».