Qualcuno me lo ha imprudentemente ricordato proprio ieri ........
Il primo anno il camper ce lo siamo tenuto del colore originario, grigio con leggera tendenza al ruggine, ma l’anno successivo ci siamo regalati una vera riverniciatura da un vero carrozziere. Rosa e viola, diventati da allora i nostri colori sociali. Era un modello con le porte anteriori scorrevoli che si potevano lasciare aperte in viaggio, con una sottilissima catenella come unica protezione. Le cinture di sicurezza all'epoca non sapevamo nemmeno cosa fossero. A ripensarci adesso mi vengono i sudori freddi. E aveva un fantastico portellone apribile sul retro, infatti era un modello molto usato in Francia dai venditori di patatine fritte. una volta su una strada in Bretagna due anziane signore si avvicinarono ordinando due caffè. glieli avrei offerti volentieri, ma quando si accorsero dell’equivoco se ne andarono di corsa con mille scuse. peccato, avevo già tirato fuori la moka. Il motore era all’interno, tra il guidatore e il viaggiatore, ed era protetto da una ingombrante armatura con maniglia. Parecchio rumoroso, era difficilissimo sostenere una conversazione e l’armatura raggiungeva in breve temperature molto elevate, cosa che però aveva anche i suoi vantaggi dal momento che il bucato si asciugava in un niente. Dovevamo scegliere strade per lo più pianeggianti per una sua irritante tendenza ad andare in ebollizione, che noi però contrastavamo abbastanza efficacemente con frequenti impacchi di acqua fredda e la rimozione della calandra del motore. Le bambine stavano dietro, nel grande lettone coloravano litigavano dormivano e mangiavano, ma per lo più giocavano “al furgone che bolle”. Gran bei viaggi: Iugoslavia, Scozia, Cornovaglia, Francia in lungo e in largo, Olanda Germania Spagna e Portogallo. In Portogallo, appena di là dal confine, abbiamo fuso la testa del motore. Eravamo arrivati esattamente a metà del viaggio e avevamo davanti a noi due alternative: tornare indietro oppure andare avanti. Abbiamo optato per la soluzione alla Galvagno e siamo andati qui