Campanili ciao. Sassuolo prima calcio-franchigia

Creato il 14 giugno 2013 da Mbrignolo

STORIE (Reggio Emilia). Negli Stati Uniti, il campanile nello sport fa rima col termine “franchigia”. Gli Utah Jazz di basket non sono la squadra di Salt Lake City, ma di un intero stato, lo Utah. Nel Football, i Carolina Panthers addirittura accomunano due stati, la Carolina del Nord e quella del Sud. In Italia, una cosa del genere è impensabile: il campanilismo sportivo nello sport-cardine, il calcio, ha fatto sì che spesso le rivalità storiche sorgessero all’interno di una stessa area (si pensi a Livorno-Pisa, o ancor più Atalanta-Brescia), magari anche laddove, a livelli più bassi, unendo le forze si poteva fare molto di più.

La nuova serie A invece potrebbe presentare il nuovo concetto di franchigia all’americana. E’ il caso del Sassuolo, che trasferendosi a Reggio Emilia, di fatto diventa il team di un’intera provincia e non più del piccolo centro nel cuore della pianura padana. Il team emiliano si trasforma nell’esempio della società post-moderna, Milano-centrica, e funzionale a un progetto-brand legato in modo indissolubile al marchio Mapei di patron Squinzi. Bando a sentimentalismi o ad ascoltare le malinconie dei (pochi) tifosi: il Sassuolo si trasferisce a Reggio, ma avrebbe potuto farlo a Pordenone come a Campobasso e nulla sarebbe cambiato. E’ una franchigia, e l’unica cosa conta dei neroverdi è il brand. Se tutto ciò gioverà al calcio non lo sappiamo, di certo Giorgio Squinzi ha iniziato la rivoluzione.
Quello che si prospetta è una realtà sportiva che dimentichi i campanili, che sceglie la tribuna dell’ex Giglio perché si possono ricavare i box per i clienti, che cambia casa ad ogni richiesta, che non ha fissa dimora. Il tifoso del Sassuolo che si è innamorato della propria squadra verrà messo a dura prova. Però il futuro è questo. e forse non lo sa solo Squinzi


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