Sono un lazzaro che combatte contro i gabellieri con l’esercito degli Infedeli; sono un scugnizzo svezzato con la polvere dei quartieri popolari, sono un brigante senza padrone con origini pastorali, imbraccio un fucile ma regalo rose perché i miei istinti in fondo sono nobiliari.
Sono un menestrello che deride il potere con i suoi madrigali perché la satira e le parole sono molto più potenti degli spari. Ho un codice condiviso con un popolo, criptato con fonemi dialettali. Vivo da sciuscià che si abbassa ai piedi dei signori, ma una volta in piedi, gli sfilo dalle tasche i loro danari.
I miei nonni vendevano la frutta al mercato e grazie a loro ho sviluppato il senso degli affari; e peso le persone su una bilancia di sguardi, ed è quasi sempre il primo che mi dice quanto vali e quanto potrai darmi.
Ringrazio Dio di aver saltato a pie’ pari la Leva e non essere finito sotto le armi, altrimenti avrei preso calci in culo tutti i giorni per la mia ritrosia alla categoria dei gendarmi.
Ho la pelle bruciata dal sole per il lavoro nei campi, indosso una maschera nera dai tratti deformi e vesto con abiti bianchi: sono un servitore e uso la mia ingenuità per burlarmi di chi crede di raggirarmi.
Esco di casa per vendere aria in barattoli perché ho il genoma dell’arte di arrangiarmi. E a Natale puoi trovarmi con presepi e Re Magi, a Capodanno con miccette e petardi; a Ferragosto ho il carretto dei gelati e la domenica quello delle magliette e stendardi.
Sono comico perché, come diceva l’unico vero Principe, ho già fatto a cazzotti con la vita e i problemi vanno affrontati ma un sorriso non va mai negato agli altri.